
Qui nel campanile di Santa Maria della Sanità sono stato talmente preso da iniziative (appelli, telefonate) a fianco degli ultimi, insieme a padre Arcadio e a Felicetta, laica consacrata, che quasi non mi sono accorto delle giornate di quarantena. Per me è stato anche un momento di preghiera e di riflessione sul libro delle Lamentazioni del profeta Geremia e la Lettera ai Romani di Paolo.
Il 16 di aprile ho fatto un breve giro nel rione Sanità. Ho incontrato un amico che abita in un basso. “Come va?” gli ho chiesto. Tenendo le distanze, ha risposto “ma come vuoi che vada?”. Qui le cose non vanno bene per i poveri. Nel rione almeno il 40% lavora in nero e con il blocco delle attività, ecco che arriva la fame. Per di più la camorra utilizza anche questa crisi per prestare denaro a usura e così la gente si indebita. Certo, la parrocchia si è mossa per far fronte a emergenze alimentari con il supporto di padre Arcadio.
Credo di poter dire che è stata per me una quarantena di lotta per i senza fissa dimora, i rom, i migranti, senza dimenticare i carcerati. Nel rione Sanità, pur non disponendo di grandi mezzi, abbiamo due strutture che accolgono i clochard, La Tenda e La Palma. Daniele Comboni dormiva alla Palma quando partiva dal porto di Napoli per andare in Africa. Questi due luoghi ospitano 200 senza fissa dimora che possono mangiare la sera e dormire; però al mattino la maggior parte torna per strada e questo crea non pochi problemi in tempo di coronavirus.
In un appello, firmato anche dai parroci del rione Sanità, abbiamo chiesto all’amministrazione comunale di aprire subito un altro centro (fuori dal rione) in grado di accogliere almeno una cinquantina di senza fissa dimora, sgravando così La Tenda che avrebbe potuto ospitare qualche decina di clochard per tutto il giorno. Il comune non ha risposto. La Chiesa sì. I gesuiti hanno messo a disposizione la Cappella Cangiani che ora ne ospita una cinquantina.
Come realtà di base attive in ambito sociale, il 25 di marzo abbiamo poi chiesto a prefetto, sindaco e governatore regionale di attivarsi per i senza fissa dimora. Ci siamo confrontati in videoconferenza. Ho detto loro che i clochard, ne abbiamo oltre 2000 a Napoli, possono diventare un problema di salute pubblica e che è necessario muoversi. L’assessora alle politiche sociali del comune ha proposto l’utilizzo della struttura polifunzionale sportiva di Soccavo per trenta clochard, ma a metà aprile non si è ancora visto ancora nulla.
Ci siamo rivolti alle autorità anche per i rom che, non potendo muoversi, fanno letteralmente la fame. Abbiamo fatto pressione perché venisse portato da mangiare nei vari campi. Per il campo di Casoria sono stati molto attivi i ragazzi del Gim (Giovani impegno missionario). E ancora ci siamo spesi per i migranti che lavorano quasi tutti in nero; senza dimenticare, in collaborazione con la Cgil, i migranti in agricoltura nel Casertano, sotto il caporalato. Infine con i cappellani delle carceri abbiamo chiesto al ministro di aprire gli istituti di pena. Poggioreale è strapieno e può diventare una minaccia sanitaria.
Per dedicarci a coloro che nessuno considera, troviamo forza nell’eucaristia. Come piccola comunità, ogni sera celebriamo.
Cappella Cangiani
Da mercoledì 15 aprile, un’ala di Cappella Cangiani, la storica residenza dei padri gesuiti, ha riaperto le porte per offrire un luogo sicuro ai senza fissa dimora che non hanno trovato alloggio nelle strutture d’accoglienza già attive sul territorio. Gli ambienti sono stati preparati dalla Caritas e dalla curia, che con la Compagnia di Gesù hanno avviato “La Chiesa che accoglie”, un progetto finalizzato ad alleviare una piaga sociale, che la pandemia ha aggravato