Luanda, città dolente - Nigrizia
Arte e Cultura
Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina / 30ª edizione
Luanda, città dolente
Tra i film proposti dalla rassegna milanese, si segnala Air conditioner del regista angolano Fradique, un viaggio surreale nella capitale dell’Angola. In Talking about trees di Suhaib Gasmelbari (Sudan), il cinema come atto di resistenza
26 Marzo 2021
Articolo di Simona Cella
Tempo di lettura 4 minuti
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Un fotogramma del film "Air conditioner" del regista angolano Fradique

Inaugurata il 20 marzo, la 30ª edizione del Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina festeggia un importante traguardo in un’inedita versione online, causa Covid-19. MiWorld from a to Zebra, è il claim di questa special edition, che presenta come sempre una selezione dei migliori film dai tre continenti.

Dei più di 600 film arrivati al comitato di selezione, ne sono stati scelti 50, con l’intento di dare spazio ai giovani registi e alle sperimentazioni di nuovi linguaggi. Oltre al ricco programma, in streaming sulla piattaforma Mymovies, è possibile incontrare virtualmente i registi partecipando al tradizionale Ora del té e alle Q&A, disponibili sui social del Festival.

Quest’anno, particolare attenzione viene data alle donne con una giuria tutta al femminile (Hinde Boujemaa, Beatriz Seigner e Michela Occhipinti), la sezione Donne sull’orlo di cambiare il mondo che presenta film indipendenti di registe esordienti e la tavola rotonda “Private spaces, global issues, contemporary visions. Come le cineaste dei tre continenti stanno cambiando la visione del mondo” che si concentrerà sull’autorialità femminile, le scelte estetiche e narrative, e la produzione di nuovo immaginario femminile, in una prospettiva contemporanea, post-coloniale e globalizzata.

Una forte presenza femminile caratterizza anche l’appuntamento Africa Talks dedicato alle città africane con le voci di Rahel Shawl (architetta), Yvonne Aki-Sawyerr Obe, sindaca di Freetown dal 2018, Mutinta Munyati, (UN Habitat) e del regista Fradique, autore Air Conditioner, che affronta il tema della relazione tra città e arte.

Ricerca di nuovi stili

Veniamo ai film. La nuit de rois del regista ivoriano Philippe Lacôte ha aperto le danze, con un film già pluripremiato nei Festival internazionali. Ambientato nella famigerata prigione di Abidjan, la Maca, situata tra la giungla e la città, è un racconto che mescola con una certa originalità realismo, linguaggio onirico e narrazione orale.

L’impressionante location, la bravura degli interpreti non bastano però a farne un capolavoro. L’artificioso salto nel passato, i fin troppo ingenui effetti speciali e lo stucchevole cameo di Denis Lavant, attore feticcio di Leos Carax, appesantiscono il film che rimane ad ogni modo un interessante tentativo di trovare un nuovo stile.

Dal concorso segnaliamo l’interessante Air conditioner di Fradique (regista angolano, al secolo Mário Bastos) uno struggente itinerario nel cuore di una fatiscente Luanda. È nella capitale dell’Angola che da un giorno all’altro i condizionatori iniziano misteriosamente a crollare dalle facciate dei vecchi edifici. Con un tono tra il nostalgico e il surreale, seguiamo Matacedo, guardia di sicurezza e reduce della guerra civile, nella missione (impossibile) di aggiustare il condizionatore del suo capo.

Con lui esploriamo il cuore di una città dolente, dove gli abitanti si inventano mondi e storie per sopravvivere a un paese pieno di contraddizioni. L’occhio del regista ci guida nei meandri di un’architettura che sembra sul punto di sbriciolarsi mentre sul sottofondo ascoltiamo i rumori di una città dove le voci degli abitanti si mescolano alle cronache di radio e tv.

Nella sezione Flash, Talking about trees del regista sudanese Suhaib Gasmelbari, ci regala una poetica dichiarazione d’amore al cinema come atto estremo di resistenza. Ibrahim, Suliman, Manar e Altayeb, registi e amici da più di 45 anni, portano avanti il loro sogno in un paese dove le dittature hanno chiuso i cinema.

Lo scavo nella memoria e negli archivi della Associazione Sudan Film Group è accompagnato dallo sguardo ironico dei protagonisti. Memorabile il giro turistico (con selfie finale) del Cinema Rivoluzione a Khartoum, dove uno dei registi, accompagnato da un dromedario, vaga negli spazi desolati del vecchio cinema en plein air, destinato a diventare una location per matrimoni.

Segnaliamo infine dalla sezione Cortometraggi africani Rasta del regista algerino Samir Benchick che, con un realismo cupo, racconta la follia della guerra civile in Costa d’Avorio attraverso gli occhi di un ragazzo tormentato da un segreto doloroso.

Il Festival continua fino a domenica 28. Occasione per scoprire film che difficilmente troveranno distribuzione nel nostro paese.

 

 

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