Nigeria: media sotto attacco nello stato di Zamfara - Nigrizia
Nigeria Politica e Società
Chiusi cinque canali tra radio e televisioni
Nigeria: media sotto attacco nello stato di Zamfara
17 Ottobre 2022
Articolo di Redazione
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Il governatore dello stato di Zamfara, Bello Matawalle

Il 15 ottobre, le autorità dello stato di Zamfara hanno emesso un’ordinanza che impone a cinque canali di trasmissione di interrompere tutte le loro attività. Sono coinvolte la Pride FM Radio, NTA Gusau, Amji TV Gusau, Gamji TV Gusau e Al Umma TV.

L’accusa è di aver diffuso notizie inerenti alla manifestazione del Partito democratico del popolo (Pdp), all’opposizione, svoltasi nei giorni precedenti.

Il governatore Mohammed Bello Matawalle aveva infatti vietato, il 13 dello stesso mese, ogni genere di attività riconducibile alla sfera politica, inclusa la campagna per le elezioni presidenziali previste per il febbraio 2023. Le ragioni sono da ritrovare nei problemi di sicurezza che da anni lo stato cerca di fronteggiare.

Situato nella parte nord occidentale del paese, Zamfara è tra gli stati più colpiti dalla criminalità, con gravi atti di banditismo e frequenti rapimenti. Per questo, il provvedimento non si limita al mondo dei media, ma include il divieto di spostarsi in alcune aree locali e gli incontri privati.

Secondo una fonte vicina al governo tuttavia, una reazione così dura è da leggere soprattutto come risposta allo spazio che i media hanno concesso ad un’iniziativa dell’opposizione. 

La soppressione delle cinque emittenti è stata aspramente criticata dalla National Broadcasting Commission (Nbc), che ha dichiarato “assolutamente illegale” la manovra, e dall’International Press Institute (Ipi) Nigeria, secondo cui l’emendamento sarebbe in aperto contrasto con la Costituzione nigeriana. Ha inoltre dichiarato che quanto accaduto “ricorda ai nigeriani i giorni bui dell’esercito in Nigeria, quando le organizzazioni dei media furono represse da vari regimi autoritari”.

Proprio tre giorni fa, l’Ipi aveva pubblicato un rapporto in cui denunciava le pessime condizioni della libertà di stampa e di espressione nel continente africano, sottolineando come delle 116 violazioni commesse in tal senso da aprile e giugno 2022, ben l’88% era commesso da attori statali, con la Nigeria al primo posto tra i 29 paesi dell’Africa subsahariana coinvolti.

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