Cooperazione: paesi più pericolosi per le ong
Cooperazione
Piattaforma Inso: 265 i cooperanti internazionali morti in servizio negli ultimi 5 anni
Cooperazione: i paesi più pericolosi per gli operatori delle ong
27 Marzo 2023
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti

In Italia si è scatenata un’altra polemica sulle ong. La Guardia Costiera critica gli operatori delle navi umanitarie presenti nel Mediterraneo che ostacolerebbero, a suo avviso, i salvataggi: troppe le loro chiamate che intaserebbero i sistemi di ascolto dello stato. Polemiche strumentali per le ong. Le quali sono al centro di mille attenzioni.

Ma su di loro, o meglio, sul mondo della cooperazione in senso più ampio cala un silenzio tombale quando si tratta di raccontare le tragedie che lo vede protagonista. In particolare quando il  personale delle ong è vittima di violenza nelle aree  in cui presta servizio.

Esiste, tuttavia, una piattaforma opendata che tiene il triste computo degli incidenti avvenuti, degli operatori morti, feriti o rapiti negli ambienti in cui lavorano. Una piattaforma curata dalla ong Inso (International ngo safety organization) che fornisce dati globali aggregati sugli incidenti di sicurezza e protezione che interessano le ong e che aumentano di anno in anno.

«La piattaforma si chiama Key Data Dashboard, un cruscotto completamente interattivo che consente la facile visualizzazione degli indicatori chiave di sicurezza delle organizzazioni in tutti i paesi ad alto rischio», come ci ricorda Info cooperazione, il punto di riferimento in rete della community italiana della cooperazione internazionale.

«La piattaforma ha lo scopo di migliorare la visibilità delle macro-tendenze in materia di sicurezza umanitaria per sensibilizzare, informare la ricerca, rafforzando la prevenzione e la pratica operativa».

I dati sono allarmanti: negli ultimi cinque anni si sono registrati 6.454 incidenti di varia natura che hanno comportato la morte di 265 operatori e operatrici di ong sul terreno, altri 830 colleghi sono rimasti feriti e 705 sono stati rapiti e/o privati temporaneamente della loro libertà.

Il 77% degli incidenti hanno interessato operatori di ong internazionali e si è trattato per lo più di furti, blocchi stradali, minacce di vario tipo e attacchi armati operati da gruppi criminali (52%), gruppi armati organizzati (25%) e forze governative locali (20%). Questi dati sono comunque parziali perché si riferiscono ai 15 paesi dove Inso è operativa e capace di raccogliere le informazioni.

Info cooperazione stila una classifica dei paesi più pericolosi dove operano le ong incrociando i paesi che appaiono nei primi posti delle diverse categorie di rischio. «Per i casi di fatalità e lesioni, i teatri più pericolosi sono quelli dove sono in atto i maggiori conflitti della storia recente: la Siria, l’Afghanistan, la Somalia, la Repubblica Centrafricana, l’Rd Congo e ultimamente l’Ucraina».

Ma sono sempre di più i casi registrati nei paesi cosiddetti “destabilizzati”, in particolare in Africa occidentale (il Mali, il Burkina Faso, il Niger e il Camerun) e dall’altra parte del continente il Sud Sudan la Somalia e il Mozambico.

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