Guerra in Ucraina, ben venga la diplomazia vaticana - Nigrizia
Alex Zanotelli Chiesa e Missione Conflitti e Terrorismo
Fermoposta / Settembre 2023
Guerra in Ucraina, ben venga la diplomazia vaticana
Dobbiamo essere fiduciosi nella missione del cardinal Zuppi. E le comunità cristiane devono impegnarsi di più, rifiutando ogni guerra con coraggio, idee e partecipazione politica
01 Settembre 2023
Articolo di Alex Zanotelli
Tempo di lettura 4 minuti
Il cardinale Matteo Maria Zuppi arcivescovo di Bologna e presidente della Cei

Questo articolo è uscito sulla rivista Nigrizia di settembre 2023

Caro Alex,
che cosa ne pensi della mediazione tentata dal cardinal Zuppi riguardo alla guerra di aggressione della Russia in Ucraìna? Il cardinale è davvero andato in missione a Mosca (giugno) e a Washington (luglio) “per conto” di Pechino? Intendo dire che il Vaticano punta a tenere buoni rapporti anche con la Cina, anche se i cattolici sono un’infima minoranza. Perché tutti siamo per la pace, ma la pace si raggiunge facendo scelte politiche lungimiranti che creino nuovi equilibri, senza dimenticare che l’Ucraìna non può sedersi al tavolo della pace sventolando la bandiera della resa… (Lettera firmata)


Penso che per fermare la guerra in Ucraìna si debbano tentare tutte le strade politiche e nonviolente possibili. E dunque anche quella diplomatica che papa Francesco sta percorrendo, affidandosi al cardinale Matteo Maria Zuppi.

E non credo affatto che il cardinale sia andato in Russia e negli Stati Uniti per conto di Pechino. Con quell’azione diplomatica, il papa ha cercato di vedere se era possibile trovare un appiglio a Mosca e se Washington, prima potenza mondiale, poteva influire positivamente per mettere fine a questa guerra di aggressione all’Ucraìna che si protrae dal febbraio 2022 e che si fa più minacciosa ogni giorno che passa.

Quindi ritengo che la missione della Santa Sede sia stata doverosa. Missione che verrà completata dal viaggio che il cardinal Zuppi compirà a breve in Cina (lo ha annunciato ai primi di agosto il papa durante la Giornata mondiale della gioventù che si è tenuta Lisbona): non si conosce ancora l’agenda del cardinale, ma non potrà non essere affrontato l’argomento Ucraìna.

Penso che il Vaticano voglia tenere buone relazioni con la Cina perché è un paese-continente e perché lì il cristianesimo deve ancora attecchire. Ma penso anche che la Chiesa-istituzione voglia dialogare con ogni paese, come è corretto che sia. Ci chiediamo tutti se questa mediazione vaticana possa portare a qualche cosa di concreto. Dobbiamo essere fiduciosi.

E nel contempo dobbiamo essere consapevoli che la via cristiana è un’altra: i cristiani dovrebbero porre un fermo rifiuto a ogni guerra. Se oggi siamo in questa situazione è anche perché le comunità cristiane e le Chiese in tutto il mondo non hanno portato avanti questo messaggio chiarissimo di Gesù.

E gli esempi non mancano. Voglio ricordare una grande figura che ha riportato nella Chiesa la nonviolenza attiva. Mi riferisco a san Francesco d’Assisi che aveva tentato di porre fine alla crociata bandita da papa Onorio III nel 1217. Francesco si spinse ad incontrare nel 1219 il sultano d’Egitto al-Malik al-Kamil.

Siamo d’accordo che la pace si raggiunge facendo scelte politiche precise. Le disuguaglianze vergognose che attraversano il mondo rispecchiano dei rapporti di forza che sono gestiti anche con le armi. È evidente che se non riusciamo a cambiare tutto questo – e qui serve partecipazione politica, servono idee, serve coraggio, serve dedizione, soprattutto da parte dei cristiani – non si può arrivare alla pace.

E voglio chiarire che cosa penso di questa guerra. Invadendo l’Ucraìna, la Russia ha compiuto un’azione criminale. Ma tra le ragioni che hanno innescato il conflitto non dobbiamo dimenticare questa: la Federazione russa si è trovata via via a confinare con stati alleati della Nato.

Che è esattamente il contrario di ciò che avevano pattuito il 10 febbraio 1990 il cancelliere tedesco Helmut Kohl e il leader sovietico Michail Gorbaciov. In quell’occasione Kohl incassò l’assenso sovietico all’unificazione della Germania, a patto che la Nato non si espandesse verso est.

Se vogliamo davvero la pace dobbiamo uscire da questo cortocircuito. Dobbiamo rispettare i patti, rispettarci gli uni gli altri, disarmarci. Diversamente si profila il rischio di una guerra nucleare.

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