Ciad, elezioni: l'era Deby continua - Nigrizia
Ciad Politica e Società
Il generale e presidente di transizione uscente ,figlio dell'ex presidente, riconfermato alle urne
Ciad, elezioni: l’era Deby continua
Tensione a Ndjamena. L'opposizione ed ex premier Masra: «Ho vinto io, mobilitiamoci»
10 Maggio 2024
Articolo di Redazione
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Il presidente Mahamat Déby Itno. Foto dal profilo Facebook della Coalizione per il Ciad unito

Nessuna sorpresa dalle elezioni presidenziali che si sono tenute in Ciad lunedì 6 maggio. Stando ai dati provvisori pubblicati dall’Autorità nazionale per la gestione delle elezioni (Ange) di Ndjamena infatti, più del 61% dei voti è andato al generale e presidente di transizione uscente Mahamat Déby Itno, succeduto nell’aprile 2021 al padre Idriss Déby, rimasto ucciso in scontri con una milizia armata dopo aver guidato il paese per 30 anni.

Déby, 40 anni, ha ottenuto una quota di consensi tale da rendere inutile un secondo turno: il suo principale sfidante, Succès Masra, ex leader dell’opposizione in esilio diventato poi primo ministro nel governo del generale, ha raggiunto infatti solo il 18,5% dei voti. Terzo, con quasi il 17% delle preferenze, l’ex premier Pahimi Padacké Albert.

Soldati in strada 

Deby ha già dichiarato di voler essere «il presidente di tutti i ciadiani». I candidati hanno adesso tre giorni di tempo per presentare eventuali ricorsi contro la vittoria del generale. Qualora l’organismo non dovesse rilevare irregolarità, il presidente verrà allora annunciato ufficialmente da oggi a circa dieci giorni. Nel frattempo il clima nel paese è teso: ieri notte colpi di arma da fuoco sono stati segnalati a Ndjamena, stando a quanto riportano media internazionali. Le autorità ciadiane hanno disposto un gran numero di agenti di polizia e di militari nell’ottica di prevenire qualsiasi esplosione di violenza.

Déby è succeduto al padre con modalità opache, assimilabili a un golpe secondo opposizioni e analisti concordanti. Il voto di lunedì ha segnato la fine della transizione militare cominciata con questo passaggio di consegne costretto dalla morte dell’ex presidente. Il Ciad è l’unico paese che è riuscito ad andare al voto fra quelli del Sahel in cui è avvenuto un colpo di stato o in cui si è verificato un avvicendamento al potere sospetto. Dal 2020 a oggi militari hanno preso il potere in Mali (due volte), Burkina Faso (pure due volte), Guinea, Niger e Sudan. 

L’omicidio di Dillo 

È importante specificare però che le consultazioni del 6 maggio sono state precedute da denunce e polemiche. A fine febbraio una delle figure più in vista delle opposizioni, Yaya Dillo, ritenuto un papabile sfidante al voto di Deby,  è stato ucciso dalle forze di sicurezza durante un raid nella sede del suo partito. Secondo le ricostruzioni delle autorità la morte del politico, cugino del presidente appena riconfermato, è avvenuta nel concitato contesto di una sparatoria. Un’inchiesta di medici forensi indipendenti è arrivata a conclusioni molto diverse però: Dillo sarebbe stato ucciso da un colpo di arma da fuoco sparato da distanza ravvicinata in quella che potrebbe essere stata un’esecuzione extragiudiziale.

Diversi altri candidati alla presidenza erano stati esclusi dal voto sulla base di presunte irregolarità inoltre, mentre Deby aveva incassato il supporto di oltre 200 fra partiti e organizzazioni della società civile, confluite nella Coalizione per il Ciad unito che lo ha poi sostenuto alle urne.

Le tensioni non sembrano peraltro destinate a finire con la fine del processo elettorale. Poche ore prima che l’Ange proclamasse i risultati provvisori, Masra ha pubblicato sul suo profilo Facebook un video con cui si è dichiarato vincitore. «Quello che temevamo sta accadendo, ha denunciato l’oppositore, leader della formazione dei Transformateurs. «Un piccolo gruppo di potere sta manipolando i risultati elettorali. Sappiamo tutti che vogliono privare il popolo della vittoria». L’ex premier ha poi lanciato un appello ai suoi sostenitori: «A tutti i ciadiani che hanno votato per il cambiamento, che hanno votato per me, dico: mobilitatevi. Fatelo con calma, con uno spirito di pace».

Uno zelo sospetto 

Le elezioni si sono comunque svolte in modo perlopiù pacifico. Secondo l’Ange, l’affluenza si è aggirata intorno al 75% degli elettori registrati, che erano circa 8 milioni di persone. Diversi analisti hanno però sollevato dei sospetti sulle modalità del conteggio del voto, come riporta Radio France Internationale (Rfi): a colpire sono state soprattutto le tempistiche. L’autorità elettorale ciadiana ha infatti annunciato i risultati molto prima del previsto – la scadenza ultima per comunicarli era il 21 maggio – e molto prima di quanto avvenuto in genere nella storia recente del paese.

L’esito del voto era stato invece ampliamente previsto. Questo non significa però che l’appuntamento elettorale ciadiano non fosse osservato con attenzione dalla comunità internazionale, e soprattutto dalla Francia: il Ciad guidato dai Deby è uno storico alleato di Parigi e Ndjamena è sempre di più un punto di riferimento per l’Eliseo, visto i ritiri forzati a cui i militari transalpini sono stati costretti in Niger, Mali e Burkina Faso dopo le esplicite richieste delle giunte militari al potere nei paesi saheliani. 

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