Libia: 5 gruppi armati avrebbero accettato di lasciare Tripoli
L’annuncio è del ministro dell’interno del governo legittimato dall'Onu
Libia: i gruppi armati avrebbero accettato di lasciare Tripoli
L’accordo prevede che almeno cinque gruppi armati si allontaneranno dalla capitale entro la fine del mese sacro musulmano del Ramadan. Non è ancora chiaro che cosa hanno ricevuto in cambio per andarsene
23 Febbraio 2024
Articolo di Redazione
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Il governo libico ha detto che i gruppi armati, che da più di dieci anni controllavano Tripoli se ne andranno. È un annuncio. Bisognerà poi vedere se avrà un seguito concreto.

Imad Trabelsi, il ministro dell’interno del governo libico di Tripoli, quello riconosciuto a livello internazionale, ha detto che i gruppi armati che da oltre dieci anni controllano la capitale Tripoli hanno accettato di lasciare la città. L’accordo è stato preso dopo lunghe negoziazioni e in seguito a una serie di scontri tra milizie, alcuni dei quali scoppiati lo scorso fine settimana e in cui erano state uccise dieci persone.

I gruppi coinvolti

L’accordo prevede che la Forza generale di sicurezza, la Forza di deterrenza speciale (che controlla la parte orientale di Tripoli), la Brigata 444 (che opera a sud di Tripoli) e la Brigata 111, debbano lasciare la capitale.

La decisione riguarda anche l’Autorità di sostegno alla stabilità (Ssa), un gruppo con sede nel quartiere di Abu Salim, dove appunto, nel fine settimana scorso, sono state uccise 10 persone.

 In una conferenza stampa, Trabelsi ha detto che nella capitale libica rimarranno solo la polizia ordinaria, le forze dell’ordine di emergenza e coloro che conducono indagini penali.

Dal 2014 la Libia è divisa fra due governi rivali. La parte orientale del paese ha per primo ministro Osama Hamad, ma è governata di fatto dal maresciallo Khalifa Haftar; quella occidentale è guidata dal governo di Abdul Hamid Dbeibah, che ha sede a Tripoli ed è l’unico riconosciuto come legittimo dalla comunità internazionale.

Il caos post Gheddafi

I gruppi armati di Tripoli si sono costituiti grazie al vuoto di potere seguito alle grandi rivolte contro l’ex presidente libico Muammar Gheddafi del 2011: ben armati e attrezzati, non rispondono all’autorità diretta dei ministeri dell’interno o della difesa, anche se ricevono fondi pubblici. Agiscono in modo indipendente grazie a uno status speciale riconosciuto dal governo di Dbeibah nel 2021.

I gruppi armati si vedono nei checkpoint sui principali snodi stradali della città, dove bloccano il traffico con passamontagna e armi. In varie occasioni sono stati coinvolti in scontri violenti, come nel caso dello scorso agosto dove si sono fronteggiati la Forza di deterrenza speciale e la Brigata 444. I combattimenti hanno causato la morte di 55 persone e il ferimento di 146.

I gruppi dovrebbero lasciare la città entro la fine del Ramadan, il mese sacro per le persone musulmane, che si concluderà il prossimo 9 aprile.

A metà febbraio l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Libia ha invitato gli attori politici in guerra a mettere da parte “i loro interessi” e a lavorare per risolvere la crisi politica.

Non è ancora chiaro che cosa abbiano ricevuto i gruppi come contropartita per la loro scelta.

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