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Camerun: coraggiosa lettera pastorale di mons. Samuel Kleda
L’arcivescovo di Douala attacca il malgoverno
«Alla radice dei nostri mali c’è la legittimazione e la legalizzazione della corruzione». Così il prelato rivolto al governo del presidente Paul Biya, al potere dal 1982
07 Marzo 2022
Articolo di Redazione
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Samuel Kleda, già presidente della Conferenza episcopale del Camerun (Panorama papers)

«Il nostro paese è trattato malamente, deprivato delle ricchezze, della dignità, dell’onore, delle risorse umane e naturali, e si trova in stato d’agonia a causa del malgoverno prodotto dai propri figli e figlie».

Parole dure quelle usate dall’arcivescovo metropolita di Douala, Samuel Kleda, già presidente della Conferenza episcopale camerunese e dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa centrale, che in una lettera pastorale emanata lo scorso 2 marzo critica l’attuale politica governativa e denuncia i settori in cui regna la corruzione.

Scrive il prelato: «Alla radice di gran parte dei mali del Camerun oggi sta la legittimazione e la legalizzazione della corruzione come modalità in cui viene esercitato il potere politico. Non è più il popolo camerunese al centro dell’attenzione dei nostri leader, e nemmeno l’interesse generale e il benessere della nostra società».

La corruzione, secondo il pastore di Douala, si è introdotta in tutte le aree della vita sociale e ordinaria: amministrazione, educazione, finanza, approvvigionamento di beni, esercito, polizia, ordinamento giudiziario, religione, salute pubblica e sanità. Di fronte a ciò il vescovo si chiede: «Abbiamo noi il diritto di tacere? Non ci porranno di fronte al giudizio della storia i nostri concittadini e la nostra coscienza cristiana per esserci resi complici, diretti o indiretti, sostenitori passivi o attivi di un complotto che ha contribuito alla distruzione del Camerun a ipotecare il futuro di milioni di persone, soprattutto giovani?». E ancora «Possiamo porci davanti a Dio in questo tempo e affermare che stiamo gestendo bene il nostro paese, così ricco di risorse da Lui donateci e che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità?».

Onestà e responsabilità

La lettera sottolinea poi che «è tempo che ogni camerunese riscopra i valori basilari su cui si deve fondare ogni società: rispetto per la dignità di ogni persona e di ogni vita, verità, giustizia, onestà, senso di responsabilità, libertà, amore, uguaglianza e lealtà». In tempo di Quaresima soprattutto, «che ognuno rinunci al peccato che rende complici della deriva del nostro paese. Tutti dobbiamo contribuire alla lotta contro le “strutture di peccato” che paralizzano e distruggono il Camerun, il suo sviluppo e il benessere della gente».

Si può cambiar strada. «Adottando valori morali positivi, difendendo le istituzioni della famiglia e del matrimonio, proteggendo la gente dalla violenza, promuovendo giustizia e pace, sapendosi riconciliare, prendendosi cura dei poveri, combattendo contro la corruzione, cercando il bene comune, creando posti di lavoro e riformando il sistema educativo», suggerisce il sessantreenne arcivescovo camerunese.

E conclude invitando ad assumere come punto di riferimento i valori evangelici: «Dobbiamo superare la tentazione di arricchirci illecitamente, sorgente dei mali che affliggono il nostro paese, e attuare un cambio di mentalità con una conversione profonda e radicale. Ogni camerunese assuma i valori evangelici di onestà e responsabilità nel proprio lavoro e nella propria vita. Per noi cristiani preghiera e penitenza sono le armi per governare in modo appropriato la nazione e sradicare i mali che minacciano pericolosamente la nostra società».

 

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