Guinea-Bissau: nuovo colpo di mano di Embalo - Nigrizia
Guinea-Bissau Politica e Società
Dopo aver sciolto il parlamento, il presidente sostituisce il primo ministro nominato solo una settimana prima
Guinea-Bissau: nuovo colpo di mano di Embalo
La crisi appena aperta sembra senza sbocchi. Il capo dello Stato tenta di sfuggire all’accerchiamento della nuova maggioranza di opposizione aumentando il caos istituzionale. Dissolto il parlamento, con un esecutivo che non avrà i voti per governare, l’unica figura istituzionale che resta sulla scena è la sua. Che guarda alle elezioni del 2024
21 Dicembre 2023
Articolo di Luca Bussotti
Tempo di lettura 5 minuti
Umaro Sissoko Embalo

Che non corresse buon sangue fra il presidente Umaro Sissoco Embalo e il nuovo primo ministro Geraldo João Martins, non era un mistero per nessuno. Ma in pochi si aspettavano un ennesimo colpo di mano di un presidente in sempre maggiori difficoltà, il cui partito è stato da poco sconfitto alle elezioni legislative e con una popolarità in netto calo.

La strategia di accerchiamento della coalizione che ha conquistato la maggioranza assoluta in parlamento (PAI-Terra Ranka) aveva infatti deciso di eleggere il proprio leader e futuro candidato presidenziale, Domingos Simões Pereira, alla presidenza del parlamento stesso, mentre Martins era stato indicato per ricoprire la carica di primo ministro.

Una scelta che a Embalo non era affatto piaciuta, ma a cui aveva dovuto adeguarsi.

Una nuova instabilità

La nuova situazione di instabilità era iniziata in modo piuttosto strano, ossia in uno scontro fra esercito e guardia nazionale, il cui capo, Victor Tchingo, è stato poi arrestato.

Una sorta di bis rispetto a un presunto colpo di Stato risalente al febbraio del 2022, che Emablo aveva attribuito a trafficanti internazionali di droga, ma che, in realtà, mai è stato chiarito.

La destituzione del primo ministro Martins deve quindi essere letta in un clima di costante tensione che ha accompagnato tutta l’esperienza presidenziale di Embalo dalla sua elezione, per molti macchiata da gravi irregolarità, sino a presunti e poco chiari tentativi di colpi di Stato, scioglimento del parlamento e rinvio delle elezioni legislative, che hanno segnato la prima, grande sconfitta elettorale del presidente e della coalizione che ancora oggi lo sostiene, sia pur da posizioni minoritarie.

Valutazioni inconciliabili fra Emablo e Martins avrebbero indotto il presidente a sollevare il primo ministro dall’incarico.

Al centro dei dissidi vi sarebbero due questioni: la totale discordanza di Martins rispetto a un atto da molti ritenuto illegale, lo scioglimento del parlamento da parte di Embalo, e un disaccordo rispetto alla formazione del nuovo governo.

La cui composizione, secondo Martins, avrebbe dovuto rispettare l’esito delle ultime elezioni legislative – quindi con una composizione di esponenti dell’alleanza PAI-Terra Ranka -, mentre Embalo avrebbe imposto un esecutivo di iniziativa presidenziale.

Nuovo primo ministro, vecchi problemi

Il nuovo primo ministro, appena nominato, Rui Duarte Barroso, è anch’egli un influente membro del PAIGC, mentre Carlos Pinto Pereira, avvocato vicinissimo a Domingos Pereira, è stato nominato ministro degli Esteri.

Altri esponenti della coalizione PAI-Terra Ranka sono stati nominati in vari ministeri, fra cui Aly Hijazi, ex-segretario nazionale del PAIGC, apposto a quello dell’Amministrazione pubblica.

Ma non ci sono soltanto membri dell’opposizione a Embalo a formare il nuovo governo.

Diversi dirigenti del partito di riferimento del presidente, il Madem-G15, sono pure entrati nell’esecutivo, come il capo della Casa Civile della presidenza della Repubblica, Soares Sambu, all’Economia, Maria Évora, alla Comunicazione sociale, Herry Mané all’Educazione, e altri.

Un governo, insomma, di iniziativa presidenziale, fatto da un lato per sfuggire all’accerchiamento da parte della nuova maggioranza, e dall’altro per creare ulteriore confusione istituzionale, visto che difficilmente questo esecutivo troverà sostegno e voti in parlamento.

Con un comunicato emesso il 20 dicembre scorso, cui ne è seguito da un secondo tre giorni dopo, infatti, la coalizione PAI-Terra Ranka ha fatto presente che Embalo ha inteso “personalizzare il nuovo governo e non rispettare la volontà popolare uscita dalle urne”, da qui la rottura con Martins.

Rispetto all’esecutivo appena varato, il comunicato puntualizza che “la coalizione PAI-Terra Ranka si dichiara indisponibile ad accettare la nomina di qualsiasi capo di governo e dei suoi rispettivi membri che non siano da essa indicati secondo una libera scelta”, prefigurando così scenari di enorme incertezza.

Infine, si richiama l’attenzione del presidente della Repubblica, così come dell’ECOWAS (la Comunità economica dell’Africa occidentale), al rispetto della Costituzione, a cominciare dalla ripresa dei normali lavori del parlamento.

Verso una crisi istituzionale senza sbocchi

La crisi che si è appena aperta sembra non avere vie di uscita. Troppo distanti le posizioni della maggiorana parlamentare da quelle del presidente Embalo.

L’ultima carta giocata dalla presidenza della Repubblica può suonare anche come provocazione rispetto a una coalizione che sembra avere in mano la vittoria alle prossime presidenziali, previste per novembre 2024.

Il nodo è tutto lì: la tattica di Embalo sembra infatti presagire una continuazione del proprio mandato ben oltre la sua scadenza naturale. Dissolto il parlamento, con un esecutivo che probabilmente non avrà i voti per governare, l’unica figura istituzionale che resta sulla scena della Guinea-Bissau è lo stesso Emabalo.

Visto i precedenti, tutto sarà possibile: il timore degli osservatori locali e internazionali è che Embalo torni a ripetere quanto fatto per le elezioni legislative: rimandare il più possibile le presidenziali, mantenersi al potere con una qualche giustificazione, e diventare l’ennesimo despota africano.

Uno scenario che società civile e partiti di opposizione cercheranno di scongiurare, e in cui sarà decisiva anche la posizione della comunità internazionale, a cominciare dall’ECOWAS e dall’Unione Europea, il primo donatore multilaterale per la Guinea-Bissau.

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