Costa d’Avorio: Gbagbo si candida alle presidenziali del 2025 - Nigrizia
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Nonostante sia formalmente ineleggibile, nonostante l’età (78 anni), nonostante il suo partito stenti a riprendere quota, Gbagbo punta di nuovo alle presidenziali
Costa d’Avorio: Gbagbo si candida alle presidenziali del 2025
11 Marzo 2024
Articolo di Roberto Valussi
Tempo di lettura 3 minuti
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Laurent Gbagbo ci riprova. Ieri ha accettato di essere il candidato alle elezioni presidenziali del 2025 del PPA-CI (Partito dei popoli africani – Costa d’Avorio).  Scelta prevedibile per un partito da lui fondato, ma dall’esito non scontato. Non ci si riferisce qui alle sue chances di vincere le elezioni, ma alla stessa possibilità di partecipare. 

Al momento, Gbagbo è ancora fuori dalle liste elettorali, a causa della condanna del 2018 a 20 anni di reclusione per il furto alla Banca centrale degli stati dell’Africa occidentale (Bceao) che ha sede ad Abidjan, la capitale economica ivoriana.Condanna per cui, nel 2022, il Presidente della Repubblica Alassane Ouattara lo ha graziato, ma non amnistiato. Una differenza giuridica sottile tra le due misure, ma con grandi implicazioni politiche. La grazia annulla la pena da scontare; tuttavia non cancella il reato e preclude la candidabilità ad elezioni. Per quello, ci vuole l’amnistia.

È stato sulla base di questo compromesso giuridico, che Ouattara ha permesso al suo storico rivale (nonché alleato in alcune occasioni) di rientrare in Costa d’Avorio nel 2021. Un evento vissuto dai suoi sostenitori come il ritorno del martire vendicato. Gbagbo era rientrato dopo 10 anni di detenzione all’Aia, dove sedeva come imputato nel processo per crimini contro l’umanità, per i fatti sanguinosi della crisi post-elettorale del 2010-11. All’epoca, il suo rifiuto di riconoscere la vittoria di Ouattara alle elezioni presidenziali del 2010 era degenerato in uno scontro militare. Persa la guerra sul terreno, ha visto il suo rivale prendere il potere (che conserva da allora), per poi essere spedito all’Aia. 

 Il verdetto di assoluzione del 2019 ha aperto a Gbagbo la strada al ritorno in patria. Unico ostacolo rimanente: quella condanna a 20 anni di prigione presa in contumacia. Ma dopo l’assoluzione dell’Aia, non era politicamente sostenibile né tentare di applicare una pena nazionale – tacciata di sentenza politicizzata dai pro-Gbagbo – né costringerlo a restare all’estero. Da lì la decisione della grazia. 

Non è un problema nuovo per lui. Lo stesso motivo gli ha già impedito di candidarsi alle elezioni regionali e municipali del 2023. Elezioni che si erano concluse con una débacle, confermando le analisi di chi lo vedeva assai appannato nella sua capacità di mobilitazione elettorale.  Rilanciare la candidatura alla presidenziali del 2025 appare come un gesto di sfida del PPA-CI alle autorità governative. E certamente anche di ultimo tentativo di rivalsa contro Ouattara. 

Se riuscirà nell’impresa (di perlomeno candidarsi), dipenderà molto dagli equilibri politici del paese, in cui tre uomini hanno dominato la scena dagli anni ‘90 in poi, a capo di tre partiti: l’Fpi di Gbagbo (che ha poi creato il Ppa-ci al suo rientro in patria); l’Rdhp di Alassane Ouattara e il Pdci di Henri Konan Bédié. 

La biologia si è incaricata di avviare il ricambio al vertice che i tre leader sembrano incapaci di realizzare. Bédié è morto l’anno scorso, a 89 anni. A prendere le redini del partito è stato il finanziere franco-ivoriano Tidjane Thiam, che gioca al contempo la carta di outsider (è stato via dalla Costa d’Avorio per circa 20 anni) e di membro dell’establishment (è stato Ministro in giovane età ed è un nipote del padre della patria ivoriana, Felix Houphouet Boigny). 

Perciò, facendo la conta: Thiam non si è ancora candidato alle elezioni, ma è scontato che lo faccia; Gbagbo lo ha appena annunciato. Rimane da capire le intenzioni dell’82enne Alassane Ouattara. 

Tanti fattori (non solo l’età) porterebbero a pensare che non sarà lui a candidarsi. Ma in Costa d’Avorio, le logiche della gerontocrazia hanno già mostrato una sorprendente capacità di prevalere.

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