L’Africa è sempre più sommersa dalla plastica - Nigrizia
Ambiente
A incidere su questo disagio, non solo una scarsa gestione, ma anche la crescita economica
L’Africa è sempre più sommersa dalla plastica
08 Novembre 2023
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti

L’Africa è un continente ormai invaso dalla plastica. Se non si interviene in tempi rapidi, entro il 2060 la situazione sarà completamente fuori controllo, con ripercussioni ambientali e sanitarie enormi. A dirlo è un nuovo studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che ha rilevato come i rifiuti generati dalla plastica aumentino in Africa più che in qualsiasi altra regione del mondo.

Non solo: per i prossimi trent’anni il suo utilizzo è destinato a diventare ben 6 volte maggiore, con un parallelo aumento del problema dello smaltimento. Un processo che si prevede non verrà ancora efficacemente affrontato, nonostante l’implementazione delle tecnologie. Per dare l’idea, già ora si parla di una quantità di rifiuti pari ad un campo da calcio che ogni minuto viene rilasciata sul suolo africano.

E questo nonostante molti paesi abbiano fatto sforzi significativi negli ultimi anni per limitarne l’uso. 30 paesi su 54 hanno vietato per l’esempio l’uso di sacchetti di plastica monouso. Anche il mercato delle start up e delle associazioni volte al riciclo dei rifiuti stanno vivendo una crescita significativa. Ma purtroppo non basta.

Le cause 

A influire sono prevalentemente due fattori. Il primo è l’esplosione demografica, anche se in realtà questo sembra riguardare un po’ meno l’Africa, perché nonostante l’aumento vertiginoso della popolazione, il continente registra numeri molto bassi di consumo di plastica pro capite. L’altro elemento che incide invece è la crescita economica. Una maggiore attività economica significa maggior consumo e la plastica è forse uno dei massimi emblemi del consumismo. Un aspetto che appare evidente se si ragiona sui seguenti dati. 

Nel 1980, i paesi dell’Ocse (prevalentemente occidentali, a parte qualche eccezione) usavano l’87% della plastica globale, mentre il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Africa sub-sahariana ne usavano solo il 5%. La Cina addirittura appena l’1%. 

Nel 2019, gli equilibri sono cambiati completamente, con un utilizzo ormai equo tra paesi occidentali e non, quasi a 50 e 50. La Cina da sola, che da allora è diventata una superpotenza, ne consuma adesso il 20%. Nei prossimi decenni si prevede che la popolazione mondiale diventerà mediamente più ricca e che gran parte dell’Africa subsahariana, insieme all’India, registrerà un’importante crescita del Pil già entro il 2030, proseguendo nei decenni successivi, quando si prevede che la Cina invece subirà una fase economica d’arresto.

Che soluzioni in vista? 

Per affrontare questo problema, da lunedì 13 novembre e per tutta la settimana a Nairobi, in Kenya, si terrà la terza fase dei negoziati per il trattato delle Nazioni Unite sulla plastica. Il trattato globale potrebbe essere il primo accordo giuridicamente vincolante sull’inquinamento da plastica e, se questi negoziati avranno successo, potrebbe entrare in vigore nel 2025. Un passo in avanti fondamentale, ma soprattutto indispensabile.

Anche perché, finora, il principale metodo di smaltimento della plastica in molte zone dell’Africa, consiste semplicemente nel bruciarla, spesso per strada. In molte città è considerato normale, ma ha pesantissime ripercussioni sulla salute. In alcune zone, le discariche causate dai rifiuti di plastica sono diventati ormai delle vere e proprie montagne. Bisogna scongiurare il collasso di questa situazione, prima che diventi del tutto ingestibile. Soprattutto considerando il prezzo che l’Africa sta già pagando, per un cambiamento climatico che non ha, per la maggior parte, nemmeno causato.  [AB]

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