Sudafrica: monta la pressione per le dimissioni di Ramaphosa - Nigrizia
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La prospettiva dell'impeachment si avvicina a causa del Farmgate. L'Anc chiamata a levare gli scudi in favore del suo leader
Sudafrica: monta la pressione per le dimissioni di Ramaphosa
02 Dicembre 2022
Articolo di Redazione
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Di fronte alla prospettiva di dover affrontare il processo di impeachment in seguito alla ruberia avvenuta in casa di Cyril Ramaphosa a Phala Phala, nota come Farmgate, il presidente del Sudafrica, sembrava deciso ad annunciare giovedì scorso pubblicamente le proprie dimissioni. Questo perché il pannello inquisitorio aveva deliberato che vi fosse sufficiente evidenza a dimostrazione della colpevolezza di Ramaphosa. E che su tale base il Presidente dovesse affrontare l’impeachment (stato d’accusa).

Il Consiglio parlamentare ristretto dell’Anc deve ora mostrarsi unito nell’appoggiare Ramaphosa di fronte alle forti accuse riportate dal rapporto giudiziario indipendente, che dichiara il Presidente colpevole di aver dato falsa versione in merito al furto verificatosi nella sua abitazione a Phala Phala. Di fatto l’Anc ha in parlamento i numeri per bloccare il processo di impeachment, visto che le raccomandazioni espresse nella 89° sezione del rapporto riguardo ai fatti di Phala Phala non sono vincolanti a livello dell’Assemblea Nazionale. 

Mentre il paese è in attesa di capire cosa succederà, il portavoce di Ramaphosa, Vincent Magwenya, si è pubblicamente scusato per la falsa impressione che il Presidente, per l’appunto, intendesse dimettersi. Sembra in realtà che alcuni leader vicini a Ramaphosa l’abbiano convinto a non prendere decisioni affrettate, e a considerare prima la possibilità di difendersi dalle accuse nonostante la pressione esercitata dai suoi detrattori sia nel Anc (Africa national congress) che nei partiti d’opposizione.

Sostenendo soprattutto che un processo per impeachment sarebbe dannoso sia per Ramaphosa che per il partito e l’intero paese. Un Capo di Stato che si dimetta senza un appropriato piano di transizione – secondo i sostenitori – provocherebbe un effetto a catena in molti settori della compagine governativa.

In effetti, chi spinge per le sue dimissioni è anche convinto che a queste farebbe inevitabilmente seguito il suo ritiro dalla campagna per la rielezione nella 55esima conferenza nazionale elettiva del Anc ormai alle porte. A tale riguardo, la responsabile per la disciplina di partito del Anc, Pemmy Majodina, ha dichiarato: «Non si tratta tanto di difendere una persona, si tratta invece di un atto di onestà rispetto al rapporto di accusa, rispetto al paese e alla Costituzione». Prima di prendere una decisione si intende quindi studiare in modo approfondito il rapporto stesso. Il prossimo martedì si svolgerà pertanto un dibattito riguardo al rapporto che verrà poi posto al voto.   

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