Angola: HRW denuncia gravi abusi delle forze di sicurezza
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Almeno 15 le persone uccise da gennaio. Altre centinaia vittime di arresti e detenzioni arbitrarie
Angola: HRW denuncia gravi abusi delle forze di sicurezza
08 Agosto 2023
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 3 minuti

Dopo Amnesty International anche Human Rights Watch (HRW), in un rapporto, denuncia gli abusi e le violenze delle forze di sicurezza dell’Angola contro attivisti e manifestanti.

In particolare, da gennaio le forze dell’ordine “sono state implicate nell’uccisione di almeno 15 civili”, nonché in arresti arbitrari e detenzione di centinaia di persone che “hanno pubblicamente criticato il governo”, in particolare nella provincia petrolifera settentrionale di Cabinda.

Human Rights Watch chiede al governo di indagare rapidamente sulle denunce di abusi e violazioni dei diritti, di adottare riforme significative per la condotta della polizia e di porre fine alla sostanziale impunità di cui godono servizi di intelligence, di sicurezza statale e agenti di polizia.

“Per decenni le forze di sicurezza angolane hanno violato i diritti fondamentali, commettendo esecuzioni extragiudiziali e altre uccisioni illegali, usando una forza eccessiva e non necessaria contro i manifestanti e molestando, arrestando arbitrariamente e detenendo attivisti dell’opposizione”, scrive HRW.

Sebbene “il governo negli ultimi anni abbia compiuto alcuni tentativi per migliorare l’applicazione della legge”, sostiene ancora l’organizzazione, i procedimenti penali contro agenti di polizia che commettono violazioni rimangono rari.

Bersagli della repressione sono attivisti politici delle opposizioni, artisti di denuncia – come il rapper Kamesu Voz Seca – e organizzatori di proteste di piazza, scrive HRW, che negli ultimi mesi ha intervistato 32 persone in tutto il paese, comprese vittime e loro parenti, testimoni e fonti della sicurezza.

In un caso, avvenuto a febbraio, uomini identificati come membri del Servizio investigativo criminale hanno sequestrato un gruppo di giovani “i cui corpi sono stati ritrovati tre giorni dopo all’obitorio di un ospedale di Luanda”.

Un 24enne amico delle vittime ha affermato che gli agenti stavano monitorando il gruppo, noto per aver preso parte a varie proteste antigovernative in tutta la città.

Lo storico partito di governo, il Movimento popolare per la liberazione dell’Angola (MPLA), ha però rigettato le denunce dell’organizzazione per i diritti.

«Le indagini sono già in corso», ha detto all’AFP il portavoce del partito, Rui Falcao. «Tuttavia, troviamo strano che coloro che chiedono indagini abbiano già tratto delle conclusioni e stiano esprimendo un giudizio», ha aggiunto.

La nazione dell’Africa meridionale, tra i primi tre produttori africani di petrolio, ha subìto un’ondata di proteste dal 2 giugno, quando il governo ha tagliato i sussidi per la benzina. Una mossa che ha provocato il raddoppio dei prezzi del carburante.

In una di queste manifestazioni, il 5 giugno nella città centrale di Huambo, la polizia ha aperto il fuoco sui civili uccidendo 5 persone e ferendone altre 8.

L’ultima manifestazione, organizzata dall’opposizione, l’Unione nazionale per la totale indipendenza dell’Angola (UNITA) per commemorare il suo defunto leader, si è svolta il 5 agosto. In migliaia hanno marciato nella capitale chiedendo le dimissioni del presidente João Lourenço.

La stessa UNITA, sostiene HRW, ha affermato di aver documentato oltre 130 casi di persone uccise dalle forze di sicurezza durante le proteste dal 2017.

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