Egitto: elezioni presidenziali anticipate a dicembre - Nigrizia
Egitto Politica e Società
Al-Sisi verso un terzo mandato di sei anni
Egitto: elezioni presidenziali anticipate a dicembre
26 Settembre 2023
Articolo di Redazione
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Abdel Fattah al-Sisi

Le elezioni presidenziali in Egitto erano previste nella primavera del prossimo anno. Invece ieri il presidente dell’Autorità elettorale nazionale (NEA) ha annunciato che si terranno dal 10 al 12 dicembre prossimo.

Il voto nel paese sarà preceduto da quello della diaspora, dall’1 al 3 dicembre. Nell’improbabile caso in cui nessun candidato ottenga più del 50% dei consensi è previsto un ballottaggio dall’8 al 10 gennaio.

Il presidente della NEA non ha fornito spiegazioni sui motivi della decisione di anticipare di mesi le elezioni.

A pesare potrebbe essere il timore di sollevamenti popolari dovuti alla disastrosa situazione economica, con la valuta egiziana che ha perso metà del suo valore da marzo 2022 e l’inflazione che ha raggiunto il massimo storico del 39,7% in agosto.

Nonostante debba ancora formalizzare la sua candidatura, il presidente Abdel Fattah al-Sisi si prevede che ottenga un terzo mandato che lo manterrà alla guida del paese fino al 2030.

Pochi i candidati che lo sfidano. Solo quattro finora sono ufficialmente scesi in campo. Il più rilevante è l’ex parlamentare di opposizione Ahmed al-Tantawi, che da mesi accusa le forze di sicurezza di molestie nei confronti del personale che si occupa della sua campagna elettorale e dell’arresto arbitrario di alcuni suoi famigliari.

Gli altri sono Abdel-Sanad Yamama, capo del Wafd, uno dei partiti più antichi del paese, Gameela Ismail, leader del partito liberale Dostour, e Farid Zahran che guida il Partito socialdemocratico egiziano.

Dopo aver rovesciato il suo predecessore Mohamed Morsi il 3 luglio 2013, al-Sisi è stato eletto nel 2014 e riconfermato nel 2018 per un secondo mandato quadriennale. In entrambi i casi con il 97% dei voti.

Un referendum farsa, l’anno seguente, ha approvato emendamenti alla Costituzione che hanno aggiunto due anni al suo secondo mandato, permettendogli di candidarsi per altri sei anni.

A dir poco imbarazzanti le elezioni del 2018, quando all’ultimo momento si era fatto avanti un unico candidato, un politico poco conosciuto ex sostenitore del rais, dopo che a tutti i seri oppositori era stato impedito di candidarsi grazie ad un feroce giro di vite, fatto di picchiaggi, arresti arbitrari e intimidazioni.

D’altronde, in questi 10 anni il regime militare egiziano si è caratterizzato proprio per la brutale e capillare repressione di ogni forma di dissenso.

Migliaia di critici del governo sono stati messi a tacere o incarcerati, non solo gli islamisti che sostenevano Morsi, ma anche molti importanti attivisti laici, giornalisti, blogger e attivisti della cosiddetta società civile, compresi coloro che parteciparono alla rivolta popolare che nel 2011 rovesciò l’autocrate di lunga data Hosni Mubarak.

Decine di migliaia le persone incarcerate dal 2013, spesso senza processi equi. Centinaia le condanne a morte eseguite. Molti altri sono stati invece sequestrati e torturati a morte, come accaduto al giovane ricercatore italiano Giulio Regeni, il cui assassinio attende tutt’ora giustizia.

 

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