Sciopero nazionale degli impiegati a tempo in prefetture e questure - Nigrizia
Migrazioni
L’emersione dei contratti in scadenza
Sciopero nazionale degli impiegati a tempo in prefetture e questure
16 Marzo 2022
Articolo di Redazione
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Sciopereranno gli oltre 1.400 lavoratori e lavoratrici a tempo determinato, impiegati presso varie prefetture e questure italiane, con contratti spesso interinali, che rispondevano all’esigenza di dare una risposta immediata al ritardo con cui procedeva la sanatoria voluta dalla ministra Bellanova, che si era chiusa, ad agosto 2020, con la presentazione di 230mila domande di emersione.

I 1.458 uomini e donne che hanno garantito lo smaltimento delle procedure di emersione e le pratiche richieste per la regolarizzazione, oltre alle pratiche per il riconoscimento del diritto di asilo, il rilascio dei permessi di soggiorno e i ricongiungimenti familiari, rischiano di non vedere prorogato il proprio lavoro, oltre la scadenza contrattuale prevista per la fine di marzo.

Da mesi, i rappresentanti dei sindacati di categoria chiedevano un incontro con la ministra dell’interno Lamorgese. Non avendo avuto risposta, FeLSA Cisl, NIdiL Cgil, e UILTemp hanno deciso di proclamare uno sciopero generale per la mattina di lunedì 21 marzo. La preoccupazione non riguarda solo l’occupazione di queste lavoratrici e lavoratori, ma la consapevolezza che le pratiche riguardanti le persone migranti sono destinate ad aumentare, visto che a breve inizierà il controllo delle domande legate al decreto flussi.

Per scongiurare altri ritardi che si aggiungerebbero a quelli attuali e il mancato accesso alla regolarità dei nuovi richiedenti che arrivano, e quelli previsti dalle quote di ingresso stabilite dal decreto flussi, i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno proclamato una giornata di sciopero nazionale per la giornata del 21 marzo, con un presidio che si terrà a Roma.

«Il pericolo dell’interruzione dei contratti dei lavoratori somministrati in forza presso il ministero dell’interno rappresenta un enorme paradosso operativo, dal momento che il nostro sistema di accoglienza, già sotto forte pressione, si troverà ad affrontare l’apice di quello che l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha definito «un esodo senza precedenti» proprio in prossimità delle scadenze degli oltre 1.400 lavoratori.

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