Banche armate, il Gruppo Bper si disciplina - Nigrizia
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Conflitti e Terrorismo
Banche armate, il Gruppo Bper si disciplina
Finanza-armi
03 Agosto 2012
Campagna a cura di
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Finanza-armi
Ha emanato le Linee Guida per regolamentare e rendere più trasparenti i rapporti delle sue banche con gli attori del settore degli armamenti. Paletti più rigidi nel sostenere finanziariamente questo mondo. Ma il Gruppo non esce dal business. Il ruolo della società civile.

S’allunga la lista degli istituti di credito che hanno emanato direttive che disciplinano i rapporti con i soggetti e le aziende produttrici di armi. Ora si accoda, colmando un vuoto, anche il Gruppo Bper di cui fanno parte la Banca popolare dell’Emilia Romagna e il Banco di Sardegna, due istituti che compaiono da anni nella lista “Banche armate” avendo svolto operazioni di appoggio al settore, ad esempio nel 2011, per quasi 30 milioni di euro.

Il 26 giugno scorso, il Gruppo ha approvato definitivamente le “Linee Guida” per la regolamentazione dei rapporti con gli operatori della difesa e le imprese produttrici di armamenti”. Documento che vincola al suo rispetto, a decorrere dalla sua entrata in vigore (quindi le operazioni pregresse proseguiranno sino alla loro scadenza naturale) tutte le banche del gruppo.

Secondo Andrea Cavazzoli, Responsabile Rsi (responsabilità sociale d’impresa) del Gruppo Bper
«le Linee approvate non solo sono più restrittive rispetto alla stessa Legge 185/90 (principale riferimento normativo in materia), ma vanno anche a toccare ambiti non disciplinati dalla legge stessa, quali ad esempio i finanziamenti “Italia su Italia” o le partecipazioni dirette in imprese produttrici di armamenti». Precisa, tuttavia, che l’approccio assunto dal Gruppo «è “laico”, nel difficile tentativo di contemperare le opposte istanze manifestate dalle organizzazioni della società civile, con quelle di chi, legittimamente – anche se non tutto quello che è “lecito” viene considerato “etico” – produce armamenti».

Dal documento approvato appare chiaro, in effetti, che il Gruppo non rientra tra quelle banche che con le loro direttive hanno escluso operazioni relative all’esportazione di armamenti, come può essere il caso del Gruppo Intesa Sanpaolo – con la policy del 2007, ribadita in un documento del 2011 – o del Gruppo Montepaschi, per citarne due. Il documento Bper sembra più rientrare tra quelli approvati da banche che hanno inteso limitare le operazioni con gli attori del comparto difesa defininendone i contorni, anche in fatto di trasparenza.

Del resto, nelle stesse Linee guida si legge che «le Banche del Gruppo hanno scelto di non prevedere un divieto assoluto, ma di darsi delle regole per stabilire quali operazioni considerano autorizzabili e quali no. Le banche del Gruppo continueranno, quindi, ad essere presenti nelle Relazioni annuali predisposte dalla Presidenza del Consiglio ai sensi della citata legge, ma lo saranno in relazione ad operazioni che, ad avviso del Gruppo stesso, minimizzano il rischio che i beni prodotti o i servizi forniti siano destinati a soggetti diversi da governi democratici o da soggetti legittimamente autorizzati all’uso della forza».

 

Il cuore delle Linee Guida si concentra su 3 aspetti: 1) nessuna partecipazione diretta di banche del Gruppo in imprese armate, anche se producono semplici armi sportive e di caccia. 2) Nessun finanziamento a produttori di armi bandite dai Trattati internazionali. Per quanto riguarda, invece, le armi convenzionali, si finanziano le aziende il cui fatturato è in prevalenza civile (più del 60%). In quelle dove il fatturato militare supera il 40%, bisogna guardare i paesi di destinazione delle armi: si finanziano le imprese in cui il business è realizzato per più del 70% in paesi che appartengono all’Ue, alla Nato, all’Ocse, al G20 oppure in paesi arabi come Emirati arabi uniti, Kuwait e Giordania. 3) Per quanto riguarda gli incassi del credito all’export, c’è solo il divieto di avere rapporti coi produttori di armi bandite dai trattati internazionale; mentre per le armi convenzionali ci si attiene all’elenco delle imprese autorizzate dalla legge 185 del ’90.

Nel documento si sottolinea l’importanza di rendere trasparente e pubblica l’applicazione dei paletti costruiti. Quindi, ci s’impegna a rendicontare con cadenza annuale i risultati delle Linee.

Altro aspetto importante: l’apertura al confronto serrato con i soggetti del settore. Non solo gli operatori della difesa. Ma anche con le organizzazioni della società civile, che si battono da anni nel monitorare il settore degli armamenti e i rapporti finanza-armi. Un nervo scoperto, questo, per il Gruppo emiliano. L’anno scorso, infatti, la Banca popolare dell’Emilia Romagna, la capogruppo, era entrata in polemica con alcune organizzazioni per la sponsorizzazione di alcune attività di Emergency, in particolare sull’utilizzo delle cosiddette card etiche. Forse questa polemica può essere stato lo spunto, per Bper, per accelerare l’iter per disciplinare al meglio questo delicato settore economico (Giba).

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