Egitto: Zaki entrato nella grazia del Faraone - Nigrizia
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Il governo Meloni rivendica il successo dell'operazione
Egitto: Zaki entrato nella grazia del Faraone
Al-Sisi ha colto l’occasione della festività di El Am El Hijri, l’egira di Maometto, per liberare alcuni detenuti, soprattutto politici. Tra questi anche il ricercatore neo laureato a Bologna. Solo il 18 luglio era stato condannato a 3 anni di carcere. Importante lavoro diplomatico italiano, sotto traccia, agevolato dal neo ambasciatore egiziano a Roma, ex portavoce del presidente. Resta ancora aperto, tuttavia, il caso Regeni
19 Luglio 2023
Articolo di Giba
Tempo di lettura 5 minuti

Alla fine l’attendismo di Giorgia Meloni e i suoi toni smorzati si sono rivelati figli di una trattativa in corso col governo egiziano.

E oggi può brindare, perché il dittatore Abdel Fattah al-Sisi, in occasione della festa di El Am El Hijri, ha concesso la grazia a una serie di detenuti, tra cui il ricercatore egiziano Patrick Zaki.

La notizia è stata data per prima da Reuters che riportava dichiarazioni di autorità egiziane. Poi su Facebook, Mohamad Abdelaziz, componente del Comitato per la grazia presidenziale egiziano, ha confermato che «il Presidente (…) usa i suoi poteri costituzionali ed emette un decreto presidenziale che concede la grazia a un gruppo di persone contro le quali sono state pronunciate sentenze giudiziarie, tra cui Patrick Zaki e Mohamed El-Baqer (il più noto attivista egiziano in carcere dal 2019, ndr). Tutto questo in risposta all’appello del Consiglio dei segretari del dialogo nazionale e delle forze politiche».

E a Montecitorio scatta l’applauso. Ieri l’umore era completamente diverso dopo la decisione del tribunale speciale di Mansour di condannare Zaki a 3 anni di carcere.

Potrà viaggiare

Inizialmente c’erano dei dubbi sulla possibilità del neolaureato all’Alma Mater di Bologna di viaggiare. Ad alimentare il dubbio il suo stesso avvocato, Hoda Nasrallah, che all’Agenzia Nova, ha ricordato che «serve una decisione del pubblico ministero per rimuovere il suo nome dall’elenco dei divieti di viaggio».

Con la grazia presidenziale, infatti, viene estinta la pena comminata, ma non il reato. Ma a sciogliere ogni perplessità è stata la stessa presidente del consiglio italiana, che in un videomessaggio ha dichiarato: «Domani Patrick Zaki tornerà in Italia e gli auguro dal profondo del mio cuore una vita di serenità e di successi».

Zaki, lo ricordiamo, era stato condannato per «diffusione di notizie false dentro e fuori il paese» e di avere scritto un articolo nel 2019 sulle discriminazioni subite dai copti egiziani.

Il governo a questo punto si può solo beare. La notizia certamente lo rafforzerà sia a livello diplomatico sia nell’opinione pubblica italiana. È infatti riuscito in un’impresa fallita dagli esecutivi che l’hanno preceduto.

Il ruolo dell’ambasciatore egiziano

L’eventualità di un simile epilogo era stata prospettata stamani da alcuni organi di stampa. Il Corriere della sera, ad esempio, oltre a giudicare positivamente i toni bassi usati da Meloni, rivelava che sono molto buoni i rapporti tra il neo ambasciatore egiziano a Roma, con la diplomazia e il governo italiani. Bassam Rady, che ha presentato le sue credenziali a marzo, non è un diplomatico qualsiasi. Fino a pochi mesi è stato «il portavoce di al-Sisi e descritto da fonti italiane come “uomo influente e preparatissimo, molto ascoltato dal suo presidente. Una persona cordiale e ben disposta nei confronti del nostro paese”». Un legame che quasi sicuramente ha influito sulla scelta del Faraone.

Come potrebbero aver influito le promesse  all’Egitto di aiuti economici dell’Italia e degli organismi Onu, soprattutto in ambito sanitario. Ma solo i prossimi giorni, settimane, mesi ci diranno i veri accordi (ufficiali e non) sottoscritti dai due governi.

Le due festività

La grazia di al-Sisi a Zaki era comunque una possibilità legata a un filo molto esile. Tuttavia esistente: oggi e il 23 luglio sono due festività molto importanti in Egitto. La prima è la festa di El Am El Hijri, l’egira di Maometto, l’inizio del calendario islamico. La seconda celebra il giorno della rivoluzione del 1952. Due appuntamenti dove ogni anno il presidente egiziano mostra la sua bontà liberando dei condannati, spesso in carcere per reati politici.  

Per cui si confidava in un atto di clemenza proprio in occasione di queste feste. Così è stato.

E come ieri, anche in queste ore si assiste a un profluvio di dichiarazioni. Soprattutto politiche. Trionfali. 

Noi vogliamo segnalare, invece, l’intervento di Amnesty international, una ong che non ha mai abbandonato Zaki anche quando si erano spenti i riflettori sulla sua storia: «Non sappiamo se nel provvedimento di grazia ci sia anche altro, e quando verrà attuato, se a ore o giorni. La cosa importante è che abbiano abolito divieto di viaggio per Patrick, perché ci sono persone assolte, mai condannate che non possono lasciare l’Egitto e sono tutti difensori dei diritti umani. Quindi è importante che recuperi la sua piena libertà, e possa tornare a Bologna» ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty. 

Appunto, Bologna, la città che lo ha adottato, come ha reagito alla notizia? Il sindaco Matteo Lepore ha voluto illuminare di giallo (il colore di Amnesty International) Palazzo Re Enzo, in Piazza Maggiore. «Attenderemo Zaki in Comune, speriamo presto, dove gli consegneremo la cittadinanza onoraria che gli abbiamo conferito, staccheremo insieme lo striscione che avevamo affisso per chiedere la sua liberazione e lo accoglieremo con una grande festa popolare in Piazza Maggiore, come siamo abituati a fare nella nostra città», le parole del primo cittadino.

Resta, infine, un interrogativo scomodo che i prossimi mesi scioglieranno: la liberazione di Zaki è stata moneta di scambio con Il Cairo per mettere definitivamente la parola fine, anche per Roma, sul caso di Giulio Regeni?

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