Kenya: insediato il nuovo vescovo di Malindi - Nigrizia
Chiesa e Missione Kenya
Nominato da Papa Francesco il 28 dicembre 2020
Kenya: insediato il nuovo vescovo di Malindi
Monsignor Wilybard Kitogho Lagho è originario dell’entroterra di Mombasa, dove ha svolto un importante percorso di dialogo interreligioso, rivolto in particolare ai giovani. Un percorso che prosegue nella “little Italy” della costa orientale
22 Marzo 2021
Articolo di Bruna Sironi (da Nairobi)
Tempo di lettura 4 minuti
Monsignor Wilybard Kitogho Lagho
Monsignor Wilybard Kitogho Lagho durante la cerimonia di insediamento come vescovo di Malindi (Foto: Nicoletta Sabetti, Caritas Italiana)

Il 28 dicembre scorso Papa Francesco ha nominato vescovo di Malindi Monsignor Wilybard Kitogho Lagho, fino ad allora responsabile della segreteria e vicario dell’arcivescovo di Mombasa – la città più antica e il porto principale del Kenya -, arcidiocesi in cui è nato e ha svolto tutta la sua opera pastorale.

La cerimonia del suo insediamento nel nuovo incarico, presieduta dal Nunzio apostolico, Monsignor Hubertus Matheus Maria van Megen, si è svolta il 19 marzo ed è stata seguita da molte centinaia di fedeli, un numero comunque limitato rispetto alle molto più numerose richieste di partecipazione, a causa delle misure per il contenimento della pandemia da coronavirus che ha ripreso vigore nel paese.   

Monsignor Lagho è nato il 23 marzo del 1958 in un villaggio della contea di Taita Taveta, nell’entroterra di Mombasa. Ha studiato in Kenya, completando i suoi studi di teologia nel seminario maggiore San Tommaso d’Aquino di Nairobi. Ѐ stato ordinato sacerdote il 25 aprile del 1987 e incardinato nell’arcidiocesi di Mombasa, dove ha svolto numerosi incarichi sia nelle parrocchie che nei seminari.

Ha completato la sua formazione con un master in studi religiosi all’Universita cattolica dell’Africa Orientale di Nairobi e una licenza in studi arabi e islamici, conseguita al Cairo e al Pontificio Istituto di studi arabi e d’islamistica (Pisai) di Roma.

Il suo ministero si svolgeva infatti in un contesto interreligioso dagli equilibri delicati. L’arcidiocesi di Mombasa, che si estende per 38mila chilometri quadrati (poco meno di un tredicesimo del territorio italiano) ha una popolazione di poco più di 2 milioni e mezzo di abitanti, meno del 15% dei quali sono cattolici.

La religione predominante è l’islam ma, per la posizione della città sulla costa dell’Oceano Indiano e per la storia del paese, parte dell’impero coloniale britannico fino al dicembre 1963, vi si trova un’importante comunità di origine indiana ormai completamente naturalizzata, ma che ha mantenuto la religione delle origini, l’indu. Infine, soprattutto nelle zone più interne e remote, sono ancora radicate le religioni tradizionali.

I rappresentanti di tutte queste religioni e delle altre confessioni cristiane erano gli ospiti d’onore alla cerimonia per l’insediamento di monsignor Lagho nella diocesi di Malindi. Molto del suo lavoro pastorale, soprattutto negli ultimi anni, si è svolto, infatti, nel segno dell’interreligiosità.

Leader tradizionali presenti alla cerimonia. (Foto: Angelo Pittaluga, Jesuit Refugees Service)

Dal 2011 al 2016 è stato presidente del Cicc, il Consiglio interreligioso degli ecclesiastici della regione costiera di Mombasa (Coastal interfaith council of clerics, trusts of Mombasa). Nel 2015 e 2016 è stato consulente di uno studio pilota finanziato da DanMission, un’importante organizzazione missionaria della chiesa protestante luterana danese, sulla religione e la pace nell’Africa Orientale.

La costa del Kenya, che confina con la Somalia, e la città di Mombasa in particolare, erano in quegli anni fortemente interessate dal fenomeno della radicalizzazione della popolazione musulmana, in parte di origine somala. I giovani soprattutto, erano oggetto della propaganda islamista e venivano reclutati in numero rilevante dal gruppo terroristico somalo al-Shabaab, affiliato ad al-Qaeda.

Furono anni caratterizzati da numerosi attentati, da omicidi per ragioni religiose, in cui le chiese erano presidiate dall’esercito e le cerimonie religiose si svolgevano sotto la protezione di uomini armati. La situazione ora è significativamente migliorata, anche grazie al lavoro intelligente e infaticabile di costruzione di ponti interculturali e interreligiosi del Cicc presieduto da monsignor Lagho che venne chiamato anche a fare da consulente al Consiglio pontificio per il dialogo interreligioso.

In processione. (Foto: Angelo Pittaluga, Jesuit Refugees Service)

Tutto questo importante patrimonio viene ora portato anche a Malindi, in un contesto socio-culturale dove ai problemi di rapporto tra le diverse religioni si sommano quelli portati dagli enormi squilibri tra diversi gruppi sociali, esacerbati – almeno fino allo stop dovuto alla pandemia di coronavirus – da un turismo spesso senza scrupoli che trae vantaggio dalla generale povertà della popolazione.

Malindi è una famosa stazione turistica, frequentata anche da moltissimi italiani, in cui sono tristemente diffusi il turismo sessuale e la pedofilia. Secondo numerosi studi, proprio i nostri connazionali sono tra i peggiori predatori, probabilmente a pari merito con i tedeschi.

Sono diverse le ong e le associazioni italiane che operano nella zona per contrastare il fenomeno e riabilitare le vittime. Caritas Italiana, ad esempio, ha sostenuto il lavoro della diocesi di Malindi nel settore, finanziando una casa rifugio per minori abusati.

Anche di questo si dovrà occupare d’ora in poi monsignor Lagho. Ѐ un altro settore in cui è necessario muoversi con determinazione ed intelligenza perché il giro d’affari è ingente. Le briciole arrivano alle famiglie diseredate degli sfruttati, il resto è patrimonio di organizzazioni criminali, si dice non solo locali.

Anche per questo le felicitazioni a Monsignor Lagho per il riconoscimento del suo lavoro passato devono essere accompagnate dagli auguri e dal supporto costante per il suo impegno futuro.

 

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