La mia Monticello. E altre storie - Nigrizia
Libri
Jocelyn Nicole Johnson (Traduzione di Leonardo Taiuti)
La mia Monticello. E altre storie
Bompiani, 2023, pp. 222, € 17,00
17 Maggio 2023
Articolo di Raffaello Zordan
Tempo di lettura 3 minuti

Fuori posto. Ma non perché non sei capace di svolgere un’attività, non perché stai esercitando abusivamente un ruolo che non ti compete, non perché stai alzando la voce mentre tutti sono in raccoglimento, non perché stai andando contromano rispetto alle convenzioni sociali. No, sei fuori posto perché nero, perché afroamericano. E puoi avere tutti gli attestati di solidarietà del mondo e veder fioccare gli appelli antirazzisti: un diritto umano fondamentale non si nega a nessuno, a parole.

Ma l’aria che respiri non ti entra davvero nei polmoni, ti rimane in gola e hai minuto dopo minuto la conferma che stai vivendo in un paese che non ti vuole. Ed è il tuo paese. Questo stato d’animo è reso con angosciante efficacia nel racconto Negro di controllo che apre il libro di Jocelyn Nicole Johnson, insegnante afroamericana che vive e lavora a Charlottesville in Virginia.

Che fa dire al protagonista del racconto, il professor Cornelius Adams, un signore sulla sessantina che ha sempre scommesso sul “sogno americano” di una effettiva uguaglianza: «Poi però, come la corrente, lo sento di nuovo, anche adesso. Magari è la guardia all’alimentari del campus, che mi segue ogni volta che entro per comprare un cartone di latte da mettere nel tè. O la coppia di giovani mamme che fanno il giro largo con i passeggini quando mi incrociano sul prato».

Per non farsi consumare da questo clima sociale, ogni individuo e ogni comunità mettono in atto strategie di resistenza. Nel romanzo breve che dà il titolo al libro, la Johnson maneggia angoscia, dolore e rabbia con una padronanza di scrittura che promette altre incursioni letterarie. Se c’è un appunto da muovere all’impianto di questo romanzo breve è che pretende di essere letto tutto d’un fiato, non prevede pause.

Una volta che ci si accosta, per cogliere appieno gli intrecci anche sentimentali della storia e il carattere dei personaggi, si deve accettare di entrare nel ritmo delle pagine e di tenerlo fino in fondo. La mia Monticello è un episodio di resistenza di una comunità afroamericana della Virginia insidiata da bande di suprematisti bianchi armati.

Da’Naisha Love, discendente di Thomas Jefferson – terzo presidente degli Stati Uniti, illuminista che si guardò bene dal condannare lo schiavismo – guida i fuggiaschi in quella che era stata la residenza di Jefferson, vi si barrica per tre settimane e organizza la difesa. Quando riceve l’ultimatum di abbandonare la casa, altrimenti sarebbero state uccise due bambine afro catturate dai suprematisti, la protagonista capisce qual è l’aspetto cruciale: «[I suprematisti] pensavano che noi fossimo in debito con loro. Erano convinti che la loro sicurezza dipendesse dal fare in modo che non ci sentissimo mai al sicuro, neppure nel nostro stesso corpo».

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