Quello dell’export di armamenti, prodotti in Italia e spesso destinati a stati, non di rado africani (come l’Egitto), che si disinteressano dei diritti umani è un tema caro a Nigrizia. Che ha contribuito, insieme ad altre realtà della società civile, a far sì che il nostro paese abbia una legge – la 185 del 1990 – che regola import-export e transito degli armamenti e che vieta la vendita di armi a paesi in guerra, nei quali siano accertare gravi violazioni dei diritti umani. Una legge largamente aggirata.
Questo libro fornisce un’analisi dell’export di materiale militare autorizzato dal 2015 a 2021 e dà conto – spiega nell’introduzione l’autrice, giornalista che si occupa di affari internazionali, principalmente di conflitti e società civile in Medio Oriente, e appunto di export di armi – delle incongruenze tra le scelte effettuate dai governi e ciò che prevede la legge 185.
Per orientare il lettore, si traccia anche un profilo dell’industria della difesa, dominata dai colossi Leonardo e Fincantieri ma composta anche da una miriade di piccole aziende, e i legami tra questa industria e la politica. Dunque queste pagine sono una puntuale ricognizione su un tema spesso sottaciuto e rimandano a una riflessione sulla nostra Costituzione che ripudia la guerra. Solo con una maggiore consapevolezza, dice padre Zanotelli in prefazione, si può liberare il mondo, oggi prigioniero del “complesso militare industriale”.