
In Marocco torna la paura per il lockdown. Dalla mezzanotte di domenica 26 luglio, infatti, è vietato viaggiare in entrata o uscita da otto dei maggiori centri urbani: Tangeri, Tetouan, Fès, Meknes, Casablanca, Berrechid, Settat e Marrakech. La proibizione è stata decretata con un comunicato congiunto del ministero degli interni e della salute a seguito dell’aumento di casi di positivi al Covid-19 in queste ultime settimane. Il decreto ha stabilito una nuova parziale chiusura che potrebbe, però, tornare a essere totale se la situazione non migliorerà nei prossimi giorni.
L’annuncio del governo e il caos generale
La decisione di chiudere le principali città è stata presa, come ha dichiarato il ministro della Salute Khalid Aït Taleb, «tenendo conto del significativo aumento, negli ultimi giorni, del numero di infezioni in gruppi di lavoratori e in particolari regioni, basandosi sui monitoraggi giornalieri, e sulla valutazione periodica degli sviluppi della situazione epidemiologica nel paese, nel contesto del rafforzamento delle misure adottate per limitare la diffusione del virus». Domenica, infatti, quando è stato varato il decreto, il numero di nuovi casi ammontava a 633 per un totale di 20.278. Ora, secondo le statistiche aggiornate, nel paese i contagiati sono 20.887; i casi attivi sono 4.018 (quasi 500 in più rispetto al 27 luglio), i morti 316. Un incremento preoccupante in pochi giorni. Secondo il ministero l’aumento di contagi – che erano rallentati notevolmente quasi annullandosi tra la fine di giugno e la metà di luglio – sarebbe dovuto a un mancato rispetto delle norme di igiene e allo scarso uso di dispositivi di protezione, di disinfettanti e a un mal praticato distanziamento sociale. Proprio in merito a quest’ultima voce, da Fès arriva la notizia che negozi, bar e ristoranti verranno chiusi tutti i giorni a partire dalle 20. Un lento ritorno, quindi, a quel coprifuoco che a inizio marzo aveva fatto da apripista alla quarantena. Il governo sta valutando, infatti, la possibilità di tornare a un lockdown quasi completo; tutto dipende da cosa mostreranno i dati in questi giorni.
Il governo marocchino ha così deciso di stanziare un fondo da 10,92 miliardi di euro finalizzato a rilanciare l’economia nazionale colpita dalla pandemia. Lo ha annunciato oggi il re Mohammed VI in un discorso alla nazione in occasione della festa del trono.
Intanto la notizia del divieto di viaggiare tra città, diffusa dai media marocchini, ha sconvolto la popolazione, e coloro che si trovavano lontano da casa, soprattutto per motivi di vacanza o lavoro, nella notte tra domenica e lunedì si sono riversati nelle strade e nelle stazioni per cercare di tornare nelle proprie città. Emblematici i video delle code chilometriche sulle autostrade (dove sono avvenuti non pochi incidenti), e le immagini delle stazioni dei treni e degli autobus prese d’assalto da intere famiglie con bambini, adulti e anziani. In alcune fotografie postate sui social dai viaggiatori fa capolino anche qualche montone: il 30 luglio inizierà infatti l’Eid al-Adha (la festa del sacrificio), tra le feste sacre più importanti in Marocco, e le famiglie cercano di riunirsi per poter trascorrere insieme queste giornate portando con sé i montoni acquistati per l’occasione. Anche per questo fin dai primi momenti di vita del nuovo decreto si è diffuso un forte malcontento generale e secondo molti il governo avrebbe dovuto dare qualche giorno di tempo a tutti per organizzarsi. L’urgenza della situazione, però, secondo il ministero, non avrebbe lasciato altra possibilità di azione.
Ad ora perciò, impossibile spostarsi se non per comprovate esigenze mediche urgenti e lavorative, ma sempre in presenza di autorizzazioni da parte delle autorità locali. Pena, per la violazione del decreto, fino a tre mesi di carcere e/o fino a 1.300 dirham (circa 120 euro) di multa. Viene garantita, invece, la normale circolazione di beni e merci necessari ai cittadini.
Il lockdown marocchino: un sistema virtuoso
Che si torni o meno a una quarantena simile o uguale a quella dei mesi passati, sorprende comunque la scelta di imporre nuove limitazioni visto il sistema di gestione della pandemia adottato tra marzo e giugno, per molti versi simile a quello italiano, e che sembrava aver dato ottimi risultati. Iniziato ufficialmente il 20 marzo e concluso il 10 luglio, lo stato di emergenza aveva previsto il blocco alle frontiere (prolungato almeno fino al 10 di agosto), la chiusura di tutte le attività ad eccezione di quelle essenziali, e aveva lasciato a casa i marocchini da scuole, università e lavoro, prevedendo severe sanzioni per i trasgressori. Il governo ha seguito gli sviluppi della pandemia con costanza monitorando quotidianamente i dati; proprio da lì la decisione di prendere nuove precauzioni a pochissime settimane dalla “riapertura”. Ora non resta che aspettare.