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Gibuti cronologia

825: l’islam è introdotto nell’area. 1862: la Francia acquista il porto di Obock. 1888: nasce la colonia francese del Somaliland, che copre l’intera regione. 1892: Gibuti diventa la capitale del Somaliland Francese. 1897: l’Etiopia firma un accordo con la Francia e acquisisce parte di Gibuti. 1917: la ferrovia che unisce il porto di Gibuti all’entroterra etiopico raggiunge Addis Abeba.

 

1946: Gibuti diventa un territorio d’oltremare in seno all’Unione Francese, con una propria legislatura e una rappresentanza nel parlamento francese. 1958: i gibutiani votano per unirsi alla Comunità Francese. 1967: con un referendum, gli afar e gli europei scelgono di rimanere parte della Comunità Francese; il territorio assume il nome di Territorio francese degli Afar e degli Issa.

 

1977, 8 maggio: l’85% della popolazione si pronuncia per l’indipendenza dalla Francia; 27 giugno: indipendenza; il territorio assume il nome di Gibuti; Hassan Gouled Aptidon, leader della Lega africana per l’indipendenza, è presidente. 1978: Gouled firma con l’Etiopia e la Somalia accordi commerciali; Addis Abeba ha interessi in Gibuti come possibile sbocco al mare dell’Etiopia; Mogadiscio aspira all’unità di tutti i somali (e considera Gibuti parte della Grande Somalia). 1979: nasce il partito della Lega popolare per il progresso (Rpp) nella speranza di unificare gli Afar e gli Issa.

 

1981, ottobre: Gouled modifica la costituzione per fare dell’Rpp l’unico partito. 1983: nasce il progetto per fare di Gibuti una sorta di Hong Kong del Medio Oriente; il piano prevede la concessione di facilitazioni per rendere Gibuti una piazza finanziaria e un porto franco commerciale. 1984: il bilancio dei primi risultati non è lusinghiero (calano i passeggeri e il trasporto di merci verso l’Etiopia e la Somalia, e il conflitto nell’area causa il ritiro dei capitali europei).

 

1986: programma di rimpatrio di oltre 100mila rifugiati (interrotto nel 1983); accordi bilaterali con l’Etiopia contro il contrabbando e a favore della pace nelle zone di frontiera (chiuse allo scoppio del conflitto con la Somalia per la regione dell’Ogaden nel 1977). 1987: cresce la presenza militare a Gibuti (Francia, Usa e Gran Bretagna), come sede per le manovre navali nel Golfo Persico.

 

1990: Parigi azzera il debito che Gibuti ha nei confronti della Francia (40 milioni di dollari). 1991: si intensificano gli scontri tra il governo e la guerriglia del Fronte per la restaurazione dell’unità e la democrazia (Frud); Amnesty International accusa il governo di aver torturato 300 prigionieri. 1992: la nuova costituzione consente il ritorno a un multipartitismo limitato (3 partiti soltanto); continuano gli scontri con il Frud nel nord-est. 1994, giugno: accordo per una condivisione del potere tra il governo e il Frud, che conclude ufficialmente la guerra civile (la frazione radicale del Frud continua la lotta).

 

1995, ottobre: muore in circostanze misteriose il giudice francese Bernard Borrel (era consulente del governo di Gibuti e indagava sul contrabbando di armi; qualcuno dubita che sia stato eliminato su ordine del presidente); dietro pressioni del Fondo monetario internazionale, il governo riduce sensibilmente la spesa pubblica e prende misure per aumentare il gettito fiscale. 1996: l’Fmi concede a Gibuti un credito di 6,7 milioni di dollari; settembre: 17 oppositori del regime di Gouled sono arrestati ad Addis Abeba e fatti prigionieri dal governo di Gibuti. 1998, febbraio: il direttore della rivista bimensile Wal Aahda, Ahmed Abdi Farah, e il giornalista della stessa testata, Kamil Hassan Ali, sono arrestati per aver pubblicato un articolo di critica nei confronti del governo. 1999, aprile: il presidente Hassan Gouled Aptidon annuncia che non si presenterà alle elezioni presidenziali; al suo posto si candida il nipote Omar Guelleh; Guelleh è eletto presidente; gli oppositori lo accusano di aver assassinato numerosi oppositori durante i 20 anni in cui è stato prima responsabili dei servizi di informazione e poi direttore delle unità speciali della polizia.

 

2000, febbraio: il governo e la fronda radicale del Frud firmano un accordo di pace, che pone fine alla guerra civile; marzo: l’ex primo ministro e leader della fronda radicale del Frud, Ahmed Dini, torna a Gibuti dopo 9 anni di esilio; rimpasto di governo da parte di Guelleh, ma nessun esponente del Frud è nominato ministro; dicembre: fallisce un tentativo di colpo di stato, forse orchestrato dal gen. Yacin Yabeh Galab, che è accusato di cospirazione e di attentato alla sicurezza dello stato.

 

2002, gennaio: gli Usa installano a Gibuti una base militare (promettono di pagare 31 milioni di dollari l’anno); giungono navi da guerra tedesche con 1.000 marinai per sorvegliare le rotte nel Mar Rosso, in supporto alle forze americane impegnate in Afghanistan; settembre: decade la legge che consente solo 3 partiti, aprendo la strada al vero multipartitismo; Gibuti dichiara di non accettare di essere una base da cui poter partire per attaccare una nazione vicina; 900 soldati americani vengono stazionati a Gibuti come supporto alla guerra degli Usa contro il terrorismo.

 

2003, gennaio: la coalizione che sostiene il presidente Ismail Omar Guelleh (Unione per la maggioranza presidenziale) vince le prime elezioni libere dall’indipendenza nel 1977; maggio: la Francia accetta di incrementare da 20 a 34 milioni di dollari il pagamento annuale per la propria base militare (2.700 effettivi); settembre: il governo inizia a espellere gli immigrati illegali (15% della popolazione). 2004, aprile: almeno 50 morti per inondazioni nella capitale.

 

2005, 8 aprile: Guelleh è il solo candidato alle elezioni presidenziali (l’opposizione non si presenta). 2006, febbraio: un rapporto della Confederazione sindacale internazionale denuncia gravi violazioni dei diritti dei lavoratori nei confronti dei membri dei sindacati a Gibuti (le leggi non rispetterebbero gli accordi dell’Organizzazione internazionale del lavoro sul lavoro forzato, la libertà di associazione e l’equiparazione dei salari degli uomini e delle donne); maggio: il primo caso di una persona affetta da febbre aviaria in tutta l’Africa subsahariana è confermato a Gibuti; novembre: dirigenti sindacali e lavoratori, arrestati durante uno sciopero generale, sono liberati, ma 36 di essi non vengono riassunti; un rapporto Onu rivela che Gibuti è tra le molte nazioni che hanno ignorato l’embargo di armi contro la Somalia: avrebbe fornito armamenti all’amministrazione islamista di Mogadiscio; Gibuti nega l’accusa.

 

2007, marzo-aprile: la siccità provoca mancanza di cibo per 53mila cittadini. 2008, gennaio: Gibuti inizia una battaglia legale con la Francia presso la Corte internazionale di giustizia dell’Aia sulla morte del giudice francese Bernard Borrel; febbraio: la coalizione di governo vince tutti i 65 seggi in parlamento alle elezioni parlamentari (boicottate dai tre principali partiti di opposizione); giugno: combattimenti tra le truppe gibutiane e quelle eritree per l’area di confine di Ras Doumeira (disputata tra i due paesi); almeno 9 soldati gibutiani uccisi; gli Usa condannano l’aggressione eritrea, ma Asmara nega di aver mai fatto un attacco contro Gibuti; la Corte di giustizia dell’Aia sentenzia che la Francia non è tenuta a rivelare i risultati delle investigazioni seguite alla morte del giudice Borrel nel 1995.

 

2009, aprile: il Consiglio di sicurezza dell’Onu accusa l’Eritrea di non aver ancora ritirato le sue truppe dalla zona contesa sul confine con Gibuti; Asmara nega, ancora una volta, di aver mai inviato truppe in territorio gibutiano; novembre: una corte d’appello di Versailles chiude il caso Borrel, facendo cadere l’accusa contro il capo dei servizi segreti e il procuratore generale di Gibuti, sospettati di aver infangato le prove; dicembre: il Consiglio di sicurezza approva severe sanzioni contro l’Eritrea per aver rifornito armi agli oppositori del governo somalo e per rifiutarsi di risolvere con Gibuti il contenzioso sul confine comune.

 

2010, aprile: il parlamento approva un emendamento costituzionale che consente al presidente di candidarsi per un terzo mandato; giugno: Eritrea e Gibuti si accordano per risolvere la disputa sui confini in modo pacifico.

 

2011, febbraio: migliaia di dimostranti scendono in pazza pe chiedere un cambio di regime (almeno due persone sono uccise dalla polizia); aprile: Guelleh vince un terzo mandato presidenziale in uno scrutinio boicottato dalle opposizioni; giugno-settembre: il Corno d’Africa è colpito dalla peggiore siccità in 60 anni; dicembre: il primo contingente di truppe gibutiane arriva a Mogadiscio (Somalia) per irrobustire il contingente di pace dell’Unione africana.

 

2012, febbraio: il Fondo monetario internazionale approva un prestito di 14 milioni di dollari per rimpolpare le finanze di Gibuti dilapidate dalla siccità.

 

2013, febbraio: i gruppi dell’opposizione partecipano alle elezioni parlamentari (boicottate nel 2008), ma rifiutano di riconoscere i risultati, che assegnano all’Unione per la maggioranza presidenziale (al governo) 49 dei 65 seggi.

 

2014, maggio: attacco terroristico in un ristorante frequentato da personale militare occidentali (tre vittime); il gruppo islamista somalo Al-Shabaab rivendica l’attacco: giugno: è il quarto anno di severa siccità, e la gente è messa a dura prova.

 

2015, dicembre: numerose persone uccise in uno scontro con la polizia nella capitale; l’opposizione accusa il governo di aver arrestato molti suoi sostenitori.

 

2016, luglio: la Corte penale internazionale dice di aver riferito al Consiglio di sicurezza dell’Onu il fatto che Gibuti e Uganda hanno contravvenuto al mandato di arresto spiccato dalla corte stessa contro il presidente sudanese Omar El-Bashir, accolto invece con tutti gli onori nelle due nazioni.

 

2017, giugno: il Consiglio di Sicurezza dell’Onu sollecita Gibuti e l’Eritrea a risolvere il loro contezioso pacificamente, dopo il ritiro delle forze di pace del Qatar dal comune confine; agosto: Gibuti accusa l’Eritrea di aver inviato truppe nella zona di confine contesa; agosto: la Cina apre formalmente in Gibuti la sua prima base militare all’estero, e considera la possibilità di inviare sue truppe sul confine tra Eritrea e Gibuti, precisando che la base militare continuerebbe ad avere soltanto scopi logistici.

 

2018, 26 febbraio: il partito del presidente Omar Guelleh vince le elezioni parlamentai, ottenendo il 90% dei seggi (grazie a un parziale boicottaggio dell’opposizione); 9 marzo: il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, visita Gibuti, dove incontra il presidente Omar Guelleh and il ministro degli esteri, Mahamoud Ali Youssouf, e dice che gli Usa considerano importanti le relazioni e la cooperazione in materia di sicurezza con Gibuti; Tillerson fa visita anche a Camp Lemonnier, dove ha sede la task force congiunta del Corno d’Africa del Comando degli Stati Uniti per l’Africa (Africom), l'unica base militare permanente degli Stati Uniti nel continente.

 

(Aggiornato al 15 marzo 2018)

Gibuti informazioni

Nome ufficiale: Repubblica di Gibuti
Superficie
: 23.200 km2
Capitale
: Gibuti (530.000 abitanti)
Lingue
: francese e arabo (ufficiali), somalo, afar
Sistema politico
: repubblica presidenziale
Indipendenza
: 27 giugno 1977 (dalla Francia)
Capo dello stato
: Ismail Omar Guelleh (dall’8 maggio 1999)
Primo ministro
: Abdoulkader Kamil Mohamed (dal 1° aprile 2013)
Religioni
: musulmani (95%), cattolici (1,26%), altri cristiani (0,5%), religioni tradizionali e altre (3,24%)

 


Popolazione

Abitanti: 870.000 (stime luglio 2017)
Gruppi etnici
: somali (60%), afar (35%), altri (francesi, arabi, etiopici, italiani) (5%)
Crescita demografica annua
: 2,126% (2017)
Tasso di fertilità
: 2,31 figli per donna (2017)
Popolazione urbana
: 77,5% (2017)
Mortalità infantile
(sotto i 5 anni): 65,3/1.000
Speranza di vita
: 63,6 anni
Analfabetismo
(sopra i 15 anni): 32,1%
Prevalenza Hiv
: 1,3% (2016)
Accesso a servizi sanitari adeguati
: 47,4%
Accesso all’acqua potabile
: 90%

 


Economia

23% della popolazione vive sotto la soglia di povertà
Indice di sviluppo umano
: 0,473 (172° su 188 paesi)
Prodotto interno lordo
: 2,1 miliardi di dollari (3,7 miliardi di dollari a parità di potere d’acquisto nel 2017)
Pil pro capite annuo
: 2.055 dollari (3.600 dollari a parità di potere d’acquisto)
Crescita economica annua
: 7% (nel 2017)
Inflazione
: 3% (stime 2017)
Disoccupazione
: 48%
Risorse naturali
: potenziali risorse geotermali, oro, argille, granito, calcari, marmo, sale, diatomite, gesso, pomice, petrolio
Prodotti agricoli
: frutta, verdure, ovini, cammelli, pelli
Esportazioni
: prodotti riesportati, pelli, cuoio, caffè, ferraglie (in transito) (per un valore di 155,5 milioni di dollari nel 2017)
Importazioni
: cibo, bevande, mezzi di trasporto, prodotti chimici e petroliferi, vestiti (1,17 miliardi di dollari nel 2017)
Debito esterno
: 1,55 miliardi di dollari (fine 2017)

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di Bruna Sironi
È tra le nazioni più rilevanti per la sua posizione geostrategica e per il controllo delle tratte commerciali. Ma è anche territorio di scontri per i suoi vicini invadenti, come Eritrea ed Etiopia. Importante lo sviluppo delle infrastrutture. Sospetti i flussi finanziari che lo attraversano.
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Guerra santa Al-Shabaab
di Redazione
Sabato 24 maggio il gruppo terroristico ha attaccato il palazzo del parlamento somalo, in piena Mogadiscio. L’assalto è stato organizzato in modo da poter penetrare nel compound, ovviamente molto ben difeso dall’esercito somalo e dai militari dell’Unione africana (Amisom).
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