Disarmo nucleare - Nigrizia
Armi, Conflitti e Terrorismo Libri
Francesco Vignarca
Disarmo nucleare
Altraeconomia, 2023, pp. 192, € 16,00
03 Novembre 2023
Articolo di Rocco Bellantone
Tempo di lettura 3 minuti

L’invasione russa dell’Ucraina e l’ultima escalation tra Hamas e Israele tornano ad agitare sul mondo il rischio dell’uso di armi nucleari. Ma chi possiede queste testate? Dove si trovano i depositi in Europa? E quanto sono efficaci gli accordi internazionali per la non proliferazione e la proibizione di queste armi?

Francesco Vignarca, coordinatore delle campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo, fornisce delle risposte puntuali a questi e altri interrogativi nel libro Disarmo nucleare. Lo fa attraverso rigorose ricostruzioni storiche e analizzando numeri e statistiche aggiornati.

Secondo le stime della Federation of american scientist, le nove potenze nucleari del pianeta – Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Corea del Nord e Israele – possiedono in totale 12.500 ordigni. Washington e Mosca, da sole, coprono l’89% del magazzino globale e l’86% delle testate disponibili per uso militare. La Cina, l’India e il Pakistan investono su nuovi sistemi di lancio di missili balistici, missili da crociera e nucleari installati su navi o sommergibili.

Israele sarebbe in possesso di circa 90 testate nucleari al plutonio, con una produzione di materiale fissile sufficiente per circa 100-200 ordigni. Mentre la Corea del Nord prosegue imperterrita le sue ricerche, violando sistematicamente gli impegni di denuclearizzazione assunti in passato.

Sembrano dinamiche molto lontane dal nostro paese, e invece non è così. L’Italia è tra le cinque nazioni europee – insieme a Germania, Paesi Bassi, Belgio e Turchia – a custodire nel proprio territorio testate statunitensi. Nelle basi aeree di Aviano e Ghedi, all’interno di caveau blindati, si trovano 45 bombe nucleari all’idrogeno B-61. Secondo un’indagine dell’Osservatorio sulle spese militari Mil€x, tra gestione delle strutture, sistemi di protezione e stoccaggio degli ordigni e manutenzione degli aerei adibiti al loro utilizzo, Roma spende almeno 20 milioni di euro l’anno.

A cogliere il punto su quanta presa possano avere i trattati internazionali sul controllo e il contenimento di questi arsenali è, all’interno del libro, Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari “Ican”. Spiega l’esperta: «I paesi privi di armi nucleari forse non sono in grado di concretizzare un disarmo completo, ma possono “colmare il vuoto giuridico” e proibire completamente le armi nucleari nell’ambito del diritto internazionale, nello stesso modo in cui le armi biologiche e chimiche sono proibite dai trattati multilaterali».

In questa nuova ottica il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw) rappresenta, ad oggi, la più grande evoluzione del movimento per il disarmo nucleare.

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