Eritrea: "L’Italia non si renda complice del regime" - Nigrizia
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Lettera aperta al governo e al popolo italiano
Eritrea: “L’Italia non si renda complice del regime”
Una coalizione di 11 partiti, movimenti e organizzazioni della diaspora europea denuncia le violazioni dei diritti umani e delle libertà civili nel paese, chiedendo al governo italiano di non rendersene complice e sostenitore, firmando accordi di cooperazione con il regime di Afwerki
13 Maggio 2024
Articolo di Ufficio diplomatico europeo della Coalizione eritrea per il cambiamento democratico
Tempo di lettura 4 minuti

La Coalizione Eritrea per il Cambiamento Democratico (ECDC) è una coalizione di 11 partiti politici, movimenti e organizzazioni eritrei che aspirano a realizzare il cambiamento democratico in Eritrea.

Scriviamo questa lettera aperta al Governo e al popolo italiano con la grande preoccupazione per la recente decisione dell’Italia di firmare un accordo di cooperazione con il regime dittatoriale eritreo. Considerando i legami storici tra i due paesi e consapevoli delle realtà attuali in Eritrea, crediamo che l’Italia abbia la responsabilità morale di sostenere il popolo eritreo nella sua ricerca di libertà, pace e prosperità.

Non è un segreto che l’Eritrea abbia dovuto affrontare immense debacle politiche, economiche e sociali sin dai primi giorni dell’indipendenza. Sottolineiamo con forza che qualsiasi accordo di investimento economico con il regime dittatoriale lo incoraggerà a continuare l’abuso dei diritti umani nel paese e a incoraggiare un maggiore afflusso di rifugiati in Europa.

L’Eritrea non ha una Costituzione; non esistono quindi norme costituzionali a tutela della libertà individuale. Sin dalla sua indipendenza, l’Eritrea rimane uno stato monopartitico in cui non si sono mai svolte elezioni parlamentari nazionali democratiche. Nel 2001, il regime ha attaccato la libertà di parola bloccando la libera stampa emergente, arrestando e detenendo 16 giornalisti senza processo negli ultimi 20 anni.

Migliaia di dissidenti politici, inclusi funzionari riformisti di alto rango, altrimenti noti come G-15, sono incarcerati e tenuti in senza poter comunicare e senza processo. Inoltre è stata chiusa l’unica Università del paese fondata dalle suore Missionarie Comboniane. E purtroppo il regime ha emesso un ordine secondo cui nessun eritreo potrà prelevare più di 5000 nakfa (equivalenti a 250 dollari) dal proprio conto.

Il 5 luglio 2012, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha nominato un relatore speciale che ha indagato e denunciato gravi e sistematici abusi dei diritti umani esercitati dal regime. Inoltre, molte organizzazioni come l’UE, Human Rights Watch, Amnesty International, il Dipartimento di stato degli Stati Uniti, il ministero degli Esteri del Regno Unito e molte altre organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno segnalato la persistenza di violazioni diffuse e sistematiche dei diritti umani commesse dalle autorità eritree. In quanto tale, l’Eritrea è definita da molti come la Corea del Nord dell’Africa.

L’Eritrea ha un servizio militare nazionale obbligatorio a tempo indeterminato che le organizzazioni per i diritti umani hanno definito schiavitù del tempo moderno. Molte giovani vite sono andate perse nelle guerre insensate che il regime ha combattuto con i paesi vicini. Molti altri sono morti attraversando il Sahara e il mar Mediterraneo. (Si può fare riferimento all’incidente di Lampedusa del 03/10/2013).

Questa politica illegale e abusiva del servizio nazionale obbligatorio a tempo indeterminato ha avuto un impatto immenso sui diritti economici, sociali e culturali dei giovani eritrei. Nonostante la condanna della comunità internazionale e le ripetute sanzioni, il regime continua impunemente a violare i diritti umani, ad arrestare arbitrariamente e a detenere senza garantire diritti.

Troviamo inaccettabile e preoccupante che un paese democratico come l’Italia, che ha un lungo legame storico con il popolo eritreo, trascuri la sofferenza in cui esso si trova e intrecci relazioni economiche con un regime ben noto per la sua illegalità e crudeltà contro il suo stesso popolo.

Chiediamo quindi gentilmente e giustamente al popolo e al Governo italiano di riconsiderare la decisione di avere qualsiasi rapporto con il regime eritreo fino a quando il diritto del popolo eritreo non sarà riconosciuto e rispettato. Con questo in mente, esortiamo il Governo italiano a:

  1. Sollevare apertamente questi problemi con le autorità eritree e discutere le modalità per risolverli e risolvere la paralisi politica, sociale ed economica del paese.
  2. Raggiungere e impegnarsi con i partiti politici, i movimenti e le organizzazioni della diaspora eritrea al fine di aiutarsi reciprocamente a risolvere i problemi in Eritrea.
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