Uganda: Usa e Ue condannano arresti e torture di oppositori - Nigrizia
Pace e Diritti Uganda
In aumento le violenze sui civili
Uganda: Usa e Ue condannano arresti e torture di oppositori
07 Febbraio 2022
Articolo di Redazione
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Manifesto della Commissione ugandese per i diritti umani esposto una anno fa a Kampala

In Uganda arresti e detenzioni arbitrari e torture su cittadini che manifestano pubblicamente il proprio dissenso nei confronti del regime sono aumentati a partire dalla campagna elettorale per le presidenziali del 14 gennaio 2020 che hanno sancito la riconferma del presidente Yoweri Museveni, al potere dal 1986.

Una stretta su oppositori e attivisti che preoccupa la comunità internazionale, tanto che nei giorni scorsi sia Stati Uniti che Unione europea hanno diffuso comunicati di condanna.

Il 4 febbraio l’ambasciata statunitense a Kampala ha avvertito che il maltrattamento dei civili sta costando la credibilità del governo e minando la stessa Costituzione, che all’articolo 24 decreta: “Nessuno può essere sottoposto ad alcuna forma di tortura, trattamento o punizione crudele, inumano o degradante”.

Elogiando i media per aver riportato le denunce, gli Stati Uniti hanno aggiunto: “Riconosciamo il coraggio delle vittime nel condividere le loro esperienze con il pubblico e dei cittadini preoccupati che chiedono la piena espressione dei loro diritti e tutele costituzionali”.

Detenzioni arbitrarie e torture sono pratiche comuni nel paese, sottolineate anche dalla stessa Commissione ugandese per i diritti umani, e la cui condanna è stata espressa oggi anche dalla delegazione dell’Unione europea in visita nel paese. L’Ue esprime preoccupazione per il persistere delle torture e “per altre violazioni dei diritti umani in Uganda, come l’uso eccessivo della forza da parte della polizia, violazioni della libertà di espressione e dei media, comprese molestie, minacce, detenzioni illegali e violenze contro giornalisti e difensori dei diritti umani”.

A denunciarlo da tempo è anche l’oppositore e musicista Robert Kyagulanyi, alias Bobi Wine – anche lui più volte arrestato e torturato -, che il 6 febbraio sul suo canale Twitter ha pubblicato un video in cui lo scrittore Kakwenza Rukirabashaija mostra evidenti segni di torture su tutto il corpo, inflitte durante la recente detenzione, ordinata, secondo Wine, dal figlio del presidente Yoweri Museveni, il generale Muhoozi Keinerugaba.

 

Il premiato romanziere era stato prelevato dalla sua abitazione il 29 dicembre scorso e detenuto e torturato. Ѐaccusato di “comunicazioni offensive” per alcuni post sui social media in cui criticava Museveni e suo figlio, il generale Muhoozi Kainerugaba. Era stato rilasciato su cauzione il 21 gennaio.

Per lui si è trattato della terza volta nelle mani dei servizi di sicurezza ugandesi. La prima volta è stata nell’aprile 2020 per il suo romanzo, The Greedy Barbarian, (L’avido barbarico) un racconto di fantasia sulla corruzione di alto livello. Fu nuovamente arrestato nel settembre successivo per il suo secondo romanzo, intitolato Banana Republic, che descriveva in dettaglio le torture subite.

Ma le denunce sono ormai all’ordine del giorno. Come quella di Samuel Masereka (del National Unity Platform – Nup), che giorni fa ha raccontato ai giornalisti che durante la detenzione è stato picchiato su tutto il corpo, comprese le parti intime, e che gli interrogatori a volte versavano sul suo corpo acqua bollente.

Violenze che hanno costretto l’oppositrice e accademica Stella Nyanzi a lasciare ancora una volta il paese, temendo per la propria vita. Il 20 gennaio la 45enne è volata con i suoi figli in Germania.

In un post sul suo account Facebook, l’avvocata per i diritti umani ha scritto che ha capito che era ora di fuggire quando Rukirabashaija è stato prelevato dalla sua casa, a fine dicembre. Questa è la seconda volta in quasi due anni che Nyanzi fugge dal paese per persecuzione politica. Nel febbraio 2021 era scappata in autobus nel vicino Kenya.

 

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