Etiopia: la storia del cinema scritta dalle donne - Nigrizia
Cinema Etiopia
Sceneggiatrici, registe e produttrici protagoniste dello straordinario sviluppo della filmografia etiopica
Etiopia: la storia del cinema scritta dalle donne
Dalle prime pellicole in celluloide al boom del digitale, la cinematografia al femminile del paese sta facendosi notare nel complesso mercato africano e internazionale
10 Aprile 2024
Articolo di Redazione
Tempo di lettura 7 minuti

La storia tuttora alquanto recente del cinema africano è generalmente raccontata come una successione di registi uomini, in particolare dell’Africa francofona, riconosciuti come autentici sovrani nello scenario del FESPACO, il più famoso festival cinematografico del continente, tradizionalmente organizzato a Ouagadougou (Burkina Faso).

Leggendari personaggi come Ousmane Sembene, Souleymane Cissé, Idrissa Ouédraogo, Abderrahmane Sissako hanno davvero lasciato un’impronta indelebile nella produzione di film che hanno raggiunto il successo anche in chiave internazionale.

In Africa, i manifesti fondativi degli anni ’60 di istituzioni cinematografiche come il famoso Festival Panafricain du Cinéma et de la télévision de Ouagadougou (FESPACO) dimostra un chiaro impegno per la decolonizzazione, la lotta contro razzismo e discriminazione, e per l’uguaglianza e l’emancipazione delle donne.

Il nuovo secolo, tuttavia, ha visto emergere nuove figure di registi sia uomini che donne, le cui produzioni vanno di anno in anno conquistando terreno nel complesso mercato della produzione cinematografica.

Uno sviluppo straordinario, ad esempio, ha avuto la filmografia etiopica, per merito soprattutto di registe e produttrici, in un paese che fino a pochi decenni fa non era nemmeno lontanamente considerato nell’ambito dell’industria del cinema.

Nonostante il sessismo e la discriminazione che tuttora è presente in varie forme in Etiopia, importanti registi etiopici e docenti di storia del cinema e del teatro dell’Università di Addis Abeba sono testimoni dell’odierno successo delle donne in campo cinematografico come sceneggiatrici, registe e produttrici.

E i film da esse realizzati tendono a ottenere risultati migliori al botteghino e hanno avuto i maggiori riconoscimenti nell’annuale Gumma Film Award nazionale.

Film che hanno scritto la storia

Dopo la caduta del regime dittatoriale di Menghistu Hailemariam nel 1991, quando cinema e televisione erano finanziati e controllati dal governo, la prima persona a finanziare privatamente un film indipendente fu Rukiya Ahmed, che produsse nel 1993 il film Tsetzet (diretto da Tesfaye Senke) sulla vicenda di un detective che risolve un caso di omicidio.

Successivamente, uno dei primi film a passare dalla celluloide al video fu Yeberedo Zemen (L’era glaciale) di Helen Tadesse. Nel 2002, fu questo il primo film etiopico girato in VHS ad essere proiettato in un cinema e innescò un’autentica rivoluzione nell’industria cinematografica nazionale.

Infatti, con il passaggio dalla celluloide al VHS, e successivamente al cinema digitale, la cultura cinematografica locale crebbe in numero e diversità. Molte donne hanno colto le nuove opportunità per seguire l’esempio di Tadesse e molte sono diventate rapidamente leader del settore.

Una tra loro è Arsema Worku, membro del consiglio esecutivo dell’Associazione dei produttori cinematografici dell’Etiopia. Oltre ad essere attrice, Worku ha scritto, diretto e prodotto vari film. Il suo lungometraggio più recente è Emnet (2016).

Tra le registe più prolifiche e di successo si distingue Kidist Yilma. Il suo popolare film Rebuni (2015) ha vinto il Gumma, il premio già citato e il più prestigioso in Etiopia. Parla di una giovane donna, Adey, che lotta per proteggere la piccola fattoria di suo nonno dall’acquisizione da parte di una società.

Si tratta sempre di produzioni locali, con budget relativamente piccoli rispetto ai più noti cinema d’essai americani ed europei. Ma l’Etiopia ha anche alcune coproduzioni multinazionali, tra cui la più riuscita a livello internazionale è stata Difret (2014), la cui produttrice esecutiva è stata l’attrice americana Angelina Jolie.

Basato su una storia vera, Difret drammatizza il rapimento di spose bambine nelle zone rurali, concentrandosi sul caso giudiziario di una giovane ragazza che ha sparato al suo potenziale marito per legittima difesa.

Da sottolineare che quattro anni dopo l’uscita del film, l’avvocatessa e attivista per i diritti delle donne Meaza Ashenafi, che ha ispirato l’eroina del film, è diventata la prima donna a essere nominata presidente della Corte Suprema Federale dell’Etiopia.

Tra i produttori del film va inoltre menzionata la dottoressa Mehret Mandefro, il cui primo film, il documentario All of Us (2008), aveva raccontato la sua esperienza come medico che cura l’HIV/AIDS sia a New York che in Etiopia.

In varie occasioni uomini e donne hanno collaborato nell’affrontare argomenti critici come gli abusi domestici, le malattie fisiche e mentali e il conflitto tra ricchi e poveri.

Un film che ha vinto premi in festival internazionali è stato The Price of Love (2015), il terzo film scritto e diretto da Hermon Hailay. Un ritratto crudele ed onesto della vita di una prostituta, nel quale si esplora il traffico di esseri umani e il ventre oscuro della vita urbana.

Altro film importante, sulla difficile situazione delle lavoratrici migranti dall’Etiopia, è Sewnetwa (2019), scritto e prodotto da Eskedar Girmay con il sostegno finanziario dell’Organizzazione internazionale del lavoro e del ministero etiopico del Lavoro e degli Affari sociali.

Il discorso di apertura al suo debutto venne tenuto dalla prima donna presidente dell’Etiopia, S.E. Sahle-Work Zewde.

Espressioni linguistiche e culturali

L’Etiopia è un paese diversificato con oltre 80 gruppi etnici. La maggior parte dei cineasti, qualunque sia la loro lingua madre, realizzano i propri film in amarico, la lingua insegnata nelle scuole in tutto il paese. Tuttavia, alcuni scelgono anche di realizzare film in lingue locali, come tigrino, afan, oromo o somalo.

Gli Oromo, che sono uno dei gruppi etnici più grandi dell’Etiopia, hanno vissuto negli ultimi anni una rinascita culturale, rivitalizzando la loro forma indigena di democrazia conosciuta come “sistema Gada” che nel 2016 è stata riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio mondiale immateriale.

Un tema comune nelle scritture di autori e autrici Oromo è il modo in cui le tradizioni indigene che danno potere alle donne nelle loro comunità possono essere modernizzate e adattate alla vita del 21° secolo.

Alcune delle donne Oromo emergenti che fanno film oggi sono Seble Wada, produttrice del film Wada; Seenaa Solomon, regista di Xiqii; e Hawi Hailu, che ha diretto Lafaaf Lafee.

Il contributo della diaspora negli USA

La più nota è Keyirat Yusuf che, emigrata a Chicago, ha realizzato il suo primo film, Asaantii (2015), sull’inserimento nello stile di vita americano. Il suo secondo film, Siifan (2017), riflette sull’esperienza delle donne rifugiate che hanno subito abusi sessuali e fisici.

Una delle più note esperte dell’industria cinematografica etiopica è Eyerusalem Kassahun, docente di arti teatrali all’Università di Addis Abeba. Oltre a tenere lezioni di regia teatrale e storia del cinema, ha anche scritto, prodotto e diretto un film-commedia che ha avuto un discreto successo nelle sale: Traffic Cop (2013).

Kassahun ha anche scritto il primo articolo accademico sul contributo delle donne all’industria cinematografica etiopica per un libro titolato Cine-Ethiopia: the History and Politics of Film in the Horn of Africa, pubblicato dalla Michigan State University Press nel 2018.

L’articolo segnò una svolta. Da allora, infatti, le riviste accademiche e la stampa locale cominciarono a dare spazio alle produttrici, registe e attrici etiopiche, mentre fino a quel momento si erano concentrate esclusivamente su noti registi uomini come Haile Gerima, Michel Papatakis, Solomon Bekele Weya, Birhanu Shibiru, Theodros Teshome e Henok Ayele.

Prima della sua pubblicazione, peraltro, gli unici registi etiopici di cui gli americani sapevano qualcosa erano i due che vivevano negli Stati Uniti: Gerima e Salem Mekuria.

È pertanto ormai indiscusso il percorso di ulteriore sviluppo della presenza femminile nel campo della produzione cinematografica etiopica, nella quale si incontrano opere centrate da un lato sul valore della tradizione, della famiglia e della comunità, e dall’altro sostengono le aspirazioni delle nuove generazioni in un mondo che cambia costantemente.

Il contributo multiculturale dell’Etiopia nel campo della cinematografia offre certamente una ricchezza inedita a tutti gli appassionati di cinema.

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