Tunisia e razzismo: decine di africani cacciati da case e lavoro
Costa d'Avorio Mali Tunisia
I subsahariani "irregolari" cacciati dalle loro case e dal lavoro
Tunisia e la politica xenofoba: africani accampati fuori dalle ambasciate
Sgomberato perfino un asilo nido gestito da ivoriani e arrestati responsabili e genitori. Protesta ufficiale da parte della diplomazia maliana. Dura la replica del governo: non ci deve essere alcune interferenza negli affari del paese
01 Marzo 2023
Articolo di Redazione
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Decine di migranti dell’Africa occidentale si sono accampati davanti o all’interno delle ambasciate dei loro paesi in Tunisia, dopo essere stati cacciati dalle proprie case in seguito alle misure annunciate dal presidente Kais Saied contro i migranti “illegali”.

Almeno una cinquantina di persone, tra cui 11 bambini, si sono accampate davanti all’ambasciata della Costa d’Avorio a Tunisi. Con poche coperte e circondati dai loro fagotti, alcuni dormono all’aperto da quattro giorni.

Il mese scorso la polizia tunisina aveva arrestato, in diverse città, più di 300 migranti africani, tra cui donne e bambini.

In un sobborgo occidentale di Tunisi, la polizia aveva fatto irruzione in un asilo nido gestito da una coppia della Costa d’Avorio, arrestando il personale e un certo numero di genitori che erano venuti a prendere i loro figli, apparentemente in modo che le autorità potessero controllare i loro documenti, secondo Radio Libre Francophone.

Contro le “orde”

La settimana scorsa, Saied ha ordinato alle forze di sicurezza di prendere «misure urgenti» contro «orde» di migranti africani che, senza prove, ha accusato di essere la causa di un’ondata di crimini.

Da allora, i gruppi tunisini per i diritti hanno denunciato episodi di violenza contro i migranti africani subsahariani che dicono di essere stati cacciati in massa dalle loro abitazioni. «Dove sono le ong, le associazioni, la Mezzaluna Rossa, le organizzazioni internazionali come l’Unhcr o l’Oim? È una vergogna», ha detto all’Afp l’attivista Monia Ghozali Khraief, che ha lanciato una petizione su Facebook, seguita da 78mila persone, per raccogliere aiuti.

All’ambasciata del Mali una trentina di cittadini, anche loro senza alloggio, sono «ospitati in cancelleria», ha detto ad AFP un diplomatico sotto condizione di anonimato.

«Stiamo identificando coloro che vogliono partire. Abbiamo già 200 persone nelle nostre liste questo pomeriggio», ha detto.

Secondo il diplomatico, per far rispettare le misure prese la polizia sta facendo dei giri nei quartieri e le persone non possono più lavorare e vengono cacciate dalle loro case. 

Il diplomatico riferisce di aspri colloqui tra Bamako e Tunisi affinché le autorità tunisine «rimuovano le sanzioni e consentano il rientro dei nostri connazionali».

Sostituzione etnica

Il presidente tunisino Kais Saied il 21 febbraio aveva chiesto «misure urgenti» contro l’immigrazione irregolare di cittadini provenienti dall’Africa subsahariana, affermando che la loro presenza in Tunisia è fonte di «violenza e crimini» e che il progetto è quello di modificare la composizione demografica del paese.

Secondo il Forum tunisino per i diritti economici e sociali, la Tunisia, un paese di 12 milioni di abitanti, ha più di 21mila cittadini provenienti da paesi dell’Africa subsahariana, la maggior parte dei quali in situazione irregolare. Più dell’80% dei tunisini concorda sul fatto che la discriminazione razziale è un problema nel paese e più del 60% vede la discriminazione contro i neri come un problema, secondo un sondaggio del Barometro Arabo

«La Tunisia del presidente Bourguiba non merita un presidente come Kais Saied», ha denunciato martedì, in un comunicato, il Consiglio superiore della diaspora maliana. Da Bamako, la diplomazia maliana ha condannato «scene inaccettabili di violenza fisica, sfratto da edifici espropriazione di proprietà» dei migranti in Tunisia.

Avvisi ai diplomatici: non interferite

La risposta del governo è stata perentoria: ha avvisato i diplomatici di «non interferire» negli affari del paese.

Il ministero degli esteri ha affermato in un comunicato che Tunisi «vuole facilitare il lavoro e i contatti delle rappresentanze diplomatiche ad esso accreditate al fine di promuovere rapporti di amicizia e cooperazione con paesi fratelli e amici». Questo lavoro deve essere svolto, ricorda il ministero, «nel rispetto dei requisiti della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, che stabilisce chiaramente il dovere dei diplomatici di rispettare le leggi del paese presso cui sono accreditati e di non interferire nei suoi affari interni». 

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