Camerun: il conflitto trasformato in una "economia di guerra”
Armi, Conflitti e Terrorismo Camerun
La Conferenza episcopale denuncia l’aumento di sequestri per estorsione
Camerun: il conflitto trasformato in una “economia di guerra”
07 Ottobre 2022
Articolo di Redazione
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Sfollati in fuga dalla guerra a Douala. (Credit: Pubblico dominio tramite CNA)

«La Chiesa in questo momento, e posso dirlo senza nessuna paura, è l’unica forza morale capace di aiutare a risolvere il conflitto armato nel nord-ovest e nel sud-ovest del paese», ha dichiarato ad un canale televisivo qualche giorno fa padre Humphrey Tatah Mbuy, portavoce della Conferenza episcopale camerunese e direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali.

Dal 2016, nel nord-ovest e nel sud-ovest del Camerun, regioni anglofone del paese, è in atto una rivolta contro il governo, sfociata l’anno dopo in un conflitto tra gruppi separatisti ed esercito, con un bilancio di oltre 6mila morti civili e oltre 700mila sfollati.

Padre Mbuy ha denunciato il fatto che il conflitto si è ormai trasformato soprattutto in una questione di soldi. Si sono andati susseguendo, infatti, decine di rapimenti di persone, liberate solo dietro pagamento di un riscatto. Tra loro, il 19 settembre scorso, anche cinque sacerdoti, una suora e tre laici, prelevati nell’assalto ad una chiesa nel villaggio di Nchang. 

Il conflitto, scaturito dalla iniziale repressione delle rivendicazioni di insegnanti e avvocati di lingua inglese e da attivisti che aspirano alla separazione dal governo, dominato da sempre dalla maggioranza francofona, si è trasformato – secondo padre Mbuy – in una vera e propria ‘economia di guerra’.

In essa sono coinvolti non solo i separatisti anglofoni – denuncia il sacerdote -, ma anche militari e funzionai governativi. Ci sono infatti segnalazioni di soldati che arrestano persone per poi rilasciarle dietro pagamento di tangenti; mentre per i separatisti i sequestri sono fonte di raccolta di fondi per proseguire la propria lotta.

Padre Mbuy esprime infine la sua amarezza per il fatto che, proprio a motivo dell’opera di pacificazione portata avanti dalla Chiesa e nonostante insista nel dichiarare la propria neutralità, sacerdoti, religiosi e leader ecclesiali sono presi di mira da entrambe le parti in conflitto, accusati di stare dalla parte del nemico.

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