Kush, la droga che dalla Sierra Leone dilaga in Africa occidentale
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Gran parte dei consumatori sono giovani tra i 18 e i 25 anni
Kush, la potente droga che dalla Sierra Leone dilaga in Africa occidentale
Le stime dicono che oltre un milione di persone nella regione fanno uso regolare del narcotico sintetico altamente tossico. Un fenomeno che rischia di trasformarsi in un’emergenza sociale
19 Febbraio 2024
Articolo di Redazione
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La Sierra Leone è diventata il regno del kush. Così è denominata la droga che sta dilagando nel paese. Gli esperti dicono che sia pericolosa quanto l’eroina e la cocaina e, secondo i dati raccolti, uccide oltre dieci consumatori ogni settimana.

Il kush è una miscela sintetica di oppioidi, cannabis, disinfettanti e, secondo alcuni abitanti del luogo, polvere di ossa umane dissotterrate dalle tombe e triturate. Evenienza questa che risulta però poco plausibile, seppur rilanciata enfaticamente da alcuni media. I consumatori la fumano, attendendo l’effetto che poco dopo li avvolge.

Il kush, che produce uno sballo ipnotico e duraturo che può staccare gli utilizzatori dalla realtà per diverse ore, è apparso per la prima volta in Sierra Leone circa una decina di anni fa e viene prodotto e venduto per lo più da bande criminali.

La composizione varia da luogo a luogo. Tra gli ingredienti principali si dice vi siano Fentanil e Tramadolo – potenti analgesici narcotici – oltre che formalina, un disinfettante.

“La droga è una fusione di varie sostanze chimiche che imitano il THC naturale (cannabinoide) presente nella cannabis”, ha affermato Abdul Sheku Kargbo, capo della National Drug Law Enforcement Agency. E la concentrazione del principio attivo può essere “aumentata in modo esponenziale”, ampliandone la potenza.

La droga si è diffusa velocemente in tutte le aree del paese, con interi quartieri di città dipendenti dal narcotico.

Una cifra precisa sul tasso di consumo è difficile da fornire. Tuttavia, il Teaching Hospital, l’ospedale psichiatrico universitario della Sierra Leone, a Freetown, negli ultimi anni, secondo i media, ha visto una crescente presenza di tossicodipendenti.

Molti, tra l’altro, devono essere sedati all’arrivo nella struttura per evitare il rischio di reazioni violente. «Nel 2003 abbiamo registrato oltre 2mila casi di persone dipendenti dal kush. Molti tuttavia muoiono nelle case o per strada», ha dichiarato un medico, sovrintendente del centro.

Gran parte dei consumatori sono giovani tra i 18 e i 25 anni. «Il fenomeno di questa droga è presente un po’ ovunque, ma vengono segnalati solo pochi casi e la maggior parte delle persone disintossicate finisce col ricadere nell’abuso», dice il medico del Teaching Hospital che, tra l’altro, è l’unica struttura in Sierra Leone che offre cure ai consumatori di kush.

Nel paese di circa 8,4 milioni di abitanti, sono presenti soltanto cinque specialisti in psichiatria e recupero psicofisico, il che – secondo l’Organizzazione mondiale della sanità -, rende impossibile bloccare l’espandersi del fenomeno.

Anche perché il tasso di disoccupazione giovanile si attesta sul 60%, tra i più alti al mondo. Chi è senza lavoro, infatti, si rivolge spesso al kush per sfuggire alla sua dura realtà di vita.

Molti tossicomani, rispondendo a chi chiede perché si siano dati all’abuso di sostanze, affermano che nel far questo si sentono euforici e felici almeno per un breve periodo, dimenticando la miseria e i problemi in cui versano.

Per alcuni, come menzionato, la dipendenza dal kush può alimentare seri problemi psichici oltre che fisici come infezioni, gonfiori e ferite. Ma il narcotico può anche rivelarsi fatale.

La droga porta alcuni a sbattere ripetutamente la testa contro i muri, a camminare in mezzo al traffico senza alcuna preoccupazione o a perdere l’equilibrio e cadere dall’alto uccidendosi.

Oltre la Sierra Leone

Ma non è solo la Sierra Leone ad essere alle prese con la diffusione e le conseguenze del kush. La droga si va diffondendo lentamente in tutta l’Africa occidentale, e i problemi di Freetown si incontrano anche nei centri urbani della Liberia e della Guinea.

Le stime dicono che oltre un milione di persone nella regione fanno ormai uso regolare del narcotico. Come in Sierra Leone, anche in Liberia la disoccupazione giovanile sta alimentando la tossicodipendenza.

La lotta contro la droga in Liberia, peraltro, ha avuto anche un risvolto politico nelle recenti elezioni, quando il presidente uscente George Weah venne accusato di tollerare la vendita e l’uso di droghe nel paese.

Qualche giornalista nella capitale Monrovia ha scritto che Weah ha perso le elezioni contro Joseph Baokai anche a causa della sua debolezza nel combattere l’abuso di droga e la corruzione dilagante fomentata dal mercato degli stupefacenti.  

Infine anche in Guinea, secondo quanto dichiarato dal ministero della Sanità del paese, il governo si sta dando da fare per contenere il forte aumento del consumo di kush negli ultimi tre anni.

Come nel caso della Liberia e della Sierra Leone, i servizi sanitari del paese sono molto scarsi: esiste un solo centro specializzato, con sede a Conakry, la capitale, che fornisce cure per l’abuso di alcol e droghe.

Il kush viene importato dalla Sierra Leone attraverso i confini poco controllati. Il distretto di Kambia, in Sierra Leone, che corre lungo il confine con la Guinea, è un importante punto caldo per il traffico di droga ed è un’area sotto speciale osservazione da parte della polizia locale.

Trovare soluzioni efficaci al problema che affligge i vari paesi non è facile, e richiede una politica dei governi centrata sulla creazione di occupazione, specie per i giovani, e un grande sforzo di educazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle famiglie in merito ai gravi danni provocati dalla diffusione e dall’abuso della droga.

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