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Campagna Ero straniero / Il flop della regolarizzazione
Una sanatoria ancora da sanare
A distanza di oltre un anno dalla chiusura della sanatoria voluta dalla ministra Bellanova, solo uno straniero su quattro ha in mano il permesso di soggiorno. Il monitoraggio della campagna 'Ero straniero' fotografa il fallimento di quella che doveva essere la lotta al lavoro irregolare
27 Settembre 2021
Articolo di Jessica Cugini
Tempo di lettura 3 minuti
colf e badanti

Solo uno straniero su quattro ha ricevuto il permesso di soggiorno, dopo aver pagato profumatamente per la propria regolarizzazione. I soldi, per sanare la posizione da irregolare ed emergere dall’invisibilità, lo stato li ha incassati ancora l’estate scorsa. Ma su 230mila domande presentate, ai primi di agosto 2021 risultavano rilasciati solo 60mila permessi dal ministero dell’interno che, secondo il monitoraggio della campagna Ero straniero, ha sanato appena il 26% del totale delle richieste.

A distanza di oltre un anno dalla chiusura della sanatoria Bellanova, Ero straniero prosegue a denunciare il pesante ritardo delle istituzioni. Lo fa diffondendo i dati ottenuti dal ministero e mettendo in evidenza quanto si sia lontani dal raggiungimento dell’obiettivo di contrastare il lavoro irregolare e far emergere dalla invisibilità coloro che erano senza documenti e da tempo attendevano la misura straordinaria che gli permettesse di accedere al sudato pezzo di carta.

A sei mesi dalla chiusura dei tempi dell’emersione (1 giugno – 15 luglio 2020) il monitoraggio di Ero straniero segnalava che solo il 5% delle domande era arrivato alla fine della procedura, mentre decine di prefetture in tutta Italia erano ancora alle fasi iniziali di disamina delle istruttorie o ancora non avevano iniziato il vaglio perché prive di personale dedicato. Ad agosto la situazione appariva migliorata, ma ancora gravemente critica, soprattutto nelle grandi città.

«A Milano, delle 26mila pratiche ricevute, sono stati rilasciati solo 2mila permessi di soggiorno. A Roma su 16mila domande, sono 60 i permessi di soggiorno rilasciati. A Torino – si legge sul comunicato diffuso dalla campagna – su circa 5mila domande, rilasciati 760 titoli di soggiorno. A Napoli, 641 su 17.500 domande. A Caserta, territorio storicamente interessato dai fenomeni di lavoro nero e caporalato, 285 permessi rilasciati su 3.700 domande. Migliore la situazione a Bari (2mila permessi su 4.150 domande), a Bologna (2.177 su 3.884), a Reggio Calabria (950 su circa 2mila domande), ma il quadro generale è molto critico».

Il ritardo cronico riguarda soprattutto coloro che si sono avvalsi della prima procedura prevista dal decreto, quella delle domande presentate direttamente dal datore di lavoro. Per questi lavoratori e lavoratrici irregolari, che rappresentano la maggioranza delle interpellanze presentate, soprattutto nel settore domestico, la sanatoria prevedeva il pagamento di un F24 da 500 euro. Un saldo necessario per poter compilare la domanda, ma non sufficiente per avere una risposta in tempi brevi.

A dirlo sono i numeri: «il totale dei permessi di soggiorno rilasciati al 6 agosto scorso è di 13.506, un numero esiguo rispetto alle 207.542 istanze presentate in tal modo. A questi, tuttavia, vanno aggiunti 35.868 permessi per attesa occupazione ottenuti da chi, mentre aspettava l’esito della propria domanda, ha nel frattempo terminato il rapporto di lavoro in corso per diverse ragioni (per esempio, decesso del datore di lavoro o termine del contratto)».

Per quel che riguarda invece la seconda modalità di regolarizzazione, quella delle domande presentate dagli irregolari che vantavano esperienze nei settori cui era limitata la sanatoria e che, per questo motivo, potevano (pagando il kit postale di 30 euro, più marca da bollo da 16 e successivi 130 euro per accedere alla procedura) far richiesta di un permesso di soggiorno temporaneo per poter cercare un nuovo impiego, la procedura è quasi terminata.

«Delle circa 13mila domande presentate, sono stati rilasciati 9.942 permessi di soggiorno temporanei (di cui 2.880 già convertiti in permessi per lavoro subordinato) e oltre 1.500 sono state respinte».

Il ritardo ha poi causato, secondo la campagna, problemi anche in ambito sanitario: tanti tra coloro che lavoravano ancora in maniera irregolare hanno avuto difficoltà a registrarsi al servizio sanitario nazionale per poter accedere alle vaccinazioni contro il Covid. Nonostante la domanda di regolarizzazione avesse a che fare con un lavoro di cura che li metteva a contatto con persone anziane.

 

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