
«È con profondo dolore e il cuore pesante che siamo stati informati dalla sua famiglia della scomparsa del sesto presidente della repubblica dello Zambia, sua eccellenza il signor Edgar Chagwa Lungu».
È cominciato così il discorso alla nazione del presidente dello Zambia Hakainde Hichilema, dopo la notizia della morte di Edgar Chagwa Lungu, avvenuta all’ospedale di Pretoria nel primo pomeriggio del 5 giugno, dovuta a una rara malattia.
Con lui se n’è andato il sesto presidente dello Zambia dalla sua indipendenza nel 1964. Soffriva da tempo di acalasia, un restringimento dell’esofago che aveva cercato di tenere lontano dai riflettori, proprio come aveva fatto con molti altri aspetti della sua controversa presidenza.
Sedotto dalla politica
Nato a Ndola nel 1956, nel cuore della cintura mineraria zambiana, Lungu era destinato a diventare avvocato, non presidente. Ma la politica lo ha sedotto presto: nel 1996, a quarant’anni, si candidò come indipendente al parlamento. Una carriera costruita su cambi di casacca e colpi di scena: prima nell’UPND di Anderson Mazoka, poi nel Patriotic Front di Michael Sata.
Quando Sata morì improvvisamente nell’ottobre 2014, Lungu si ritrovò catapultato alla presidenza.
Il destino, o forse l’abilità politica, lo aveva messo al posto giusto nel momento giusto. Ma c’era un prezzo da pagare: nel 2010 l’Ordine degli avvocati dello Zambia gli aveva revocato la licenza per “cattiva condotta”. Da quel momento la politica era diventata la sua unica strada.
Sei anni di luci e ombre
La presidenza Lungu è stata un racconto di contraddizioni. Il suo stile di vita opulento, quello della sua famiglia e dei suoi ministri, appariva incompatibile con i loro redditi dichiarati, in un paese dove oltre la metà della popolazione vive con meno di due dollari al giorno.
Eppure, sotto la sua guida, lo Zambia ha visto nascere strade, aeroporti, ospedali. Infrastrutture che ancora oggi segnano il paesaggio del paese.
Lungu ha dovuto affrontare accuse di corruzione mentre era in carica, e sua moglie e altri familiari stanno ancora affrontando processi per corruzione.
I suoi critici parlano di una presidenza “troppo vicina alla criminalità”, ma i suoi sostenitori ricordano i progetti concreti, le opere pubbliche, il tentativo di modernizzare un paese ancora troppo dipendente dal rame.
L’ultimo atto mancato
Nel 2021 la sconfitta elettorale è stata bruciante: più di un milione di voti di scarto contro Hakainde Hichilema. Ma Lungu non si è arreso.
Il suo tentativo di ritorno per le elezioni del 2026 si è infranto lo scorso dicembre contro la sentenza della Corte Costituzionale che lo ha dichiarato ineleggibile. Aveva promesso un “piano B”, ma la morte lo ha colto prima che potesse rivelarlo.
Ora lo Zambia piange il suo ultimo ex presidente, in un giugno che sembra maledetto per i leader del paese. Prima Kenneth Kaunda nel 2021, Frederick Chiluba nel 2011, ora Edgar Lungu. Tre morti nello stesso mese, tre capitoli di storia zambiana che si chiudono per sempre.
Un’eredità controversa
Cosa resta di Edgar Lungu? Le strade asfaltate e gli aeroporti costruiti durante la sua presidenza. Ma anche il ricordo di un paese sull’orlo del default nel 2020, di una gestione economica che ha lasciato cicatrici profonde.
Le indagini per corruzione che lo hanno seguito fino agli ultimi mesi e la battaglia legale per l’eleggibilità che ha dominato i suoi ultimi anni.
Sui social media zambiani si moltiplicano i messaggi di cordoglio: alcuni sinceri, altri di circostanza, molti ostentati. È il ritratto di un paese diviso su un leader che ha saputo essere allo stesso tempo costruttore e distruttore, visionario e controverso.
Con la morte di Lungu, lo Zambia volta pagina. Ma le domande che la sua presidenza ha lasciato aperte – sul potere, sulla corruzione, sul prezzo del progresso – restano senza risposta.
E forse è questo il vero testamento di un uomo che ha attraversato la politica zambiana come una meteora, lasciando dietro di sé tanto luce quanto ombra.