Rosso cobalto. Come il sangue del Congo dà energie alle nostre vite - Nigrizia
Libri
Siddharth Kara
Rosso cobalto. Come il sangue del Congo dà energie alle nostre vite
People, 2023, pp. 352, € 22,00
28 Agosto 2023
Articolo di Raffaello Zordan
Tempo di lettura 3 minuti

Nei rari convegni che si tengono in Italia sulla situazione sociopolitica della Repubblica democratica del Congo si parla della necessità di un “cambiamento”, ma spesso non sembra esserci la percezione di quanto radicale e urgente debba essere la trasformazione di questa nazione dell’Africa centrale.

La ricerca sul campo condotta dall’autore in tre province minerarie del sudest del paese – Alto Katanga, Tanganyika, Lualaba – nel 2018, 2019 e 2021 fornisce informazioni tali da allertare l’opinione pubblica internazionale in vista della elezione generali che si svolgeranno il 20 dicembre.

Elezioni attese dai tanti congolesi che vogliono dotarsi di un parlamento affidabile e di un governo capace, lasciandosi alle spalle figure politiche inadeguate e non in grado di fornire risposte alle emergenze che si sono accumulate in troppi anni di malgoverno.

Siddharth Kara insegna alla British Academy (istituto di ricerca sulle scienze sociali) ed è professore associato sulla tratta degli esseri umani e sulle odierne forme di schiavitù alla Nottingham University.

Si è inoltrato in quelle province che hanno la più alta densità di giacimenti di cobalto al mondo e, «grazie all’assistenza di guide e traduttori che godevano della fiducia di comunità locali (e lo hanno fatto al prezzo di considerevoli rischi personali)», ha potuto raccogliere testimonianze e documentare il prezzo che le popolazioni locali pagano ad attività estrattive senza regole e anche a noi consumatori di cobalto.

Questo minerale è infatti un componente essenziale della batteria ricaricabile agli ioni di litio che fa funzionare smart-phone, tablet, computer portatili, auto elettriche etc.

Il ricercatore sintetizza così: «In 21 anni di ricerca sulla schiavitù e il lavoro minorile non ho mai visto un’azione predatoria per profitto estrema come quella di cui sono stato testimone al fondo della catena estrattiva del cobalto. (…) Coloro che estraggono il cobalto vivono ai margini della vita umana in un ambiente trattato dalle compagnie minerarie come una discarica di rifiuti tossici.

Milioni di alberi abbattuti, dozzine di villaggi, rasi al suolo, fiumi e aria inquinati, terra coltivabile distrutta Le nostre vite quotidiane sono alimentate da una catastrofe umana e ambientale nell’Rd Congo».

L’autore esorta a non farsi ingannare dal termine “minatori artigianali”. Si tratta di persone «quasi sempre pagate miseramente, a cottimo, che devono assumersi tutti i rischi di infortunio, malattia o morte».

In queste pagine si evita anche di addossare tutte le responsabilità alle multinazionali in particolare quelle cinesi, che ne hanno a iosa, e si tirano in ballo gli attori congolesi, cioè il governo e la Gécamines, società pubblica di estrazione mineraria, che hanno sottoscritto i contratti con le imprese.

I governi congolesi «hanno storicamente fatto di tutto per insabbiare la situazione delle province minerarie.

Chiunque tenti di rivelare quelle realtà viene attentamente sorvegliato. L’esercito e le altre forze di sicurezza sono onnipresenti nelle aree estrattive. Chi è percepito come un piantagrane può finire arrestato, torturato o peggio».

Da segnalare qua e là digressioni storiche sull’Rd Congo che possono risultare fuorvianti e faticose per chi non è solito frequentare l’Africa.

L’intento tuttavia sembra essere quello di fornire al lettore un contesto che consenta di capire meglio quel che succede da quelle parti. È in fase di pre-produzione un lungometraggio ispirato a questo libro.

Copyright © Nigrizia - Per la riproduzione integrale o parziale di questo articolo contattare previamente la redazione: redazione@nigrizia.it