Zambia: avviati scavi minerari nel parco del Lower Zambezi
Ambiente Politica e Società Zambia
Nella riserva naturale protetta si svilupperà una vasta miniera di rame a cielo aperto
Zambia: avviati scavi minerari nel parco del Lower Zambezi
23 Maggio 2023
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti

Una nuova ferita alla Terra si sta aprendo in uno degli ultimi grandi paradisi naturalistici dell’Africa meridionale, in nome dello “sviluppo”. In Zambia, nel cuore dell’incontaminata riserva naturale protetta del Lower Zambezi National Park, sono all’opera i bulldozer.

Stanno scavando e abbattendo preziosi ecosistemi per fare spazio a una vasta miniera di rame a cielo aperto, a Kangaluwi, nel sud-est del paese, gestita dalla Mwembeshi Resources Limited, opaca società registrata in Zambia che fa capo a un conglomerato cinese.

Il via libera definitivo ai lavori è stato dato nel maggio 2021 dall’agenzia ambientale governativa (Zambia Environmental Management Agency – Zema) e, implicitamente, dal presidente Hakainda Hichilema, che inizialmente si era espresso apertamente contro il progetto minerario.

Cosa che solleva interrogativi su quale influenza politica possano avere le compagnie minerarie. In Zambia e non solo.

Per le organizzazioni che per un decennio si sono battute per la salvaguardia di questo paradiso, è un’amara sconfitta. La richiesta dei diritti minerari nella riserva protetta del Bacino dello Zambesi era stata inoltrata alle autorità per la prima volta nel 2011. L’azienda aveva presentato allora una dichiarazione di impatto ambientale (Dia), respinta però dalla Zema l’anno seguente, evidenziando un lungo elenco di potenziali impatti negativi.

Due anni dopo, nel 2014, l’allora ministro delle terre, Harry Kalaba, approvò il progetto.

Quello stesso anno la Lower Zambezi Tourism Association (Lzta) aveva pubblicato un rapporto nel quale avvertiva che la miniera, tra l’altro, avrebbe generato “una perdita finanziaria nei primi sette anni di funzionamento di un minimo di 13 milioni di dollari” in investimenti stranieri e aiuti internazionali, turismo e mezzi di sussistenza.

L’associazione turistica faceva notare inoltre che l’impianto minerario avrebbe distrutto un ecosistema che ospita 124 specie di animali, 403 specie di uccelli e 54 specie di fauna acquatica. Il rapporto evidenziava inoltre la poca chiarezza sulla prevista estensione dell’area mineraria.

Fu proprio quello studio, insieme ad altre autorevoli analisi tecniche indipendenti, che, sempre nel 2014, contribuì a ottenere un’ingiunzione del tribunale che fermò nuovamente il progetto. Una sentenza che fu però rovesciata nel 2019 dalla Corte suprema.

Nel 2021, Zema cambiò nuovamente posizione e approvò quella stessa dichiarazione di impatto ambientale che aveva rifiutato nel 2012. Nella Dia si delineava, tra l’altro, la possibilità di intraprendere operazioni minerarie in tre siti satellite: Kalulu, Chisawa e Imboo.

Un ulteriore ricorso in tribunale, presentato nel febbraio 2021 denunciando il fatto che quella stessa Dia fosse scaduta quell’anno, archiviò il caso.

Caso che le organizzazioni ambientaliste sono tornate a sottoporre allora alla Corte suprema dello Zambia, chiedendo un riesame giudiziario della decisione della Zema di approvare la Dia scaduta che aveva inizialmente respinto. L’udienza si è interrotta il 30 marzo di quest’anno, quando Zema ha affermato di non avere “alcuna autorità” per rivedere la propria decisione.

Il 27 aprile, un appello al ministro della green economy e dell’ambiente, Collins Nzovu, perché interrompesse tutte le attività legate all’operazione mineraria, non ha ricevuto risposta. Intanto a Kangaluwi si continua a scavare.

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