
“Siamo tutti preoccupati per la situazione nel Paese. Politicamente, invece di concentrarci sui problemi delle condizioni minime di vita della gente, siamo intrappolati in distrazioni come i dibattiti sul terzo mandato del presidente Emmerson Mnangagwa”.
Così si sono espressi i membri della Conferenza episcopale cattolica dello Zimbabwe (ZCBC) in una lettera pastorale pubblicata per la quaresima a inizio marzo.
“Le vere preoccupazioni – ricordano i vescovi – sono la chiusura di tante attività produttive e il peso delle tasse paralizzanti, che minacciano di far sprofondare ulteriormente la nazione nella crisi”.
Il partito ZANU-PF, al governo dall’indipendenza del paese, sta affrontando divisioni interne, in seguito alla controversia tra una fazione che sostiene la possibilità di offrire un terzo mandato al presidente e un’altra che chiede al contrario il rispetto dei limiti costituzionali che prevedono due soli mandati.
Alcuni ministri e parlamentari del governo propongono inoltre di emendare la Costituzione per consentire di estendere il governo del presidente per altri due anni oltre la scadenza del secondo mandato, nel 2028.
Queste divisioni interne si sono purtroppo riversate nel pubblico dominio, indebolendo così l’unità del partito.
Oltre a denunciare il fatto che molte aziende chiudono i battenti e le imposte sono sempre più onerose, i vescovi scrivono: “La corruzione è dilagante e sembra fuori controllo. Al ritmo con cui sta avvenendo, colpendo vari settori, la nazione è condannata”.
“Ci si chiede – proseguono – perché i corrotti vengano lasciati fare e persino ricompensati mentre stanno portando la nazione a una gravissima crisi economica”.
Criticando per l’appunto le politiche economiche che favoriscono l’élite del paese, i presuli aggiungono: “Va detto che nella nostra società c’è un divario sempre più ampio tra poveri e ricchi; pochi individui sembrano trarre beneficio dalla ricchezza della nazione”.
E concludono: “Vorremmo ricordare alla nostra gente che la povertà nel mondo di oggi non è semplicemente dovuta a sfortuna, a cattiva sorte, o come frutto di pigrizia o ignoranza o mancanza di sviluppo. La povertà nel mondo di oggi è il risultato diretto delle politiche ed economiche dei governi, dei partiti politici e delle grandi aziende”.