L’Unione Europea ha annullato la sua missione di osservazione alle elezioni che si terranno nella Repubblica democratica del Congo il prossimo 20 dicembre, motivando la decisione con la presenza di «vincoli tecnici che esulano» dal suo controllo. La mossa di Bruxelles è stata accolta con «rammarico» dal governo del presidente Félix Tshisekedi, in lizza per la riconferma per un secondo mandato contro altri 23 candidati.
La missione di quest’anno, organizzata su invito del governo congolese, sarebbe stata la prima dell’UE in Rd Congo dopo oltre dieci anni. Le ultime elezioni del 2018 non hanno visto la presenza di osservatori di Bruxelles e sono state precedute dall’espulsione dell’allora ambasciatore dell’Unione nel paese, il diplomatico belga Barto Ouvry. La decisione aveva fatto seguito all’estensione, da parte dell’UE, di una serie di sanzioni contro 14 persone, fra le quali l’allora candidato del partito di governo Emmanuel Ramazani Shadary.
Scontri a Kindu
In Congo la campagna elettorale si è aperta il 19 novembre. Ieri una persona ha perso la vita durante dei disordini che si sono verificati a Kindu, capoluogo della provincia centrale di Maniema, in occasione dell’arrivo in città del candidato Moise Katumbi. Fra le figure in lizza per la presidenza, anche il ginecologo e premio Nobel per la pace Denis Mukwege.
Nel comunicare l’annullamento della missione, il servizio diplomatico dell’UE ha «incoraggiato le autorità di Kinshasa e tutte le parti interessate a proseguire gli sforzi volti a garantire che il popolo congolese possa esercitare pienamente i propri legittimi diritti politici e civili nelle prossime elezioni». Bruxelles ha comunque specificato che «si stanno esplorando altre opzioni con le autorità congolesi, compresa la possibilità di mantenere una missione di esperti per osservare il processo elettorale dalla capitale».
Il portavoce della diplomazia europea Nabila Massrali, citato da Radio France Internationale (RFI), ha spiegato che il nodo centrale della questione sta nel fatto che gli osservatori non sono stati ancora autorizzati a utilizzare «alcune attrezzature essenziali per le telecomunicazioni», come i telefoni satellitari. Questo sarebbe avvenuto nonostante l’impiego di questi strumenti era giù citato in un «accordo amministrativo» firmato fra le parti il mese scorso.
Mossa inattesa
L’annuncio dell’UE stupisce, nonostante i già citati precedenti degli anni scorsi. A colpire il fatto che per prendere il provvedimento i rappresentanti dell’Unione non abbiano neanche atteso l’esito di un incontro con i rappresentanti di Kinshasa che era previsto per ieri. Nella capitale congolese inoltre, segnalano media locali, sarebbero già presenti 42 osservatori di Bruxelles giunti la settimana scorsa.
Sempre nei giorni scorsi infine, la eurodeputata Malin Björk, a capo della missione di osservazione elettorale, si era regolarmente recata nel paese, dove aveva anche incontrato il presidente della Commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) Denis Kadima.
In una conferenza stampa la dirigente aveva reso noto i numeri della missione: in Rd Congo si sarebbero recati per sei settimane fra gli 80 e i 100 osservatori da 24 paesi dell’Unione oltre che da Svizzera, Norvegia e Canada. Altri 12 esperti si sarebbero aggiunti poco prima del voto. La missione avrebbe potuto contare anche sulla presenza di sette eurodeputati.
Il governo congolese, oltre a dirsi rammaricato dalla decisione, ha reso noto di «rimanere disponibile ad accogliere missioni di osservazione che desiderino seguire queste elezioni in conformità» con le sue leggi e i suoi regolamenti.