Siccità in Zimbabwe: morti almeno 100 elefanti
Ambiente Politica e Società Zimbabwe
La mancanza d'acqua provocata da El Niño e dalla crisi climatica prosciuga le fonti d'acqua che servono ai pachidermi
Siccità in Zimbabwe: nel parco di Hwange sono morti almeno 100 elefanti
14 Dicembre 2023
Articolo di Redazione
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Almeno un centinaio di elefanti sono morti a causa della siccità nel parco nazionale di Hwange, l’area protetta più grande dello Zimbabwe, nell’ovest del paese. È una delle conseguenze di El Niño, un fenomeno meteorologico ciclico che provoca un considerevole aumento della temperatura delle acque dell’Oceano Pacifico centro-meridionale e orientale e che causa alterazioni del clima in tutto il pianeta.

A comunicare i decessi dei pachidermi è stato il Fondo internazionale per il benessere degli animali (IFAW), un’organizzazione no-profit per la conservazione della fauna fra le più importanti al mondo.

Come spiegato in un paper da esperti di atenei dello Zimbabwe e del Sudafrica, è estremamente probabile che gli effetti del Niño che si sono manifestati finora proseguano anche nel 2024, stando alle rilevazioni del sistema Global Early Warning—Early Action della Fao. Questa evoluzione degli eventi avrà molto probabilmente una ricaduta significativa sulla sicurezza alimentare di diverse aree dell’Africa australe. Una regione del mondo dove il Niño fa sentire con forza il suo impatto.

I dati rilanciati dagli esperti trovano conferma negli scenari ipotizzati dal governo. Secondo quanto reso noto in settimana dal ministro delle finanze Mthuli Ncube, Harare ha previsto che il raccolto di mais per il 2024 sarà di 1,1 milioni di tonnellate, contro gli 1,8 necessari per il paese e i 2,3 stimati per il 2023. Secondo le valutazioni del governo, il settore dell’agricoltura soffrirà nel prossimo anno una contrazione del 4,9% a causa della mancanza d’acqua cagionata dal Niño.

Gli elefanti di Hwange 

Fra le vittime di questo fenomeno meteorologico estremo ci sono anche gli elefanti del parco di Hwange. Una colonia da circa 45mila esemplari, a sua volta parte della seconda maggiore popolazione di elefanti al mondo dopo quella del vicino Botswana, che si trova giusto al di là del confine che attraversa l’area protetta. Hwange è infatti situato nella più ampia area di conservazione transforntaliera Okavango-Zambesi, che oltre a Botswana e Zimbabwe comprende anche Angola, Namibia e Zambia.

Secondo quanto riportato dall’IFAW, almeno 100 pachidermi sono morti a causa della mancanza d’acqua determinata dal ritardo della stagione delle piogge, che sarebbe dovuta cominciare cinque settimane fa.

Hwange non è attraversato da un fiume. Daphine Madhlamoto, esperta dell’autorità governativa per la gestione dei parchi Zimparks, ha spiegato alla stampa che a Hwange sono stati istallati 104 pozzi artificiali alimentati a energia solare per supplire al prosciugamento delle altri fonti d’acqua. Questi però, denuncia l’IFAW, non si stanno dimostrando sufficienti a far fronte alla siccità di queste settimane.

I funzionari avvertono che la crisi peggiorerà in modo significativo qualora le precipitazioni non dovessero iniziare nei prossimi giorni. Nel 2019 la siccità uccise 200 elefanti. Un fenomeno «ricorrente» secondo il direttore dei programmi paesaggistici dell’IFAW, Phillip Kuvawoga, nativo dello Zimbabwe. «Le morti previste di elefanti e di altre specie, come quella che stiamo vedendo in Zimbabwe in questo momento – ha aggiunto il dirigente – sono emblematiche delle sfide profonde e complesse che colpiscono la conservazione delle risorse naturali della regione e che sono aggravate dalla crisi climatica».

Di questo tema si è discusso anche alla COP28, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2023 che è terminata in settimana a Dubai. Nel corso del summit, 18 fra organizzazioni della società civile e di ricercatori e accademici hanno fatto appello agli attori presenti affinché considerino l’apporto che la protezione e la conservazione della fauna selvatica può fornire nella lotta agli effetti dei cambiamenti climatici e aumentino di conseguenza le risorse per proteggerla e gestirla.

Nella missiva gli animali vengono descritti come degli agenti del contrasto alla crisi climatica, visto il loro ruolo nel ciclo del carbonio e nella cattura dei gas inquinanti. 

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