Sudan: accordo tra militari golpisti e forze politiche alleate
Politica e Società Sudan
Il documento rafforza il potere dell’esercito escludendo le opposizioni civili
Sudan: siglato un accordo tra militari golpisti e forze politiche alleate
07 Aprile 2022
Articolo di Redazione
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Decine di migliaia di manifestanti hanno marciato ieri nella capitale Khartoum e nelle altre principali città del paese, celebrando il terzo anniversario dalla caduta del regime islamista di Omar El-Bashir e contro il golpe militare del 25 ottobre. A Khartoum la violenta repressione delle proteste ha causato la morte di un 19enne, portando a 94 il numero dei morti.

Intanto si è diffusa la notizia che i militari hanno stipulato un accordo con le fazioni politiche alleate, ex ribelli firmatari dell’accordo di pace del 2020 e alcuni leader tribali e religiosi, per consolidare la loro presa sul potere ed escludere i partiti e i gruppi della società civile. L’accordo prevede la nomina di un governo e di un parlamento tecnici per governare fino alle elezioni, previste per il prossimo anno, e la nomina di organi giudiziari e di una commissione elettorale.

L’accordo eleva l’esercito ad autorità suprema del Sudan, divergendo nettamente dalla condivisione del potere sancita dopo il rovesciamento di El-Bashir nel 2019 e dalla Dichiarazione costituzionale, rimasta un punto di riferimento anche dopo il colpo di stato di ottobre.

“L’esercito è l’autorità istituzionale e il supervisore della transizione, e assume i poteri del Consiglio di sicurezza e difesa, in modo simile all’esperienza della transizione dell’aprile 1986”, afferma il documento, riferendosi a un precedente interregno stabilito allora dai militari prima delle elezioni.

I partiti politici che hanno sostenuto la rivolta del 2019 e i comitati di resistenza che guidano le proteste in corso hanno finora sempre rifiutato un dialogo con i militari, ai quali chiedono di abbandonare il potere.

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