Le “primavere arabe”, che hanno infiammato il Nordafrica a partire dal 2011, ha avuto il loro innesco in Tunisia nel 2010 e hanno determinato la fine del regime di Zine El-Abidine Ben Ali. Le ricadute di quelle sollevazioni popolari hanno lasciato il segno non solamente nel tessuto politico-sociale ma anche in quello artistico-culturale.

Il libro è frutto di un lavoro sul campo tra il 2011 e il 2018 e racconta esperienze e sperimentazioni nel teatro e nella danza.

«Processi di creazione che hanno investito lo spazio pubblico, e creato spazi di riappropriazione e alter-istituzioni temporanee dove sperimentare nuovi modelli identitari e di convivenza collettiva», spiega l’autrice che ha conseguito il dottorato di ricerca in Studi culturali europei all’Università di Palermo e ha fondato in Tunisia il collettivo artistico multidisciplinare Corps Citoyen.

La ricerca va dunque a ricostruire percorsi di arti performative che, pur poco indagati, sono parte integrante del cambiamento che ha attraversato il paese in questi anni.

Sul piano metodologico il lavoro si colloca tra osservazione partecipata e analisi e propone molte voci.

«Proprio perché l’etica della ricerca e del libro che ne è seguito vuole essere decoloniale, spostando continuamente il confine del “chi parla” tra racconto individuale, conversazione dialogica e scritture collettive, ospitando anche i lavori di altri ricercatori e artisti che stanno animando il “campo di battaglia” della Tunisia di oggi».

Tra i co-autori, Alaa Talbi ricercatore e attivista, Rabii Brahim attore, Alessandro Rivera Magos antropologo.