Sotto il giogo della sofferenza e dell’oppressione - Nigrizia
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Sotto il giogo della sofferenza e dell’oppressione
La pandemia di Covid-19 ha dato il colpo di grazia al paese, già da anni allo stremo. Iperinflazione, disoccupazione, cambiamenti climatici e corruzione hanno portato fame e miseria diffuse. Un grido inascoltato, anche dalla chiesa
30 Giugno 2020
Articolo di Danisa Khumalo (direttore del Denis Hurley Peace Institute in Sudafrica)
Tempo di lettura 7 minuti
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Venditori ambulanti per le strade di Harare (Credit: zimbabwedigitalnews.com/Reuters)

T.J. è medico e lavora in un ospedale pubblico. Sui social ha lanciato un appello per chiedere donazioni. Il suo stipendio, equivalente a circa 120 euro al mese, non è sufficiente per mettere cibo sulla tavola per la famiglia. Come lui ci sono molti altri esempi di insegnanti, infermieri, poliziotti, soldati e altri dipendenti pubblici che non riescono a far quadrare i conti con lo stipendio dello stato. La maggior parte della popolazione in Zimbabwe lotta ogni giorno per la sopravvivenza.

Quando nel 2017 il presidente Robert Mugabe si dimise dopo essere stato al potere per 37 anni, la gente sperava un cambiamento. Ma il nuovo governo guidato da Emmerson Mnangagwa non è stato all’altezza delle attese, il suo rapporto con la gente non si è mostrato diverso da quello del suo predecessore e ha continuato a distruggere l’economia.

Disoccupazione alle stelle

Nonostante ci siano diverse stime sulla disoccupazione, appare chiaro che oltre l’80% della popolazione non ha un lavoro. Tra questi ci sono molti laureati. Vari tra loro hanno dottorati di ricerca, master, lauree e formazione tecnica. Carta straccia. Molti sono cresciuti con il mito che, se avessero affrontato studi seri, avrebbero trovato un buon lavoro per vivere con dignità.

Oggi in Zimbabwe questo mito è sfatato dalle circostanze economiche, politiche e sociali che promuovono gli individui sulla base della affiliazione a politici del partito al potere, piuttosto che alla meritocrazia e competenza accademica. L’istruzione non si traduce facilmente in occupazione e quand’anche si ottiene un posto di lavoro si è ancora pagati pochissimo.

Chi scrive ha un parente in Zimbabwe con master in ingegneria chimica che dopo esseri laureato, quattro anni fa, si è dato da fare per cercare un lavoro. Ma niente da fare. Al momento c’è tutta una generazione che ha terminato da tempo gli studi a college e università, e non ha mai trovato un impiego adeguato al proprio curriculum. A tanti non resta che rassegnarsi a diventare venditori di strada, per cui non sorprende più trovare nelle città laureati che vendono dolci, frittelle o verdure.

Altri tentano invece la carta della migrazione nei paesi vicini. Ma anche quest’ultima opportunità sembra essere preclusa, perché i paesi confinanti intendono proteggere il posto di lavoro dei propri cittadini.

Insicurezza alimentare e corruzione

La pandemia del Covid-19 ha peggiorato ancora di più la situazione della gente che stava già affrontando la carestia dopo il lungo periodo di siccità a cui hanno fatto seguito piogge irregolari e insufficienti. Ad oggi 4,3 milioni di persone sono vulnerabili e bisognose di assistenza alimentare, come attesta il recente rapporto Ocha delle Nazioni Unite. 

Il confinamento da Covid-19, imposto a marzo dal governo, ha aggiunto un’ulteriore sofferenza per la gente comune che sarebbe morta di fame se non avesse potuto uscire di casa. Alla fine, una settimana dopo il lockdown, il presidente Mnangagwa è stato costretto ad aprire gli uffici delle agenzie di trasferimento di denaro internazionale in modo da permettere a un po’ di famiglie di sopravvivere grazie alle rimesse.

Anche queste sono arrivate con il contagocce perché la pandemia ha avuto un impatto negativo sui flussi finanziari nella maggior parte dei paesi del mondo e ha fatto scendere vertiginosamente le possibilità di aiutare le famiglie nel paese di origine. Tutti fattori, questi, che aumentano la tensione sociale.

Tra questi la corruzione che è stata il calice avvelenato per l’attuale governo dello Zimbabwe, con la famiglia del presidente Mnangangwa coinvolta in attività illecite riguardo l’acquisto di dispositivi di protezione dal coronavirus a prezzi esorbitanti.

Invece di indagare sui membri della famiglia del presidente, la mira è stata diretta altrove: il ministro della salute è stato arrestato, accusato di corruzione e rilasciato su cauzione. Fatto che è stato spacciato dai media come un successo del presidente e del governo.

Lo strapotere dello Zanu-Pf

Anche la situazione politica generale non aiuta. Lo Zanu- Pf (Zimbabwe african national union), il partito al potere, è diventato un mostro per i cittadini e per coloro che gli si oppongono. Lo dimostrano alcuni casi recenti come l’arresto di Thabani Mpofu, avvocato del Mdc (Movimento per il cambiamento democratico), uno dei principali partiti di opposizione, e di tre attiviste che hanno denunciato di essere state rapite, torturate dagli agenti dello stato e abusate sessualmente. Si tratta di Cecilia Chimbiri, Joana Mamombe e Netsai Marova, arrestate e liberate sotto pagamento di cauzione dopo lunghe e faticose trattative.

La Commissione per diritti umani delle Nazioni Unite ha rilasciato una dichiarazione in cui chiede la fine immediata di rapimenti e torture. Fino ad oggi, nessuno è stato ritenuto responsabile per le atrocità commesse contro queste donne e contro la popolazione in generale. Questo perché la magistratura è partigiana. Nel modo in cui sta agendo la giustizia, è chiaro come stia facendo di tutto per servire il regime attuale.

Allo stesso modo, i partiti di opposizione sono frammentati e si combattono continuamente invece di concentrarsi sul duro lavoro di creare un’alternativa all’attuale partito al potere. Le questioni di avidità, lotta per il potere e auto-arricchimento, sia per lo Zanu-Pf che per l’opposizione, sembrano essere i punti di riferimento della politica dello Zimbabwe. Molte persone esprimono ormai la loro totale delusione per coloro che fingono di desiderare il bene comune e pretendono di dettare l’agenda politica del paese.

Economia allo sbando

Il declino economico è ormai senza sosta da due decenni e non c’è una svolta in vista. L’economia ha mostrato segni di ripresa solo quando il paese ha utilizzato un sistema multivaluta con il dollaro statunitense come valuta di riferimento. Oggi c’è un’iperinflazione. Attualmente, il tasso di cambio per un dollaro locale dello Zimbabwe (obbligazioni) è superiore a 70 dollari Usa. Gli stipendi di coloro che hanno la fortuna di lavorare sono rapidamente svalutati dall’iperinflazione.

Quindi è necessario convertire tutto e subito in dollari Usa in modo da poter acquistare merci in molti negozi o per percorrere lunghe distanze. La maggior parte delle industrie sono state chiuse e quelle sopravvissute operano al minimo. A peggiorare le cose, la pandemia di Covid-19 ha interrotto anche la produzione delle industrie sopravvissute. Alcune aziende sono in procinto di licenziare i lavoratori, andando così ad aumentare ulteriormente il tasso di disoccupazione.

Il futuro dell’economia dello Zimbabwe è cupo a meno che non vengano messe in atto misure drastiche che vadano di pari passo con una onesta governance, lo stato di diritto, la riforma della politica e il rispetto dei diritti umani.

Il silenzio delle chiese

In questo caos qual è il ruolo delle chiese? Dov’è la voce delle chiese nel mezzo di tanta sofferenza? Come è possibile che i responsabili ecclesiali non vedano né si preoccupino di ciò che sta accadendo nel paese? Le chiese dello Zimbabwe sono note per il loro silenzio. L’ultima volta, ad esempio, che i leader della chiesa cattolica sono intervenuti, è stato durante lo sciopero di oltre 100 giorni da parte dei medici nel 2019.

Alcuni commentatori politici sostengono che ruolo delle chiese, in particolare la chiesa cattolica, sia quello di tenere buona la gente, per allentare l’attuale tensione politica, ma il loro silenzio è a dir poco assordante. Diversi cristiani, specialmente i cattolici, vorrebbero sentire dai loro leader una denuncia esplicita della disastrosa situazione in cui versa la maggior parte della popolazione, puntando il dito in maniera inequivocabile contro la cattiva gestione dell’economia e il mancato rispetto dei diritti umani.

A volte, c’è la percezione che la Chiesa cattolica stia facendo molto a porte chiuse in un approccio piuttosto diplomatico con le autorità, ma ciò che è chiaro è che non sta facendo abbastanza. Alcuni sottolineano il fatto che la chiesa cattolica sia stata messa a tacere a causa dei suoi stessi errori e che i politici siano pronti a intervenire contro i suoi esponenti nel caso di critiche allo status quo. Senza una voce credibile che denunci questo sistema, alla Chiesa non rimangono che parole vuote, prive di incidenza sulla realtà.

L’attuale situazione dello Zimbabwe è talmente catastrofica da essere inimmaginabile anche per coloro che sono al potere. È una realtà di dolore così acuto che è urgentissimo da parte delle autorità e della popolazione cercare soluzioni concrete e immediate. Non ci sarà nessuno all’esterno che potrà salvare il paese.

 

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