Zimbabwe: attacco di sostenitori del regime contro dei giornalisti
Politica e Società Zimbabwe
Aumenta la violenza politica in vista delle elezioni generali del 2023
Zimbabwe: violento attacco di sostenitori del regime contro dei giornalisti
29 Agosto 2022
Articolo di Redazione
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Il leader del Ccc Nelson Chamisa

Lo Zimbabwe è noto per la violenza politica del regime contro oppositori, giornalisti e attivisti per i diritti umani. Violenza che, come di consueto, sta crescendo in vista delle elezioni, il prossimo anno.

L’episodio più recente, avvenuto il 25 agosto, ha visto protagonisti quattro giornalisti di media locali, aggrediti e feriti da sostenitori del partito-stato, lo Zanu-PF.

I quattro – Chelsea Mashayaombe, del quotidiano online Zimbabwe Daily, Tongai Mwenje, caporedattore del sito web di notizie SportBrief, Toneo Rutsito e Pellagia Mpurwa, della rivista online Technomag -, stavano riprendendo un convoglio di 20 automezzi che bloccavano la strada per impedire al corteo del leader del principale partito di opposizione (Coalizione dei cittadini per il cambiamento – Ccc), Nelson Chamisa, di tenere un comizio nel quartiere degli affari di Chitekete, nella città di Gokwe, nella provincia centrale delle Midlands.

Una decina di sostenitori dello Zanu-Pf lo hanno attaccato i giornalisti con pugni e calci, ordinando loro di cancellare le foto e video, dopo di che si sono impossessati dell’attrezzatura, di due cellulari e della chiave dell’auto di uno dei reporter.

Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj) ha denunciato l’attacco, chiedendo alle autorità di aprire delle indagini penali per individuare i responsabili e chiamarli a rispondere davanti alla giustizia.

Finora, però, nessun arresto è stato effettuato in seguito all’aggressione.

Il governo dello Zimbabwe deve «garantire che la stampa possa riferire liberamente senza timore di attacchi, soprattutto con il paese che terrà le elezioni nazionali l’anno prossimo», ha dichiarato Angela Quintal, Coordinatrice del programma Cpj Africa, a New York.

Il paese ha una lunga storia di violenze, intimidazioni e arresti arbitrari, i cui autori, legati al partito al potere fin dall’indipendenza, nel 1980, sanno di poter contare sulla sostanziale impunità per i loro crimini.

Il 24 maggio scorso l’attivista del Ccc Moreblessing Ali è stato ucciso, tagliato a pezzi e gettato in fondo a un pozzo. per il crimine è stato arrestato il fratello di un leader locale dello Zanu-Pf, Simba Chisango. 

Anche tredici sostenitori dell’opposizione che hanno preso parte alle proteste scoppiate dopo il ritrovamento del corpo, due settimane dopo, sono stati arrestati e sono ancora in carcere.

Così come restano in carcere da più di due mesi due leader del Ccc, Job Sikhala e Godfrey Sithole, arrestati con l’accusa di incitamento alla violenza pubblica per aver indetto una manifestazione.

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