Zimbabwe: 40 oppositori arrestati a una settimana dal voto
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Per la Coalizione dei cittadini per il cambiamento campagna elettorale segnata da abusi di polizia e violenze
Zimbabwe: decine di arresti tra gli oppositori a una settimana dal voto
16 Agosto 2023
Articolo di Redazione
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Il leader del CCC, Nelson Chamisa, durante un comizio

Continua in Zimbabwe anche in piena campagna elettorale la repressione di polizia e gli abusi su sostenitori e membri del principale partito di opposizione, la Coalizione dei cittadini per il cambiamento (CCC).

A una settimana esatta dal voto del 23 agosto le forze dell’ordine hanno arrestato 40 membri del partito, accusati di aver bloccato il traffico durante un evento elettorale in un sobborgo sud-occidentale della capitale Harare.

Per la polizia il gruppo “ha partecipato a un corteo in automobile” fermandosi a un semaforo e “bloccando apertamente il traffico”. Gli agenti hanno aggiunto che i sostenitori del CCC “hanno iniziato a intonare slogan di partito e cantare”.

Accuse che appaiono strumentali, a maggior ragione se nel contesto di una campagna elettorale dai toni accesi.

Da mesi il regime del partito-Stato al potere dall’indipendenza, nel 1980, lo ZANU-PF, sta cercando con ogni mezzo e senza esclusione di colpi di assicurarsi la vittoria – la riconferma della maggioranza in parlamento, nelle amministrazioni locali e la rielezione del presidente Emmerson Mnangagwa -.

Tra le misure messe in campo ricordiamo la stretta contro le organizzazioni non governative, l’ammissione unicamente di osservatori considerati “amici”, la negazione del voto all’estero, la mega tassa imposta sulle candidature, fino alla recente legge che prevede la pena di morte per chiunque venga ritenuto colpevole di “danneggiare intenzionalmente la sovranità e l’interesse nazionale”.

E poi i brogli. Quelli contenuti nel rapporto della Commissione sulla delimitazione delle circoscrizioni, tra cui 55 seggi elettorali duplicati, molti codici di seggi inesistenti e altri centinaia posizionati in zone remote, anche fuori dai confini del paese.

Brogli scoperti anche per le votazioni interne allo ZANU-PF per le elezioni dei candidati al parlamento. E poi auto di lusso e denaro consegnati dal presidente a personaggi di spicco del partito.

Il tutto unito, appunto, a una pesante repressione di polizia e giudiziaria nei confronti di oppositori e giornalisti indipendenti.

Quanto basta a rendere palese che il voto del 23 agosto non sarà né libero né equo, ma invece accuratamente pilotato. A denunciarlo, due settimane fa, è stata anche l’organizzazione Human Rights Watch, che ha parato di un “processo elettorale gravemente imperfetto” che non soddisfa gli standard globali di libertà ed equità.

Accusando la polizia di “condotta di parte” e di “intimidazioni e violenze contro l’opposizione”.

A contendersi la presidenza sono 11 candidati ma, come già nel 2018, la sfida è tra Mnangagwa, 80 anni, e il leader del CCC Nelson Chamisa, che di anni ne ha 45.

Al voto si sono registrati circa 6,6 milioni di cittadini, il 70% dei quali ha meno di 35 anni.

Se nessuno otterrà più del 50% dei voti si andrà al ballottaggio tra i primi due, il 2 ottobre.

Nigrizia nel numero di luglio dedica un dossier di 18 pagine alle elezioni in Zimbabwe, passando al setaccio le politiche governative degli ultimi cinque anni, le difficoltà di un’opposizione frammentata, l’iperinflazione che costringe i zimbabweani a rivolgersi al mercato nero delle valute, il sostegno storico di Pechino e Mosca ad Harare.

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