“Nonostante le sanzioni, la Russia continuerà a lavorare con vigore per la fornitura di grano, cibo, fertilizzanti e altri rifornimenti per l’Africa”. Questo il messaggio lanciato il 24 luglio da Vladimir Putin in un comunicato intitolato Russia e Africa: unire gli sforzi per la pace, il progresso e un futuro di successo.
“Apprezziamo molto e svilupperemo ulteriormente l’intero spettro dei legami economici con l’Africa – con i singoli stati così come le associazioni di integrazione regionale e, naturalmente, con l’Unione Africana”, si legge ancora.
E, dunque, la nuova strategia di Mosca per garantirsi alleanze strategiche nel continente appare ora chiara: usare la crescente necessità di cibo e fertilizzanti di molti paesi come strumento politico per espandere ulteriormente la sua influenza.
E sarà questo uno dei temi centrali del summit Russia-Africa che il 27 e 28 luglio vedrà affluire a San Pietroburgo capi di Stato e di governo della stragrande maggioranza dei paesi africani: 43 su 54.
La rassicurazione contenuta nel messaggio di Putin alla vigilia del vertice arriva dopo il mancato rinnovo da parte di Mosca del Black Sea Grain Initiative, l’accordo mediato dalle Nazioni Unite e dalla Turchia che per oltre un anno, fino al 17 luglio scorso, ha consentito il passaggio di cruciali forniture di grano dall’Ucraìna.
La scelta di Mosca di interrompere l’intesa presenta un triplice vantaggio per il Cremlino: accaparrarsi quote del mercato ucraìno in Africa, aumentare i guadagni – dopo il mancato rinnovo dell’accordo, il prezzo del grano è cresciuto dell’8% -, bypassare le sanzioni commerciali, presentandosi al contempo come “salvifico paese amico”.
Nel suo messaggio Putin fa dunque sapere che la Russia ha la capacità di sostituire le esportazioni di grano ucraìno.
Cosa che peraltro ha già cominciato a fare. In Egitto – primo importatore di grano al mondo – dall’inizio del conflitto l’export di cereali russi è passato dal 50 al 57%. E l’Algeria ne ha ordinato più di 300mila tonnellate.
Il presidente snocciola alcuni dati: 11,5 milioni di tonnellate inviate in Africa nel 2022 e circa 10 milioni di tonnellate consegnate solo nella prima metà del 2023.
Dalla firma del Black Sea Grain Initiative lo scorso anno, l’Ucraìna aveva esportato complessivamente circa 32,8 milioni di tonnellate di mais, grano e altri cereali, oltre la metà dei quali destinati a paesi in via di sviluppo, spesso distribuiti attraverso il Programma alimentare mondiale.
Che ora si vedrà probabilmente costretto a razionare ulteriormente gli aiuti in un contesto sempre più drammatico che vede 783 milioni di persone nel mondo colpite da insicurezza alimentare.
Più di un terzo di queste – 281 milioni – vivono nel continente africano, con situazioni particolarmente gravi in Africa orientale.
Di possibili soluzioni alternative alla dipendenza da forniture estere si sta discutendo in questi giorni a Roma nel secondo vertice delle Nazioni Unite sui sistemi alimentari e a Naivasha, in Kenya, in un summit sugli stessi temi organizzato dall’Ufficio interafricano dell’Unione Africana per le risorse animali (AU-IBAR) e dalla Bill e Melinda Gates Foundation.
L’auspicio è che arrivino presto risposte e azioni concrete. (MT)