
Monsignor Giorgio Bertin, originario del padovano, 73 anni, dell’ordine dei frati minori, è un profondo conoscitore del Corno d’Africa, essendo vescovo di Gibuti dal 2001 e amministratore apostolico di Mogadiscio, capitale della Somalia, dal 1990.
Abbiamo parlato con lui della Somalia e dell’atteso appuntamento elettorale di dicembre: le elezioni presidenziali. Il paese sta tentando di ricostruirsi anche se non sono ancora del tutto rimarginate le ferite della caduta del regime di Siad Barre nel 1991 e della guerra civile.
Un altro aspetto inaggirabile per approdare a una stabilità è riuscire a contrastare l’attività del gruppo terroristico al-Shabaab che continua ad agire soprattutto nella aree rurali del sud del paese.
Mons. Bertin si è soffermato anche sulle relazioni della Somalia con Kenya ed Etiopia e sugli investimenti della Turchia (soprattutto armamenti e sicurezza) e del Qatar (settori economici).
Il prelato è anche intervenuto sulla lunga prigionia della cooperante italiana Silvia Romano, rapita il 20 novembre 2018 in Kenya e liberata – ancora non è chiaro come – il 9 maggio, proprio nella Somalia meridionale.