Armi: la mobilitazione per difendere la Legge 185 continua - Nigrizia
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Concluse oggi alla Camera le audizioni degli esponenti della Campagna “Basta favori ai mercanti di armi”
Armi: la mobilitazione per difendere la Legge 185 continua
Il governo intende varare entro la prossima estate modifiche che eliminano dalla normativa le tutele di trasparenza sull’export di armi italiane. La protesta continua con la raccolta di firme della petizione popolare e con un nuovo appuntamento della società civile il 17 aprile a Roma, in vista dell’Arena di Pace di Verona del 18 maggio
04 Aprile 2024
Articolo di Luciano Ardesi
Tempo di lettura 4 minuti

Si è tenuta oggi alla Camera la conferenza stampa della Campagna “Basta favori ai mercanti di armi” del cui coordinamento anche Nigrizia e Fondazione Nigrizia fanno parte. Infatti con l’intervento odierno nella seduta congiunta delle Commissioni Esteri e Difesa della Camera della presidente di Banca Etica Anna Fasano si sono concluse le audizioni dei tre esponenti della Campagna che mira ad impedire lo stravolgimento della Legge 185 del 1990.

La modifica della legge che regola l’export di armi italiane all’estero è stata intrapresa dall’attuale governo e ha già portato alla sua modifica peggiorativa al Senato dove il nuovo testo è stato approvato il 21 febbraio e subito dopo trasmesso alla Camera che ha iniziato immediatamente la discussione.

In precedenza arano stati ascoltati Francesco Vignarca, coordinatore delle Campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo che ieri con una memoria aveva tracciato la valutazione della società civile nei confronti sia della Legge 185 che della sua modifica.

Il 27 marzo era stato audito Giorgio Beretta, consigliere scientifico dell’OPAL (Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa) che si è focalizzato sulla perdita di trasparenza con le modifiche introdotte dal Senato.

Nel corso della conferenza stampa Vignarca ha ricordato come la società civile, pur contraria alle modifiche introdotte, non rinuncia all’interlocuzione. La legge 185 approvata nel 1995 non poteva certo dirsi “pacifista” poiché ammetteva la produzione e il commercio delle armi italiane ma c’era e c’è ancora un controllo, malgrado le modifiche in senso peggiorativo del 2003 e del 2013. Con l’attuale iniziativa si va tuttavia verso il suo svuotamento.  

Uno degli argomenti avanzati dal governo è che l’industria italiana si troverebbe svantaggiata rispetto a quella di altri paesi. Ma l’Italia è comunque parte sia della politica comune dell’UE sull’export di armi, sia di un trattato internazionale ATT (Arms Trade Treaty), entrato in vigore nel 2014, che impongono dei vincoli.

Alla luce anche dell’ultima Relazione annuale al parlamento sull’attuazione della legge 185, l’export di armi italiane è in notevole crescita e raggiunge nel 2023 i 6,31 miliardi di euro. Tra i pesi destinatari anche quelli con gravi violazioni dei diritti umani o in guerra, come l’Ucraìna.

Ciò smentisce dunque la tesi governativa sulla presenza di ostacoli alla concorrenza delle industrie italiane sul mercato internazionale. Negli ultimi 5 anni il commercio internazionale di armi italiane è cresciuto dell’86% rispetto al quinquennio precedente.

Il vero obiettivo dell’iniziativa governativa è dunque la soppressione della trasparenza, ed in modo particolare l’elenco delle banche che finanziano l’export di armi.

Su questo aspetto si è soffermata, durante la conferenza stampa, Anna Fasano di Banca Etica, che ha aggiunto come gli obiettivi di semplificazione più volte evocati dal governo presuppongono proprio una maggiore trasparenza, non certo la sua soppressione. Questa oltretutto va decisamente controcorrente rispetto alle tendenze del comparto bancario in ambito dell’UE.

C’è inoltre una presa di posizione di una parte della finanza internazionale affinché si smetta di investire nelle guerre. Le Banche etiche parte della Global Alliance for Banking of Value hanno recentemente promosso, insieme a Banca Etica, una ricerca che ha evidenziato come quasi 1.000 miliardi di dollari finanzino le guerre e il ruolo che possono svolgere le banche eticamente orientate. A questo proposito queste banche hanno presentato a fine febbraio un Manifesto per una finanza di pace.

È stato anche sottolineata la straordinaria rapidità dell’iter legislativo che potrebbe portare la maggioranza a varare un nuovo testo entro l’estate. Per questo oltre alle iniziative intraprese, come la petizione popolare, la mobilitazione del mondo cattolico e non, la Campagna si dà nuovi appuntamenti: il 17 aprile a Roma la società civile farà sentire la propria voce presso l’auditorium della nuova sede di Libera (via Stamira 5).

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