Scongiurare una crisi idrica mondiale - Nigrizia
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All’Onu la Conferenza sull’acqua
Scongiurare una crisi idrica mondiale
Tra meno di trent’anni 6 miliardi di persone faranno i conti con la scarsità d’acqua. 460 milioni in Africa. Alle Nazioni Unite si cercano soluzioni partendo dalla necessità di giustizia e sostenibilità per il costo dell’acqua e dei sussidi costanti all’agricoltura che da sola consuma il 70% delle risorse idriche. Una situazione che peggiorerà con l’incremento demografico, aumentando i flussi migratori
22 Marzo 2023
Articolo di Antonella Sinopoli (da Accra)
Tempo di lettura 5 minuti
(Credit: Azione contro la fame)

Entro il 2050 circa 6 miliardi di persone dovranno fare i conti con la scarsità di acqua. Scarsità dovuta ai cambiamenti climatici, all’inquinamento, a consumi e produzioni sempre più insostenibili. Negli uffici delle Nazioni Unite – e in particolare dell’Unep (sezione che si occupa dell’ambiente) – è questo il messaggio che risuona mentre si danno gli ultimi ritocchi alla Conferenza sull’acqua (22-24 marzo, New York).

Una conferenza definita storica e che arriva nel bel mezzo di disastri, morti, distruzioni causate da un lato dalla siccità, dall’altro da inondazioni e dalla violenza degli cicloni. Pensiamo solo all’ultimo, Freddy, che recentemente ha sconvolto Mozambico e Malawi. E secondo UN Water quasi tre quarti di tutti i recenti disastri sono legati all’acqua e, negli ultimi 70 anni, hanno causato danni economici calcolabili in circa 700 miliardi di dollari.

Ci sono anche altri dati che dovrebbero far paura: già oggi più di 2 miliardi di persone vivono in paesi dove ci sono problemi di approvvigionamento idrico e, parlando ancora di effetti climatici, dal 2000 i disastri legati alle inondazioni sono aumentati del 134%, mentre il numero e la durata dei periodi di siccità è cresciuto del 29%.

Bisogna ricordare che la desertificazione sta provocando la perdita di milioni di ettari di aree coltivabili – soprattutto nell’area subsahariana – con tutte le conseguenze che ne derivano: abbandono della terra e aumento della povertà.

A tutto questo, quando si parla di scarsità d’acqua bisogna aggiungere che in Africa ci sono ancora milioni di persone che per approvvigionarsi devono recarsi a fonti d’acqua e ruscelli che non solo possono distare parecchio dalla propria casa ma che possono essere sporche ed inquinate. Non dimentichiamo che otto persone su dieci che non hanno accesso all’acqua potabile vivono in aree rurali e circa la metà di loro vive nei cosiddetti paesi in via di sviluppo.

La Conferenza di New York si concentrerà, tra le altre cose, sul documento Turning the tide (rivoltare la marea) ed è alquanto significativo che tra i punti indicati su cui si dovrebbe lavorare c’è quello di considerare giustizia e sostenibilità per quanto riguarda il costo dell’acqua – quindi per tutte quelle persone a basso reddito – e di sussidi costanti (non una tantum) all’agricoltura.

I problemi relativi all’acqua nascono però da molto lontano e oggi sono semplicemente aggravati da politiche di sfruttamento scellerato dei territori e dagli effetti del cambiamento climatico. Eppure un primo evento globale sull’acqua venne organizzato nel lontano 1977 e non dimentichiamo che nel 2015, con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, la promessa fatta al mondo fu che entro quella data la grande sfida di assicurare acqua pulita a tutti i cittadini della terra sarebbe stata se non vinta almeno combattuta con grossi risultati.

“Il mondo è a un bivio” recitano i tecnici che hanno redatto cifre e analisi su cui si discuterà nella Conferenza di New York. Una retorica usata già altre volte in passato e che, più che di catastrofismo, oggi è impregnata e sporca di tutte quelle azioni che prevedibilmente avrebbero peggiorato la situazione. A cominciare dall’ingiustizia sociale che impedisce a intere fasce di popolazione di godere di un bene primario come l’acqua.

Africa a secco

Pensiamo a quel semplice gesto di berne un bicchiere. Ecco, l’Africa subsahariana risulta la regione al mondo con la copertura più bassa di servizi di acqua potabile gestiti in sicurezza, appena il 30%. Il resto è contaminato. Da scarichi di rifiuti e anche dall’abitudine di defecare, sulle spiagge come nel bush.

Da questo punto di vista il quadro di azioni presentato sarebbe alquanto semplice: ripensare alle politiche di accesso all’acqua e fornire un accesso a prezzi accessibili a tutti. C’è poi l’aspetto della scarsità dovuta anche a colture (che non sono certo quelle locali destinate ad una produzione consumo familiare o alla piccola vendita) che richiede un uso massiccio di acqua.

È stato calcolato che da sola l’agricoltura utilizza il 70% di acqua a livello globale. Una situazione che peggiorerà con l’incremento demografico, in Africa come nel resto del mondo. Si calcola che entro il 2050 almeno 230 milioni di persone nel continente soffriranno per la carenza d’acqua e almeno 460 milioni vivranno in aree dove ci sono problemi di approvvigionamento.

Mancanza d’acqua vuol dire anche scarsa igiene e maggiori possibilità di contrarre malattie. Non è un caso, ovviamente, che su migliaia morti di bambini sotto i cinque anni per diarrea, la maggior parte siano africani.

Siccità e migrazioni

Particolarmente critico è quanto sta accadendo nel Corno d’Africa dove si sta vivendo la peggiore siccità degli ultimi 60 anni. Secondo il Programma alimentare mondiale  “Indipendentemente dall’andamento delle piogge del 2023, i bisogni umanitari estremamente elevati persisteranno per tutto l’anno, mentre una piena ripresa da una siccità di questa portata richiederà anni”.

In Kenya, Etiopia e Somalia circa 23 milioni di persone vivono nel limbo dell’insicurezza alimentare e oltre 8,9 milioni di capi di bestiame, su cui le famiglie di pastori fanno affidamento per il proprio sostentamento, sono morti. Scarsità d’acqua, fame, o disastri causati dall’eccesso d’acqua sono tutte concause alla base anche di conflitti e soprattutto di migrazioni forzate.

Il calcolo della Banca mondiale è che, entro il 2050, almeno 85.7 milioni di subsahariani migreranno a causa degli effetti dei cambiamenti climatici. Sono tutte criticità ben note a chi partecipa agli incontri dell’Onu, tra l’altro organizzati in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, il 22 marzo.

Criticità che prevedono approcci interconnessi e ovviamente sostenibili, dove politica e affari dovrebbero riuscire a parlare un linguaggio comune: quello del benessere delle persone. Intanto, i dati dicono che non sta andando in questo senso e che la sola crescita economica non è sinonimo di una vita dignitosa per tutti. 

 

 

 

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