Somalia: ancora nulla di fatto per l’elezione di parlamento e presidente - Nigrizia
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All’appello mancano ancora una quarantina di deputati
Somalia: ancora nulla di fatto per l’elezione di parlamento e presidente
Saltato anche il termine fissato al 15 marzo, la scadenza è stata prorogata fino alla fine del mese. Sul tormentato processo elettorale, in ritardo di oltre un anno, pesano notevoli condizionamenti, denunce di frodi e preoccupanti abusi nei confronti dei giornalisti
16 Marzo 2022
Articolo di Bruna Sironi (dal Kenya)
Tempo di lettura 4 minuti

Un’altra scadenza mancata. Dopo innumerevoli rinvii, il nuovo presidente della Somalia avrebbe dovuto essere finalmente eletto dai due rami del parlamento – Camera alta, paragonabile al senato, e Camera bassa, paragonabile alla Camera dei deputati – in seduta congiunta il 15 marzo. Ma, secondo conteggi basati su dati ufficiali, mancherebbero all’appello ancora 39 dei 275 membri della Camera bassa e dunque l’operazione ha dovuto essere rimandata. La nuova scadenza è fissata al 31 marzo prossimo con il giuramento dei nuovi eletti fissato a Mogadiscio il 14 aprile, ha affermato il comitato elettorale.

Il processo elettorale sarebbe infatti ancora in alto mare in alcuni collegi dello Jubbaland, del Hirshabelle e del Puntland, tra gli stati federali più critici nei confronti del governo nazionale. Nonostante l’intervento di mediatori, non sarebbe ancora stato raggiunto l’accordo sul luogo dove si troveranno i seggi per l’elezione dei rappresentanti al parlamento nazionale.

La questione non è di poco conto. Ѐ stato uno dei nodi del duro dibattito tra gli stati federali sull’organizzazione della tornata elettorale. Implica infatti il “controllo” delle votazioni, in una parola l’influenza su chi siederà in parlamento e in definitiva il suo orientamento nelle scelte politiche che sarà chiamato a fare. Prima fra tutte: la scelta del nuovo presidente.

Il processo elettorale non sarebbe dunque esattamente libero da condizionamenti, anche pesanti. Da più parti è stata denunciata la pesante interferenza del gruppo terroristico al-Shabaab, che controlla gran parte delle zone rurali del paese, sulla scelta dei delegati che devono votare i membri del parlamento. Il sistema elettorale somalo viene definito come indiretto: i clan scelgono i delegati che eleggono i parlamentari i quali, a loro volta, eleggono il presidente. Molti passaggi facilmente controllabili e sicuramente controllati.

Denunciano preoccupanti abusi anche il Somali Journalists Syndicate (Sjs, associazione dei giornalisti somali) e la Somali Media Association (Soma, associazione dei mezzi di comunicazione somali) in un comunicato del 10 marzo: Repressed and threatened: journalists blocked from covering elections across Somalia (Repressi e minacciati: ai giornalisti è impedito di coprire le elezioni in Somalia). Fin dalle prime righe il documento è chiarissimo: “esprime grave preoccupazione per la repressione e le minacce rivolte ai giornalisti che riportano accuse di irregolarità, minacce ai candidati e saccheggio di posti a Mogadiscio e negli stati federali”.

Prosegue affermando che che è stato impedito l’accesso alle informazioni riguardanti il processo elettorale e il profilo dei candidati. Ѐ stato inoltre impedito il monitoraggio delle operazioni di voto. Particolari problemi si sono verificati nella copertura delle campagne elettorali di candidati dell’opposizione.

Il comunicato parla anche di sospetti relativi ad “acquisto di candidati”, a candidati fasulli, a impedimenti alla candidatura di certe persone. Per intimorire i giornalisti, sono intervenute le forze di sicurezza, compresi funzionari dell’agenzia di intelligence e sicurezza nazionale, le polizie regionali e federale, ed anche lo stesso personale dei seggi.

La situazione era già stata denunciata lo scorso dicembre, quando alcuni candidati di opposizione avevano minacciato di non partecipare alle elezioni e di non accettarne i risultati.

Nonostante tutte le difficoltà, le elezioni vanno avanti. Nelle ultime settimane si è allungato l’elenco dei candidati. Accanto all’attuale presidente, Mohamed Abdullahi, detto Farmajo, e al suo ex primo ministro, Hassan Ali Khaire, ci saranno, tra gli altri, l’ex presidente Hassan Sheikh Mohamud, l’ex primo ministro Omar Abdirashid Ali Sharmarke, che è stato anche ambasciatore negli Stati Uniti, l’ex ministro degli esteri Mohamed Abdirizak Mohamud e diversi altri. L’elenco è probabilmente destinato ad allungarsi ulteriormente nei prossimi giorni.

I più pericolosi avversari per il presidente in carica, dicono gli analisti esperti di Somalia, saranno i membri della Coalition of the opposition presidential candidates (Cpc, coalizione dei candidati presidenziali di opposizione), formata dai già nominati Hassan Sheikh Mohamud e Hassan Ali Khaire, dall’ex presidente del parlamento, Sharif Hassan Sheikh Adan, e da Sharif Sheikh Ahmed, ex presidente e ancor prima capo delle corti islamiche.

Ma per sapere chi sarà il prossimo capo dello stato somalo bisognerà arrivare al fatidico giorno delle elezioni, previsto inizialmente per l’8 febbraio 2021, in ritardo dunque di oltre un anno.

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