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Economia / È entrata in vigore l'AfCFTA
Libero scambio a piccoli passi
Iniziativa strategica per sostenere il commercio intra-africano, punta a togliere i diritti doganali e ad accelerare l’integrazione economica del continente. Ma deve fare i conti con la mancanza di infrastrutture e con la necessità di mettere a punto regole comuni
20 Gennaio 2021
Articolo di Armand Djoualeu
Tempo di lettura 4 minuti
AfCFTA

È stata varata ufficialmente il 2 gennaio scorso la Zona di libero scambio continentale africano (AfCFTA o Zleca), che riguarda 53 stati su 54 (l’Eritrea non ha ancora sottoscritto nessun impegno).

Alla cerimonia virtuale hanno preso parte tre capi di stato (Sudafrica, Niger, Ghana), il segretario generale del AfCFTA, Wamkele Mene, la segretaria generale della Commissione economica per l’Africa delle Nazioni Unite, Vera Songwe, e altri rappresentanti del circuito Onu. L’entrata in vigore del AfCFTA doveva essere il 1° luglio 2020, ma è stata rinviata a causa della pandemia di Covid-19.

L’AfCFTA è un’iniziativa strategica per sostenere il commercio intra-africano con la soppressione progressiva dei diritti doganali e accelerare l’integrazione economica del continente. Per l’economista Vera Songwe «se sarà messa in funzione correttamente, l’AfCFTA attrarrà investimenti e porterà rapide innovazioni».

Nell’economia africana hanno un ruolo chiave le piccole e le medie imprese, che rappresentano circa l’80% delle attività produttive. Ora queste imprese fanno fatica a penetrare i mercati esteri ma con l’AfCFTA possono esportare con maggior efficacia nei mercati regionali. Si prevede che i paesi che beneficeranno maggiormente del libero scambio sono quelli a vocazione agricola e quelli senza sbocco al mare: a questi paesi l’AfCFTA consente ulteriori facilitazioni nel transito e nella cooperazione doganale.

Vantaggi

Secondo la Conferenza Onu sul commercio e lo sviluppo, i paesi africani potrebbero trarre benefici per 20 miliardi di dollari l’anno solo con l’abbattimento delle barriere non tariffarie che fino a oggi hanno rallentato la circolazione delle merci. Nel rapporto The African continental freetrade area: economic and distribution effects, la banca mondiale stima che entro il 2035 l’AfCFTA potrà accrescere il reddito regionale del 7%, cioè di 450 miliardi di dollari. Un aumento del reddito che sarà generato, in parte considerevole, anche dalla riduzione delle formalità amministrative e dalla semplificazione delle procedure doganali.

Il protocollo relativo alla zona di libero scambio detta le regole comuni che si applicano ai diritti di dogana, alla circolazione di persone, agli ostacoli non tariffari… L’obiettivo è di aumentare a breve termine il commercio intra-africano che rappresenta oggi appena il 17% delle esportazioni dei paesi aderenti al nuovo trattato, contro il 70% di Europa e Asia.

Zone d’ombra

Tuttavia, è necessario ammetterlo, non pochi paesi mostrano una certa freddezza nei confronti del AfCFTA. Nonostante i vantaggi considerevoli che l’accordo procurerà all’Africa, gli analisti sottolineano che i conflitti regionali e la pandemia, oltre che l’insufficienza di infrastrutture viarie, creeranno non pochi problemi.

E in effetti l’emergenza indotta dal Covid-19 ha ritardato la realizzazione del AfCFTA, ma anche consentito di far luce sulle falle del sistema produttivo e di approvvigionamento: prima fra tutte la dipendenza del continente dalle importazioni di prodotti manifatturieri.

È chiaro che togliere le barriere doganali non farà decollare le economie da un giorno all’altro, assicurando uno sviluppo duraturo. Le sfide da affrontare sono anche di ordine politico, giuridico, infrastrutturale, finanziario e securitario.

Alcuni interrogativi. Che ne sarà degli accordi commerciali bilaterali tra paesi africani e paesi terzi (fuori dall’Africa)? I prodotti importati dovranno subire una trasformazione in uno stato membro del AfCFTA per poter circolare liberamente? Che statuto sarà accordato ai prodotti trasformati in zona franca e parzialmente consumati nel AfCFTA? Sarà necessaria una moneta unica per facilitare gli scambi commerciali ed evitare sbalzi artificiali del prezzo di costo?

Il rischio è che l’apertura del mercato africano vada a vantaggio non tanto dell’Africa ma soprattutto dei grandi paesi esportatori di beni e servizi verso il continente, come attesta la controversia intorno agli accordi di partenariato economico. E poi non si può dimenticare che abbassare o togliere le barriere doganali significa, per la maggior parte degli stati africani, rinunciare a una notevole fonte di entrate…


Alcuni dati:

Dei 53 stati africani che hanno firmato l’accordo sulla zona di libero scambio (AfCFTA o Zecla), 34 hanno finora ratificato questa scelta. L’AfCFTA può potenzialmente mettere insieme 1,2 miliardi di persone per un prodotto interno lordo di 2.500 miliardi di dollari. Il processo che ha portato all’accordo è stato lanciato nel giugno 2015 in occasione del 25esimo summit dell’Unione africana.

 

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