Clandestino. Il governo delle migrazioni nell’Italia contemporanea - Nigrizia
Libri
Fabio Quassoli
Clandestino. Il governo delle migrazioni nell’Italia contemporanea
Meltemi, 2021, pp. 208, € 18
16 Gennaio 2023
Articolo di Jessica Cugini
Tempo di lettura 2 minuti

La costruzione amministrativa del concetto di “clandestino” inizia sul finire degli anni Ottanta, quando il blocco quasi totale degli ingressi legali e l’inizio delle cosiddette “sanatorie” determina la condizione di alcune centinaia di migliaia di persone di origine straniera presenti in Italia. Le pratiche burocratico-amministrative diventano determinanti nella lettura sociale che si dà ai migranti: i regolari sono compatibili con la società italiana, gli irregolari iniziano a venir considerati come una presenza potenzialmente pericolosa, che deve essere “individuata, controllata e, auspicabilmente, deportata”.

Poco importa se si tratta di donne e uomini cui è scaduto un permesso di soggiorno per lavoro o studio, o si trovano in Italia per cercare un’occupazione, ma hanno attraversato i confini senza documenti, sperando di regolarizzare la propria posizione in un secondo momento. La clandestinità è la chiave di lettura del loro essere. E, a partire da questo, nascono le distinzioni che servono per classificare chi sta dentro e sta fuori rispetto alla cittadinanza, ai diritti.

Clandestino diventa la parola che nutre il noi/loro, italiani/stranieri, immigrati/cittadini. Termine dicotomico che diventa norma e da norma humus fertile per la politica, per un discorso mediatico che si autoriproduce sempre con la stessa chiave di lettura: l’immigrazione è un fenomeno negativo e preoccupante, che va controllato e gestito, potenzialmente un problema di sicurezza per il paese “ospitante”.

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