In Africa una crescita economica da reinventare - Nigrizia
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L’analisi del McKinsey Global Institute
In Africa una crescita economica da reinventare
Seppur con diverse velocità e caratteristiche, l’Africa si conferma come il continente con maggiori potenzialità di sviluppo. Ma servono nuove strategie, lungimiranti e condivise, in grado di utilizzare i tanti punti di forza per stimolarne la crescita
03 Luglio 2023
Articolo di Antonella Sinopoli
Tempo di lettura 4 minuti

Entro il 2040 l’Africa ospiterà la più grande popolazione mondiale in età lavorativa. Ma solo un utilizzo e un dispiegamento intelligente di questa forza lavoro in posti altamente produttivi stimolerà la crescita economica del continente.

Nel corso di un decennio sarà il settore dei servizi – che si sono affermati come il principale motore della produzione economica africana – a creare almeno 85 milioni di nuovi posti di lavoro, sufficienti per assorbire la metà dei nuovi ingressi.

E le cose potrebbero andare ancora meglio se questo settore, quello dei servizi, diventasse altamente e senza inciampi produttivo.

È una parte dell’analisi sulla crescita economica in Africa presentata dal McKinsey Global Institute: Reimagining economic growth in Africa: turning diversity into opportunity.

Alcune delle diversità di cui parla il documento hanno a che fare proprio con le differenziazioni delle strutture socio-economiche, ma anche con una popolazione assai più giovane (in molti casi più giovane in assoluto) di altre parti del mondo.

Le opportunità consistono, evidentemente, nell’utilizzare i punti di forza del continente per stimolarne la crescita.

L’agricoltura rimane la spina dorsale di molte economie africane e rappresenta il 49% dell’occupazione totale. Produttività e produzione del settore agricolo sono migliorate costantemente negli ultimi due decenni.

E così – parlando di opportunità – grazie al fatto che sempre più persone escono dall’agricoltura e passano ai servizi, ci si potrebbe concentrare sul modo di aumentare i raccolti e aggiungere valore e qualità alla produzione agricola per soddisfare gli standard dei pari globali.

Ma va anche tenuto a mente che il futuro dell’Africa risiede nelle sue vivaci città. Sebbene nel 2019 il 57% della popolazione vivesse nelle zone rurali, il continente si sta urbanizzando più velocemente di qualsiasi altro luogo del pianeta.

Nel corso dei prossimi due decenni, l’Africa diventerà prevalentemente urbana: più di 500 milioni di persone migreranno verso le sue città. Tutti elementi che fanno capire che occorrono nuove strategie.

Continente a diverse velocità

Secondo gli analisti che hanno lavorato al report, l’economia africana è peggiorata nell’ultimo decennio, eppure metà della sua popolazione vive in paesi che hanno prosperato. E questo fa comprendere che non esiste un’Africa soltanto.

Dal 2010 al 2019 il continente ha subito una decelerazione economica. La crescita del Pil è diminuita del 35% in quel periodo, poi si è aggiunta la pandemia di Covid-19, seguita dalla guerra in Ucraìna.

Eventi su eventi che hanno innescato cambiamenti non solo in Africa, ma nell’economia globale.

Dunque, se l’Africa è entrata nel 21° secolo con una promettente esplosione di crescita economica, persistita per un decennio, è poi tornata al ritmo lento che aveva sperimentato negli anni ’90.

Però, quasi la metà della popolazione africana vive in paesi in cui la crescita del Pil tra il 2010 e il 2019 ha superato il tasso di crescita medio del continente del 4,2% dal 2000.

Paesi che erano in gran parte economie di medie dimensioni che hanno beneficiato di aumenti degli investimenti superiori alla media, delle esportazioni e dell’urbanizzazione e che hanno aumentato la produttività.

E che oggi offrono “modelli preziosi da emulare” afferma il report. Etiopia, Rwanda, Ghana e Tanzania in testa.

L’altra metà della popolazione africana vive invece in paesi che nell’ultimo decennio sono cresciuti più lentamente. Tra questi sono comprese le tre maggiori economie del continente – Egitto, Nigeria e Sudafrica.

Insieme, questi paesi, dal “recente rallentamento” e “crescita lenta”, hanno rappresentato quasi il 75% del Pil del continente nel 2019. Aumentare la loro produttività è fondamentale per ripristinare la vitalità economica dell’Africa.

Rafforzare i commerci intra-africani

Ma un elemento di debolezza rimane la struttura dell’economia interna. L’Africa commercia molto di più con le economie al di fuori del continente che all’interno.

Solo il 10% delle sue importazioni e il 17% delle sue esportazioni sono intraregionali. Ecco perché è così importante implementare l’AfCFTA – il trattato di libero commercio – migliorare logistica, trasporti, strade, infrastrutture, ridurre i ritardi alle frontiere.

Fondamentale è che l’Africa espanda il settore industriale e quello delle medie e grandi aziende. E magari che a farlo non siano solo e sempre investitori stranieri (o peggio multinazionali) ma uomini d’affari africani con competenze, idee e capitale.

E che non vengano ostacolati ma sollecitati e sostenuti dai loro governi.

In Africa oggi, almeno 345 aziende hanno un fatturato annuo di 1 miliardo di dollari o più. Collettivamente, producono ricavi per oltre 1 trilione di dollari.

Si stima che le grandi aziende potrebbero aumentare collettivamente i loro ricavi di oltre 550 miliardi di dollari entro il 2030 con strategie ambiziose per accedere a nuovi mercati, rafforzare la produttività, aumentare l’efficienza operativa e svolgere un ruolo nella società.

Una crescita che può aiutare a spostare un miliardo di africani attraverso la linea dell’empowerment, definita come avere a disposizione i mezzi necessari per raggiungere l’autosufficienza nei bisogni di base: nutrizione, energia, alloggio, assistenza sanitaria, istruzione e altre essenziali necessità.

Aiuterebbe, inoltre, ad ampliare notevolmente i redditi e quindi la classe dei consumatori.

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