Cinque big-tech scagionate dalle accuse di lavoro minorile in Rd Congo
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La sentenza in appello negli Stati Uniti conferma quanto già stabilito nei gradi di giudizio precedenti
Cinque big-tech scagionate dalle accuse di lavoro minorile in Rd Congo
Per il tribunale i colossi tecnologici Google Alphabet, Apple, Dell, Microsoft e Tesla non sono responsabili dello sfruttamento dei bambini nelle miniere di cobalto
06 Marzo 2024
Articolo di Redazione
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Una decisione ancora una volta a favore delle società tecnologiche economicamente più forti, riconferma l’impunità con cui questi potentati possono operare in Africa e in altri continenti.

Negli Stati Uniti una Corte d’appello federale ha rigettato ieri le accuse rivolte a cinque importanti società tecnologiche (Google Alphabet, Apple, Dell, Microsoft e Tesla) per la loro presunta complicità nell’utilizzo del lavoro minorile per l’estrazione del cobalto nella Repubblica democratica del Congo.

Il tribunale del distretto di Columbia ha respinto il ricorso di 16 querelanti, tra cui ex bambini minatori i rappresentanti di cinque bambini uccisi nelle operazioni di estrazione del cobalto, utilizzato per produrre batterie agli ioni di litio ampiamente utilizzate nell’elettronica.

Circa il 70% del cobalto mondiale proviene dalla Rd Congo e tra il 15 e il 30% del metallo è estratto da miniere informali o artigianali.

Secondo la denuncia, le aziende “hanno deliberatamente nascosto” la loro dipendenza dal lavoro minorile, per garantire che il loro crescente bisogno di metallo raro fosse soddisfatto.

Ma la Corte d’appello ha stabilito che l’acquisto di cobalto nella catena di approvvigionamento globale non equivale a “partecipazione a un’impresa”. E che l’acquisto di cobalto da parte delle aziende non significa che queste abbiano partecipato allo sfruttamento del lavoro minorile forzato.

Il giudice Neomi Rao ha affermato che i querelanti non hanno dimostrato che le cinque società avessero qualcosa di più di un rapporto acquirente-venditore con i fornitori, o avessero il potere di fermare l’uso del lavoro minorile.

Ha aggiunto che molti altri soggetti sono responsabili del traffico di manodopera, compresi intermediari, altri consumatori di cobalto e il governo della RDC.

I fornitori di cobalto alle cinque aziende includono Eurasian Resources Group, Glencore, Umicore e Zejiang Huayou Cobalt. Nessuna di queste grandi società è stata nominata in qualità di imputata nel processo.

Per Terry Collingsworth, un avvocato dei querelanti, la decisione della corte fornisce invece «un forte incentivo a evitare qualsiasi trasparenza con i loro fornitori, anche se promettono pubblicamente di avere politiche di ‘tolleranza zero’ contro il lavoro minorile».

Il caso è stato presentato per la prima volta in tribunale nel 2019 dall’organizzazione per i diritti umani International Rights Advocates, che è poi ricorsa in appello dopo il respingimento dell’istanza.

Secondo il Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, almeno 25mila bambini lavorano nelle miniere di cobalto nella Rd Congo, spesso in condizioni pericolose.

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